『 Saranghae, Park Jimin 』

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Una debole melodia mi raggiunse in stanza da letto, s'infilò sotto il groviglio di coperte per poi entrare dolcemente all'interno delle mie orecchie; le note si posarono sul cuore con delicatezza, cominciarono ad accarezzarmelo mentre aprivo lenta...

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Una debole melodia mi raggiunse in stanza da letto, s'infilò sotto il groviglio di coperte per poi entrare dolcemente all'interno delle mie orecchie; le note si posarono sul cuore con delicatezza, cominciarono ad accarezzarmelo mentre aprivo lentamente le palpebre. Mi misi seduto ancora mezzo addormentato, il buio mi avvolgeva completamente nonostante avessimo lasciato le tapparelle su quindi doveva essere ancora notte; la sveglia, che segnava le tre e mezza di notte, confermò il mio ragionamento.

Sbadigliando lievemente, mi chiesi, dove fosse finito il mio ragazzo: di solito Yoongi era un dormiglione di prima categoria, adorava crogiolarsi nel letto fino a tardi mentre gli urlavo di alzarsi perché avremmo fatto tardi al lavoro. Ho perso il contro di quante volte abbiamo ritardato, anche di un'ora, per via della sua passione per il dormire. Era, quindi, parecchio strano che avesse deciso di sospendere il sonno per mettersi a suonare; lui amava il pianoforte, fin da quando lo conoscevo, avevo capito subito che era forse il suo tesoro più prezioso, ma non era mai capitato che lo usasse di notte inoltrata.

La mia incredibile curiosità anche stavolta vinse, in pochi secondi cancellò da me ogni traccia di sonno e mi obbligò ad alzarmi dal letto; il pavimento gelido a contatto con i miei piedi nudi mi provocò dei lievi brividi, ma mi misi velocemente delle calze prese a casaccio e uscii in corridoio. L'oscurità non dominava più come in camera: una striscia di luce filtrava, accompagnata dal motivo del mio risveglio, dallo spioncino di una porta in fondo al corridoio. Senza indugi, ma silenziosamente per non disturbarlo, mi diressi verso di essa e la socchiusi lievemente.

I suoi occhi scuri seguivano le dita affusolate sui tasti, quest'ultime sembravano accarezzare lo strumento come se fosse la testa di un neonato; il colore dei capelli arruffati si perdeva nel bianco che dominava in quella stanza illuminata, l'unica in tutta la casa ad non essere immersa nelle tenebre. Risaltavano armoniosamente sulla carnagione pallida le sue labbra rosee, osservandole incantato notai che mormoravano con un tono inudibile le note dei passaggi più difficili. Assomigliava a un angelo. A questo pensiero mi morsi leggermente il labbro, dentro di me cominciava a nascere il desiderio di partecipare a quel momento meraviglioso che si stava svolgendo dentro la stanza.

Il suo sguardo, alzandosi senza fretta dalla tastiera, incrociò il mio appena cominciai a cantare; in meno di pochi secondi adattò i nostri ritmi, era piuttosto facile per lui poiché moltissime volte ci siamo ritrovati in questa situazione. Avanzai piano verso di lui che non mi toglieva gli occhi di dosso, seguiva tutti i miei piccoli movimenti mentre cominciavo ad accennare qualche passo di danza. Tutto il mio corpo seguiva la melodia come se facesse parte di me, sorrisi volteggiando con grazia accanto allo strumento; chiusi gli occhi, mi lasciai guidare dalle sue note senza timore.

La voce di Yoongi ben presto si unì alla mia per formarne una sola, aprii gli occhi per guardarlo; i nostri sguardi erano legati fra loro attraverso una catena invisibile, nonostante mi stavo muovendo per la stanza, non si spezzò nemmeno un istante. I miei piedi sembravano che fossero le sue dita che si muovevano agilmente sulla tastiera, mi sentivo totalmente parte di lui. Questa sensazione mi riscaldò ovunque, accese una fiamma all'interno del mio cuore; non sentivo né il sonno né la fatica, ero completamente immerso in quella dolce melodia. Essa parlava di noi in tutte le sue note; rividi il nostro primo incontro in aula di musica quando per sbaglio mi ero messo ad ascoltarlo mentre suonava, mi ricordo che in quel momento il mio cuore si era infuocato come ora; provai ancora le sensazione di stringere il suo corpo inerme fra le mie braccia, quella volta mi ero preso un infarto quando era svenuto davanti a me in discoteca; riassaggiai attraverso i ricordi le sue labbra bagnate durante il nostro primo bacio; dei brividi mi attraversarono appena risentii le sue mani sulla mia schiena mentre mi trascinava sul letto.

Senza accorgermene le lacrime mi scesero lungo le guance; continuai a muovermi interrottamente finché mi accomodai accanto a lui, su delle note appartenenti alla stessa canzone che stava suonando durante il nostro primo incontro; esse sapevano d'inizio, ma anche di speranza per il nostro futuro. Appoggiai leggermente i polpastrelli sulla tastiera per suonare assieme a lui che, facendomi battere forte il cuore, sorrise gioiosamente; le nostre dita si rincorrevano, sfiorandosi piacevolmente più di quanto fosse necessario, sui tasti bianchi e neri. Finimmo di suonare nello stesso momento, alzammo le mani dallo strumento in sintonia come un'unica persona.

Le sue dita finirono sulla mia guancia più lontana in modo da farmi girare la testa, mi tuffai all'interno delle sue iridi, affogando in quel mare famigliare e rassicurante; mi accarezzava come se fossi fatto di cristallo finissimo provocandomi un'emozione senza descrizione. Senza smettere di sfiorarmi mi avvicinò a lui per poi, lentamente come se avesse paura di interrompere la magia, mi fece sedere sulle sue gambe; le mie le intrecciai attorno alla sua vita mentre si alzava leggermente tenendomi in braccio, mi lasciò appoggiare con il sedere sul pianoforte. Dischiuse leggermente le labbra, le sue dita ora asciugavano le lacrime rimanenti di prima; rimasi in silenzio per tutto il tempo, aspettavo pazientemente il momento in cui il nostro amore sarebbe arrivato al picco.

- Jiminie - sussurrò dolcemente, i brividi mi scossero ancora il corpo mentre ripeteva il mio nome avvicinando la bocca alle mie orecchie; morsi il labbro quando, provocandomi dei piccoli gemiti di piacere, cominciò a lasciarmi dei baci leggeri sul collo, la sensazione poteva essere associata a essere toccati da ali di farfalla. Mi sembrava di poter toccare il cielo con un dito, ed era la verità: con lui al mio fianco avevo superato ostacoli altissimi, come per esempio la morte dei miei genitori, ed ero certo che avremmo continuato su questa strada con la determinazione di raggiungere i nostri sogni. Insieme.

I suoi baci percorressero lentamente, lasciandosi dietro una scia di gemiti, tutto il collo fino a raggiungere la mascella e lì si fermarono; i nostri sguardi s'incatenarono ancora una volta, e ancora mi lasciai avvolge dalle acque scure dei suoi occhi come se fossero una coperta. Le nostre labbra si sfiorarono dolcemente per alcuni secondi poi, mentre lui mi avvolse con le braccia per stringermi a sé, si scontrarono con un debole schiocco; m'immersi totalmente nelle emozioni che nacquero da quel gesto, divenuto ormai per noi la quotidianità senza però perdere il suo significato. Baciare Yoongi era come se, prima di far scontrare le nostre bocche, avessi vissuto nell'oscurità più profonda; rinacqui fra le sue braccia, il suo profumo mi circondava mentre le sue mani esploravano piano la mia chioma bionda.

Ci staccammo dopo appena pochi secondi che a me sembravano secoli. Ripresi a respirare normalmente anche se ansimavo leggermente, lui mi guardava con uno sguardo così intenso che mi fece arrossare lievemente le gote. Sorridemmo entrambi leggermente, nelle sue iridi c'era solamente affetto e amore mentre mi guardava; ero consapevole che anche i miei occhi esprimevano quelle emozioni.

Appoggiai la testa sulla sua spalla, gli strinsi una mano e chiusi gli occhi. Ero in pace con me stesso, il calore che emanava mi ricordava il fuoco che lasciavamo sempre accesso d'inverno. Stretto a lui, in quella stanza piena di bellissimi ricordi e memore di altre situazioni simili, era tutto ciò che riusciva a darmi gioia, anche se stavo precipitando nel vuoto. Il suo sussurro, che nascondeva una frase dal significato puro e profondo, mi raggiunse provocandomi un sorriso.
- Saranghae, Park Jimin -

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