Smile

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Le dita scorrevano sulla carta giallognola consapevoli dell'inchiostro nero che a ogni movimento prendeva ancora più il controllo del foglio.


La figura urlava in silenzio, muta.

Le sue mani erano completamente sporche d'inchiostro, il quale si stava espandendo anche sopra la felpa verde senza cappuccio della figura, ma questa non sembrava minimamente interessata a quello.

Erano da poco passate le sei di quello che si era dimostrato uno dei pomeriggi più assolati della stagione e lei era rimasta chiusa dentro quella stanza dalle prime luci dell'alba come era solita fare da diverse settimane.

L'inchiostro, per quanto scuro, non copriva le piccole ustioni che si era fatta in precedenza provando a mettersi ai fornelli per poi rendersi conto che "cucinare" non sarebbe mai rientrato nelle sue competenze.

Neanche alla lontana.

La testa china sulla scrivania di legno di ciliegio mentre gli ultimi raggi di sole illuminavano quello che rimaneva libero in quel piccolo buco di stanza.

Intorno a lei si stagliavano alte e minacciose pile di libri antichi alle quali sarebbe bastato un soffio di vento per cadere a terra.

Anche questi però non si muovevano.

Ogni secondo sembrava allontanarsi sempre più fino a finire in bilico su se stesso per poi tornare al proprio posto e riprendere quel giro infinito e insensato.

Anche Nanami si comportava alla stessa maniera.

Si svegliava al mattino.

Veniva nel piccolo ripostiglio della sua vecchia scuola media alle prime luci dell'alba.

Passava lì la sua giornata da ormai quasi due mesi.

Verso le otto di sera faceva ritorno a casa.

Solamente all'ora andava a dormire.

E i giorni successivi il nastro si riavvolgeva.

Sveglia.

Uscita.

Giornata passata chiusa dentro al ripostiglio.

Uscita.

Sveglia.

Uscita.

Giornata passata chiusa dentro al ripostiglio.

Uscita.

Sveglia.

Uscita.

Giornata passata chiusa dentro al ripostiglio.

Uscita

Ritorno a casa

Letto .....

Andava sempre avanti così.

Dentro quella stanza Nanami leggeva.

Disegnava, dava vita alle sue parole.

Di tanto in tanto scriveva dando così anche un nome a quello che provava.

Ogni colore corrispondeva a qualcosa, a uno stato d'animo, una sensazione. un sentimento.

La maggior parte delle volte questi erano ricordi.

Belli e brutti.

Coscienti e incoscienti.

Erano ricordi.

Dolci e amari.

Chiari e confusi.

Erano soprattutto ricordi.

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