CAPITOLO 19

538 72 41
                                    


A Giorgio Balboni il suo lavoro da custode piaceva. Non era mai stato un tipo ansioso di fare carriera o di esplorare il mondo. Era un uomo tranquillo e passare buona parte della vita a guardare la dolce campagna ferrarese dal suo piccolo ufficio all'ingresso gli sembrava un'ottima cosa.

La Villa era un posto quieto e riservato. Durante i mesi estivi i quattro lussuosi appartamenti al suo interno venivano affittati a turisti stranieri generosi con le mance e d'inverno ospitava per lo più feste private nel fine settimana.

Giorgio doveva soltanto controllare che non entrasse nessuno che non fosse sulla lista degli invitati, ma aveva avuto raramente dei problemi. Al massimo, qualche ospite si era portato dietro un paio di persone di troppo. Niente di grave.

Giorgio si assicurava che gli imbucati non disturbassero gli altri invitati e, talvolta, negava l'accesso a qualcuno. Non solo non aveva mai usato la sua pistola, non l'aveva neanche mai tirata fuori.

Quelli che avevano affittato la Villa per Halloween, poi, erano particolarmente tranquilli.

Era una festa per pochissime persone, tutte chiaramente distinte, denarose e educate. Almeno, a giudicare dalle loro macchine e dai loro vestiti.

Il lavoro di Giorgio, quella sera, era puramente nominale. Gli ospiti avevano la propria security (due tizi grossi come armadi, con un microfono piantato nell'orecchio).

Gli unici membri del personale stabile della Villa richiesti erano stati lui e il posteggiatore. Lui era lì come garanzia per la direzione, prima di tutto. Doveva esserci un responsabile, in caso di incidenti.

Non che ci fosse mai stato un incidente, era ovvio.

Il posteggiatore, invece, era un ragazzo simpatico che arrotondava così nei fine settimana. La direzione aveva pensato che sarebbe stato un extra gradito.

Verso le nove, gli ospiti erano già tutti arrivati e Giorgio aveva di fronte a sé qualche ora di assoluta tranquillità. Se ne sarebbe stato al caldo nel suo ufficetto, con la tv accesa e, se si fosse annoiato, un bel libro sulla storia degli antichi romani. Giorgio non era istruito, ma gli piaceva pensare di essersi fatto, negli anni, un po' di cultura personale.

Si stava appunto preparando a una serata di puro relax quando, subito dopo le nove, arrivò un'altra macchina.

Non era al livello di quelle degli altri ospiti, era una jeep Wrangler nera e piuttosto impolverata, ma il tizio che scese aveva un aspetto impeccabile, per quanto un po' eccentrico.

Giorgio alzò il vetro della finestrella attraverso la quale parlava con gli ospiti.

«Buonasera» disse, cordiale. La cordialità era molto importante, nel suo lavoro.

«Buonasera» rispose l'uomo. Aveva i capelli lunghi e mossi e, sotto al cappotto, indossava lo smoking senza farfallino.

«Credo che dovrebbe metterselo, sa» non riuscì a trattenersi Giorgio. Poi si ricordò che tutti gli ospiti erano già entrati. «Potrebbe dirmi il suo nome? Credo che abbia sbagliato posto perché, vede, da noi sono già arrivati tutti».

L'uomo aggrottò la fronte. «Questa non è Villa Ombrosa?» disse, nominando un'altra residenza poco distante.

Giorgio sorrise. «No, mi dispiace. Villa Ombrosa è tre traverse dopo la nostra, subito prima del campo da golf. Non può sbagliare».

«Oh, cacchio» borbottò l'uomo. «Cioè: accidenti. Sono già in ritardo e questo farfallino...» aggiunse, tirandosi l'oggetto in questione fuori dalla tasca dei pantaloni, «...non so nemmeno annodarlo».

I ricordi degli specchi - L'indagine più oscura del Commissario SensiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora