Salutai le due donne, e mia avviai verso la mia automobile con calma, il sole stava tramontando all'orizzonte e la serata si faceva più fresca e frizzante, ed era una cosa veramente strana in Louisiana. Accesi la macchina e ripensai alla cena di oggi, e mi ripromisi che in seguito avrei chiamato Alicia per un tè. Il tragitto verso casa era silenzioso, quindi decisi di accendere la radio, nell'abitacolo si diffuse l'incomparabile voce di Ella Fizgerald che canta cry me a river , adoro il jazz e il blues perché certi testi trasmettevano una sensazione di malinconia e amaro. Neanche dopo un quarto d'ora la macchina si fermò, e guardando meglio noto subito il contatore sul cruscotto segnalarmi che sono a corto di benzina; <<perfetto ci mancava solo questa.>> imprecai tra me e me. non mi aspettavo di certo che di lì a poco potesse passare un automobilista ad aiutarmi e poi pensai che la cosa più prudente da fare era incamminarmi verso la villa dei Thomson. Durante la camminata avevo un po' di ansia, perché tutti nella cittadina sapevano chi fossi ma nessuno mi aveva quasi mai vista. Da quando ero piccola ho sempre avuto una maestra o un professore che veniva a darmi lezioni private. Non capivo il perché di questa cosa, non capivo se fosse un privilegio o una delimitazione, non riuscivo a capire perché non potessi giocare con i figli degli amici di mio padre, ma non me ne ero mai curata così tanto, perché io avevo Alicia e..... Nathan.
Si stava facendo sempre più buio quindi dovevo accelerare il passo. Notai un auto che mi seguiva ma non volevo badarci troppo, e non mi sarei fatta prendere dal panico quindi mantenni la calma e avanzavo sempre più in fretta,in quel periodo ci erano stati molti atti di violenza nei confronti degli afroamericani e gli "esaltati" come li chiamavo erano dappertutto. Sentii l'auto fermarsi e una portiera sbattere alle mie spalle ed io di questo ero incurante non mi interessava ne chi potesse essere ne cosa volesse. Non riuscivo a capire se fosse ansia o paura quella che avevo ma chiunque fosse lo avrei affrontato di petto. Mi voltai e chiesi senza pensarci due volte << Le serve qual->> lasciai in sospeso la frase perché il tizio davanti a me aveva un aspetto famigliare, più si avvicinava più mi sentivo a disagio << Questo dovrei chiedertelo io Celine.>> al suono dalla sua voce mi rilassai all'instante << Sai non dovresti andare in giro a piedi, soprattutto dopo gli ultimi avvenimenti>> mi disse con tono calmo con un punta di rimprovero. Aveva ragione non potevo andare in giro come se nulla fosse e se mia nonna l'avesse scoperto sarebbe stata la fine, anzi mi avrebbe rimandato nello stato di New York o in Vermont. Da quando gli avevo detto che avevo intenzione di portare avanti l'azienda di famiglia, non era affatto entusiasta anzi sembrò contrariata. In fondo ero l'unica nipote che aveva e l'unica persona che le era rimasta e la stessa cosa valva per me. Guardai Nathan dritto negli occhi, come se quegli occhi in qualche modo potessero in qualche modo scacciare il mio senso di solitudine, mi schiarii la voce egli dissi << Mi si fermata l'auto a metà strada e non avevo altra scelta che cercare di tornare a casa vostra per chiedere aiuto.>> << non preoccuparti ti accompagno volentieri io;ma promettimi che non andrai più in giro da sola dopo il coprifuoco>>, lo guardai un po'sorpresa, ma non dissi nulla al riguardo e lo superai e mi avviai verso l'auto. Il tragitto è stato silenzioso, non mi importava di avviare una conversazione inutile per dire frasi stupide o commentare qualcosa riguardo al tempo o alla temperatura. Fui grata che nemmeno lui avesse voglia di parlare. Entrammo nella mia proprietà, da lontano la casa sembrava fredda ed inabitata, come se allitterano vi ci fossero degli fantasmi che vegliavano su di essa. Nathan si fermò proprio datavi al portico, lo salutai con un sorriso poco genuino e lo ringraziai. Entrai in casa e tirai un forte sospiro di solivo, anche se avevo lo stomaco chiuso. Mia nonna probabilmente si sarà già ritirata nella sua stanza e io avrei fatto lo stesso. Mentre salivo le scale sentì un rumore al piano di sotto, come se qualcuno avesse rotto una finestra. Mi raggelai all'istante, non era il mio giorno fortunato mi dissi tra me e me. Mentre mi immaginavo gli scenari più impensabili e macabri andai nella sala da pranzo e presi il fucile, lentamente mi avviai verso la cucina, sudavo freddo e ansia da tutti i pori del mio essere. Quando irruppi in cucina no vidi nessuno ma trovai per terra un sasso con attaccato un foglietto con su scritto in rosso "TI FAREMO FARE LA LORO FINE" .
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Cacao Amaro.
RandomCeline McMiller è una ragazza afroamericana , nata da un matrimonio tra un padre bianco e madre mulatta. Non solo la sua famiglia fu contestata ma anche disapprovato dall'intera comunità di una piccola cittadina ricca Greenville . Alla morte de...