L'amore ha il tuo nome. Capitolo 70

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Due giorni dopo.

Alex.

Convoco la mia assistente nel mio ufficio e chiudo la porta. <<Siediti. Dobbiamo parlare>> le dico indicandole la poltrona e cercando di smorzare la furia che mi monta dentro. Ho deciso di affrontare questa situazione in modo diretto. Mi accomodo nella mia poltrona e la fisso, la sua aria altezzosa non è cambiata di una virgola. <<Di cosa vuole discutere signore?>> <<Di noi due. Di quello che è accaduto>> le dico tenendo lo sguardo fisso nei suoi occhi. Lei si alza <<io sono solo la sua assistente se ha domande da farmi riguardo al lavoro che svolgo sarò lieta di soddisfarla ma in caso contrario non abbiamo nulla da discutere signor Bilmar>>. Nulla da discutere? La furia esplode e alzandomi batto un pugno sulla scrivania dicendo <<tu non uscirai da questa stanza finché non mi darai delle spiegazioni>> <<non è accaduto nulla perciò non esiste nessun noi due. Le consiglio di darsi una calmata signore>> e se ne va a testa alta.

Non la inseguo perché altrimenti la uccido ed io ho giurato a mio padre che avrei tenuto a bada il mio istinto, ma con lei non mi arrendo.

Il giorno successivo l'iceberg si comporta come niente fosse accaduto tenendo il suo solito atteggiamento distaccato e freddo come il ghiaccio. La attendo poggiato alla sua auto a fine orario di lavoro, quando arriva la mia presenza non la turba per nulla, prende le chiavi dell'auto dalla borsa e mi raggiunge <<le serve un passaggio signore?>> <<No! Voglio solo parlare di noi due>> <<ancora con questa storia che onestamente non capisco. Lei la deve smettere, altrimenti mi vedrò costretta a denunciarla per molestie>>. Denunciarmi! Mi viene da ridere e mi sposto per farla entrare in auto. Bene! Fingi pure di non ricordare giochiamo a questo gioco ma ti assicuro che vincerò io iceberg.

Dopo la fine di un'estenuante riunione dove lei presenzia prendendo appunti arriva l'ora di pranzo e vado alla mensa dell'azienda. La trovo seduta sola a un tavolo assorta nei suoi pensieri. Proviamo con la gentilezza. Prendo due succhi di frutta e vado da lei. Poggio i bicchieri sul tavolo e mi siedo. <<Ho pensato che l'avresti gradito e magari ti va anche di parlare con me>> le dico avvicinandole un bicchiere di liquido giallo. Lei non si degna nemmeno di lanciargli uno sguardo è concentrata su di me <<signor Bilmar io davvero non capisco, lei forse non si rende conto che mi sta perseguitando. Potrei aggiungere questa aggravante alla denuncia>> <<perché pensi questo, io mi sono solo seduto all'unico posto libero alla mensa della mia azienda. E quello che non capisco sono io, insisti che ti sto molestando ma in realtà quello ad averlo fatto sei stata te. Tu mi hai invitato alla Casupola. Tu hai detto di voler fare sesso, tu hai dettato le condizioni e ti ricordo cosa ancora più grave sei stata tu a tirarmelo dai pantaloni e a masturbarmi poi ti sei tolta le mutandine e me le hai lanciate sulla faccia. Quale giudice credi darebbe ragione a te sulle molestie? Adesso la mia domanda è perché hai scelto proprio me per perdere la verginità. Credo sia lecito saperlo>>. Mi fulmina con lo sguardo poi scatta in piedi <<lei farnetica. Porco>> e si avvia all'uscita. E no! Non mi scappi. La seguo e la fermo afferrandole un polso. Lei si volta di scatto <<sta dando spettacolo. Mi lasci immediatamente, questo comportamento da parte sua non è opportuno>> <<hai dimenticato la borsa>> le dico porgendogliela. Lei tira il polso dalla mia presa mentre le domando <<perché Dalila>> <<io non so di cosa stia parlando e onestamente i suoi racconti sessuali non m'interessano. Vada ad importunare un altra donna>>. Col cavolo! Seguo la linea di consigli di mio padre e non mollo. Cammino stando al suo fianco, poi prendiamo l'ascensore. La folla la spinge a indietreggiare finché la sua schiena non mi trova come ostacolo. Restiamo immobili. Il suo odore mi pervade le narici, profuma di agrumi e cannella. La gola inizia a bruciarmi per la sete del suo sangue e il cuore mi batte forte. La desidero e mi chiedo come sia possibile che lei continui a mentire e a resistermi. Eric mi aveva avvisato che sarebbe potuto accadere ma mi ha anche rassicurato dicendomi <<lei ti ha scelto e tu l'hai marchiata con il tuo seme. Sei dentro di lei, vedrai che l'alchimia scoppierà devi solo starle il più tempo possibile vicino>>. Iceberg sento il calore che emani, il freddo è solo nella tua testa, un posto che mi piacerebbe esplorare, conoscere ogni tuo pensiero, ogni tuo desiderio e questo mi eccita, possibile che io sono ridotto in questo stato mentre tu ti ostini ad ignorarmi.

Un mese e sono solo riuscito a scalfire una scheggia all'iceberg. Ho cercato ogni possibile scusa anche le più banali per trattenerla in mia presenza e quella donna mi ha mandato per l'intero mese a passeggiare per gli inferi tranne per alcuni momenti in cui ridevo alle sue spalle quando era tentata di spedirmi a quel paese, trattenendosi poi solo grazie alla sua professionalità. Purtroppo il verbo aspettare non rientra proprio nel mio vocabolario, ci ho provato con Emily in passato attendendo che si innamorasse perdutamente di me, ma le cose non sono andate nel verso giusto, con lei dovevo stendere la mano e prendere tutto ciò che desideravo, come ho sempre fatto. Adesso con Dalila, le cose sono diverse, lei mi è destinata e quindi o con la gentilezza o con la violenza la farò mia. Il problema è che sono troppo vicino ad agire con la violenza. Ho uno scenario fisso nel cervello: braccarla, perforarle una vena sul collo, saziarmi del suo sangue sino a ridurla ad un passo dalla morte e poi legarla a me per l'eternità usando l'asservimento. L'eternità con lei! Dirle che sono un Vampiro! Mi vengono i sudori freddi a pensarci.

Dalila.

Dittatore. Prepotente. Dispotico. Arrogante. Mostro. Offese troppo educate, non rendono l'idea di chi ho di fronte. Grandissimo stronzo figlio di puttana! Ecco per chi lavoro negli ultimi tempi. Mi sta rendendo la vita davvero impossibile, Ha messo in discussione la mia professionalità e la mia preparazione, nulla di ciò che faccio gli sta bene: i contratti e i documenti sono costretta a rivederli e a riscriverli sotto la sua supervisione costringendomi a passare giornate intere nel suo ufficio, ma non gli basta, trova sempre dei cavilli anche inesistenti per ricominciare il lavoro daccapo, fino a notte tarda per poi ricominciare il mattino dopo. E oggi ha preteso, senza darmi nemmeno il tempo di prendere le mie cose, con quella costante aria infuriata a seguirlo in trasferta sostenendo che avesse assoluto bisogno della mia assistenza. Dalla rabbia gli spaccherei la faccia. E per giunta il volo non promette bene, incappiamo in continue perturbazioni! <<Cosa c'è signorina ha paura di qualche vuoto d'aria o di morire?>> mi domanda con tono ironico e provocatorio il mostro che ho seduto di fronte nel suo jet privato. <<Io non ho paura di nulla, nemmeno della morte>> gli rispondo convinta e con lo stomaco sotto sopra. Tanto se si schiantasse questo gioiello di tecnologia, morirei d'infarto durante la caduta. Ne sono certa! <<Davvero signorina Letta? Eppure io sono sicuro che ci sia qualcosa che le metterebbe paura>> <<ne dubito signore>> rispondo mentre il jet punta pericolosamente verso il basso facendo battere i miei denti per i forti scossoni. Ecco ci siamo! Adesso si schianta. Poi ritrova stabilità. <<Quindi se le dicessi che in questo momento sta viaggiando e lavora per un Vampiro, lei continuerebbe a non aver paura? Su via! Mi dica cosa pensa di questa rivelazione>> mi provoca con un mezzo sorriso divertito. Vuole conversare proprio ora e sui Vampiri? Si crede davvero un Vampiro? Mi crede proprio stupida? Lo sguardo da predatore che ha fisso su di me la dice lunga, sta assumendo l'atteggiamento da capo stronzo e per esperienza so che non mi darà tregua finché non gli risponderò. E questo non è proprio il momento per poter sopportare le sue pressioni. Traggo un respiro per calmare i miei nervi, anche se non serve a nulla, e gli dico <<supponendo che lei sia un Vampiro, dovrei essere da tempo prosciugata del mio sangue per soddisfare la sua sete>> <<questo è vero, ma avrei potuto non farlo sino ad ora per benevolenza. Ora potrei aver cambiato idea e attaccarla e mi creda, lei urlerebbe di terrore. Tutti gli umani reagiscono allo stesso modo e lei non sarebbe un'eccezione>> mi provoca ancora con quegli occhi famelici, intensi. Pari ad un felino che non distoglie l'attenzione dalla sua preda. Se pensa di potermi intimorire con questo atteggiamento e questo stupido discorso si sbaglia e se crede di potermi sfidare incutendomi il seme della paura, non ha capito proprio con chi sta parlando. Io davvero non ho paura di nulla e sfido la vita ogni giorno perciò bello beccati questa, batto un dito sulla vena del mio collo dicendogli <<lo faccia, prenda il mio sangue proprio in questo punto>> <<siamo legati alle poltrone, non arrivo fino al suo collo, allunghi il braccio>> mi sfida ancora. Per educazione, mi trattengo dal fare una plateale alzata di occhi al cielo e gli porgo il braccio. Lui mi tiene con il dorso nel suo palmo dicendomi <<adesso chiudi gli occhi>>. Una frase scontata! Se prova a prendersi delle libertà gli mollo un calcio sulla faccia ma il jet in questo momento mira nuovamente verso il basso in perfetta caduta libera e il mio cuore impazzisce, mentre lo stomaco bussa per essere vomitato. <<Andrà tutto bene. Tra poco sarà tutto finito>> mi dice con un tono ammaliante mentre con il suo pollice mi massaggia la vena sul polso. Mi ha distratto con le chiacchiere perché sapeva che non saremmo mai arrivati a destinazione. Santa Madre! Stiamo precipitando. Abbasso le palpebre. Voglio sfracellarmi al suolo con gli occhi chiusi.       

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