La streghetta Pantina

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Un giorno di primavera la fatina dei colori vide nel grande prato fiorito, a nord della magica foresta di DeDé, una streghetta tutta sola che danzava.
"Ciao streghetta, cosa fai tutta sola?"
Smise di ballare e la fatina si accorse di quanto fosse triste il viso della piccina.
"Vengo qui quasi tutti i giorni. Ti ho disturbata?"
"No, figurati. Anzi, mi hai fatto venir voglia di ballare."
Le fue iniziarono a giocare insieme, divertendosi sino alla fine del pomeriggio.
La streghetta era tornata allegra e salutò la nuova amica.
"Ci vedremo domani fatina?"
"Sì, verrò ancora da te."
Il giorno dopo la fatina tornò, ma la piccolina non c'era.
"Non sarà potuta venire. Domani tornerò."
Ma anche le volte seguenti la streghetta non si presentò.
"Mi sembra strano che non sia più venuta."
La fatina era molto preoccupata e decise di cercare quella streghetta triste.
Iniziò facendo domande ad alcune farfalle che volavano su dei fiori lì vicino.
"Conoscete quella streghetta tanto infelice che viene a giocare sempre qui?"
Le farfalle risposero subito in coro.
"È Pantina."
"Che bello, la conoscete!"
"Ceeerto! E' la streghetta più dolce della terra."
La fata era davvero contenta e osò ancora di più nella sua indagine.
"Dove la posso trovare?"
Le farfalle si misero a abita sulla grande quercia in cima alla collina con le sue zie."
"Conosco quella collina" pensò la fatina dei colori e ci andò subito.
Quando arrivò, notò la grande quercia e qualcosa che vi si moveva in cima.
"Non mi sembra né una grossa foglia, né un ramo pericolante."
Volò in alto e vide che si trattava di un'altalena di corda su cui si cullava la streghetta.
"Ciao Pantina!"
La piccola sorrise contenta.
"Fatina! Cosa ci fai tu qui?"
"Sono venuta apposta per cercarti."
Le due si abbracciarono.
"Come mai non sei più venuta nel prato fiorito?"
La streghetta tirò fuori un sacchetto, preso un po' di polvere da dentro e ci soffiò sopra in direzione di una nuvoletta più bassa delle altre.
"Vieni qui nuvola!"
Pantina ci salì sopra e invitò l'amica, poi quando furono un po' distanti la piccola strega iniziò il suo racconto.
"Io abito con le mie zie: tre streghe in piena regola."
"In che senso in piena regola?"
Pantina sbuffò, come se la cosa le pesasse.
"Nel senso che sono brutte, curve, con il naso bitorzoluto, scortesi con tutti e indossano sempre un vecchio cappellaccio nero."
"E cosa centra questo col fatto che non sei più venuta?"
Pantina si mise in piedi.
"Loro non vogliono che balli o che giochi con le farfalle."
"E perché? Mi sembra ridicolo!"
"Te l'ho detto!" cantilenò Pantina. "Le mie zie vogliono che io sia una strega modello: non vogliono che neanche che usi questa nuvoletta per muovermi."
"Cosa dovresti usare?"
"Una scopa! Ma sono tanto scomode!"
Pantina era davvero seria, ma la fatina scoppiò a ridere.
"Hai proprio ragione! Una volta ne ho provata una anch'io, ma poi non sapevo più come sedermi: sembravo una scimmia appesa a un albero!"
Anche la streghetta rise alla grande.
Poi si sentì come gracchiare: era la voce di una delle zie che sfrecciava nel cielo a cavalcioni della sua vecchia e brutta scopa.
"Pantina dove sei?"
"Scappa fatina!"
"No! Non posso lasciarti! Ti devo aiutare."
"Vai via! Ti prometto che ci rincontreremo domani al prato fiorito!"
"Ti prendo in parola. Ma se non ti vedo, verrò personalmente a parlare con le tue zie."
Pantina tornò indietro, mentre la fata si dileguava. La zia si posizionò con la sua scopa volante davanti alla nuvola e iniziò a sgridare la piccina.
"Ancora con questa nuvola! Cosa stai facendo qui?"
"Volevo gironzolare un po', zietta."
"Non mi chiamare zietta! Tu devi diventare una strega crudele che non usa diminutivi e che tratta male tutti quelli che incontra!"
"Anche i miei amici del bosco?"
La zia si indignò.
"Ma quali amici! Le vere streghe non hanno amici!"
La sera quando tutti dormivano, Pantina si affacciò alla finestra della casetta sulla grande quercia.
"Ciao piccola, a cosa stai pensando?"
Era la luna che ogni notte conversava con la streghetta.
"Ho una nuova, grande amica: la fatina dei colori."
"E' fantastico!"
"Sì, lei è molto gentile e si preoccupa per me. Con lei mi diverto sempre, ma come faccio con le mie zie? Se lo vengono a sapere sono fritta!"
"Se veramente ci tieni a questa amicizia devi lottare e continua a vederla!"
"Ma la zia dice che le streghe non hanno amici!"
"Tua zia non sa quello che dice. Io che giro tutti i giorni per il mondo ho visto tante streghe buone che avevano degli amici."
Il giorno dopo Pantina giocò con la fata dei colori nel prato fiorito e così fece per i giorni seguenti.
Ogni giorno, grazie a questa grande amicizia, si sentiva più forte e più sicura di sé, finché un giorno: "Ecco Pantina, ormai è tanto tempo che siamo amiche, volevo farti un regalo."
La piccola si stupì e poi vide che tra le mani della fatina prese forma un grosso pacco dono.
"Aprilo, aprilo! Sono curiosa di sapere se ti piace."
Lo scartò: era un cappello da strega, ma un po' particolare.
"E' fantastico: non ho mai visto un cappello da strega color lilla. E tutti questi fiorellini! E' veramente unico!"
"Allora ti piace?"
"Mi piace da matti!"
La streghetta si tolse subito il suo cappellaccio grigio e indossò quello nuovo.
"Ti sta proprio a pennello!"
La sera tornò a casa sulla quercia, senza pensare alla reazione delle zie, che puntualmente, appena entrò, non tardò ad arrivare.
"Ma no! Pantina! Cosa ti sei messa in testa?"
"Il mio cappello nuovo!"
"Levatelo! Quello è un cappello da fatina buona, non da strega cattiva!"
"Non lo posso togliere!"
"Perché?" domandarono in coro le tre zie.
"Lo sapevamo: è opera di un incantesimo e tu non lo puoi togliere se non grazie a una pozione magica a qualcosa del genere."
"No! E' il regalo della mia migliore amica!"
"Migliore amica?" Le tre inorridirono: "Tu non devi avere amiche, figurati se puoi permetterti una migliore amica."
"Questo me l'ha regalato la mia migliore amica, e io non posso assolutamente darle un dispiacere togliendomelo. E poi mi piace tanto!"
"Ti piace tanto questo orrore di color pastello e con tutti questi fiori?" Erano veramente stupite:
"Sì! E' bellissimo, e quando la fatina dei colori me lo ha regalato..."
"La fatina dei colori?" Le tre diventarono tutte verdi e dalle cime dei loro cappelli uscirono nuvolosi grigi di rabbia.
"La tua migliore amica è la fatina dei colori?"
Pantina rispose decisa:
"Sì! E' lei la mia amica del cuore."
"Questo è troppa: ti porteremo davanti al gran consiglio delle streghe!"
E così fecero: il giorno dopo si presentarono tutt'e quattro davanti alle grandi streghe madri del consiglio, ma Pantina notò che una delle alte sedie dietro al lungo tavolo del gran consiglio era vuota.
"Nostra nipote si è macchiata di un grande disonore e ha bisogno di una punizione esemplare!"
"Cosa ha combinato?" chiese una delle vecchie streghe.
"Ha una migliore amica e questa è addirittura una fata!"
"Cosa puoi dire in tua difesa?"
Pantina si mise in piedi sullo sgabello, perché, essendo piccina, aveva paura che le streghe non la vedessero.
"Io sono nata strega e ne sono orgogliosa. Ho sempre studiato per migliorarmi e ho imparato tutti gli incantesimi che mi insegnavano le zie. Mi piace essere una strega, ma le zie vogliono cambiarmi!"
"Cosa vuoi dire?"
"Io voglio diventare una brava strega, ma non riesco a cambiare la mia natura: sono gentile, mi piace ballare, mi piacciono i colori. Anche la luna mi ha detto che al mondo esistono tante altre streghe buone. E poi, soprattutto, voglio tanto bene alla mia migliore amica."
"E chi sarebbe?"
"La fatina dei colori e a lei non rinuncerò per niente al mondo."
A quel punto la sedia vuota si illuminò di tutti colori dell'arcobaleno e comparve una strega con un grosso cappello variopinto, alzò il viso e...
"Fatina dei colori? Cosa ci fai nel gran consiglio delle streghe?"
Le tre zie si guardarono perplesse, neanche lo ro capivano cosa stesse succedendo.
"Sì piccina, sono proprio io."
"Ma allora sei una strega!"
"Non proprio! La mia mamma era una fata e il mio papà uno stregone, e così sono nata io che ho i poteri di entrambi."
"E perché non me lo hai detto?"
"Ero in incognito per conto del gran consigli. Loro hanno deciso di allevare una nuova generazione di streghe che sappia cosa vuol dire l'amore e l'amicizia e sappia utilizzare la magia in maniera più completa. Io stavo cercando una strega con queste caratteristiche."
"E io cosa centro?"
"Tu sei proprio come deve essere una strega modello."
Le tre zie impallidirono, ma poi si rasserenarono perché avevano compreso di non aver fatto una brutta figura con le altre streghe a causa della nipote.
"Pantina! Grazie al superamento di questa prova sei diventata una strega di alto grado."
La streghetta finalmente sorrise davanti a tutti, senza aver paura di essere giudicata male e continuò a studiare per cercare di diventare una strega sempre più brava.

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⏰ Last updated: Jan 25, 2018 ⏰

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