I'm a warrior

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Apro gli occhi, non capisco dove sono. È buio.
Mi metto su un lato e mi accorgo che sdraiata sul letto, di fianco a me c'è Marissa, una mia grande amica, e capisco: è stato tutto un sogno, beh in realtà erano più ricordi dolorosi che riaffioravano nella mia mente. Tutto il dolore, però, sembrava così vero, così presente e, ancora non riesco a capacitarmi di tutto quello che ho superato.
Prendo il cellulare e guardo l'ora; sono quasi le quattro, ho sognato tantissimo. Guardo il soffitto e penso e ripenso al mio passato, a come, dopo quel periodo buio, io sia diventata famosa, insieme ad Adele e a Jessie, a come, quando ho raccontato finalmente dei miei problemi a qualcuno, io sia stata mandata in rehab e a come io odiassi quel posto che alla fine mi ha aiutato così tanto. Dopo questa esperienza posso dire di avere capito una cosa molto importante: non importa quanto tu sia ricca, famosa o bella, la tristezza e la depressione potrebbero colpirti lo stesso e, a volte, è meglio chiedere aiuto, perché alcune battaglie non si possono vincere da soli, non importa quanto forti siate, chiedere aiuto è un atto di grande coraggio e da ammirare.
Guardate dove sono arrivata adesso: ho milioni di persone che mi seguono, sono un modello per molte ragazze che come me hanno affrontato o stanno affrontando i miei stessi problemi, molte persone mi hanno detto che ho salvato loro la vita, questa è una delle sensazioni più belle che abbia mai provato in tutti questi anni. Devo ammetterlo, non è stato facile: ci sono stati momenti in cui avrei voluto abbandonare tutto, lasciarmi andare per sempre, diventare parte di quel nulla a cui ho sempre pensato di appartenere, ma ho continuato a lottare, non solo per me stessa, ma anche per i miei fan e per le persone a cui volevo e voglio ancora bene. Ormai sono riuscita a superare i miei problemi con l'autolesionismo, non è stato facile: nei primi mesi, forse durante tutto il primo anno, non c'è stato un giorno, un momento, in cui io non abbia smesso di pensarci; non posso dire di non averlo più fatto durante i momenti più difficili, ma ormai sono quattro anni che non mi taglio più e ho capito che in quel modo non si risolvono i problemi. Ho capito che il modo migliore è quello di parlare ad alta voce, non tenersi tutto dentro, perché chiedere aiuto non è una cosa da deboli, è la cosa più forte che una persona possa mai fare e capire di valere la pena di essere curati è la cosa più difficile.
Dopo anni a combattere, però, non sono ancora riuscita a superare del tutto il mio problema alimentare; è una lotta giornaliera che non finisce mai e che mi porterò dietro per il resto della mia vita, anche quando sarò una persona che ama se stessa completamente, sarà difficile, perché la pressione di essere perfetta ci sarà sempre. Ho capito anche che la fiducia in se stessi non vuol dire pensare "Piacerò a chi mi vede", ma vuol dire "Anche se non piacerò starò bene comunque".
Ormai si sono fatte le cinque ed è ora di svegliarmi per prepararmi ad andare in aeroporto a prendere un aereo che mi porterà nel luogo della tappa del mio tour mondiale del 2018, quindi sveglio Marissa e vado in bagno a lavarmi e vestirmi; mi spoglio lentamente e mi guardo il corpo: adesso, dove prima c'erano i tagli, c'è un tatuaggio con scritto Stay Strong, vederlo tutte le mattine mi dà la forza per iniziare la giornata anche durante quelle peggiori, mi sento ricaricata da quelle due semplici parole, scritte con l'inchiostro sulla mia pelle, indelebili, come sono indelebili i segni che si trovano sotto quelle parole, ma quei ricordi mi serve per andare avanti e non compiere gli stessi errori del passato.
Dopo essermi vestita, torno in camera da letto e vedo che Marissa sta ancora dormendo, allora la sveglio di nuovo e le dico che se non si sbriga perdiamo l'aereo; quando anche lei è pronta usciamo dall'hotel con le valigie pronte e prendiamo un taxi che ci accompagna fino alla nostra destinazione; il viaggio è silenzioso, probabilmente perché ognuna di noi due è persa nei propri pensieri, anche perché non sentiamo il bisogno di parlare; stiamo bene nel silenzio, cosa che amo perché non mi piace quando si parla del nulla solo per riempire un vuoto. Arriviamo in aeroporto, faccio il check-in e, dopo una buona mezz'ora, riesco finalmente a salire sull'aereo; metto le cuffie e cerco di dormire per il resto del viaggio, siccome sta notte è stata molto stancante e non ho dormito abbastanza.

Vengo portata in ospedale, quando mi sveglio, infatti, mi ritrovo in una di quelle stanze bianche e spoglie, sdraiata sopra ad un letto scomodo e con un dolore lancinante alle braccia; seduta di fianco a me c'è mia mamma, ha una faccia sconvolta e, appena vede che sono sveglia, si avvicina con aria preoccupata, ma allo stesso tempo felice.
-Ti sei svegliata finalmente- dice mentre una lacrima, probabilmente provocata da tutte le emozioni provate in questo momento, le riga il viso. Mi abbraccia, mi tiene stretta a sé come se io potessi da un momento all'altro andarmene e lasciarla sola; mi stringe a sé con tutta la forza data dall'immenso amore che prova per me, con la forza data dalla paura di perdere la cosa più importante della sua vita e con la forza del dolore che ha provato mentre io stavo lottando tra la vita e la morte, insomma, mi stringe con la forza e l'amore che solo una madre può dare.
Io, però, non sono felice di essermi svegliata, avrei preferito dormire, per il resto dei miei giorni, avrei preferito lasciare andare tutto e non guardarmi più indietro; non mi sento in colpa per il dolore fatto provare ai miei famigliari e alle mie due amiche, sento solo questa voglia incondizionata di andarmene.

Mi sveglio, ormai siamo atterrati, non mi ricordo cos'ho sognato, però sembrava una continuazione dei ricordi di sta notte; ho paura, non mi succede mai di sognare queste cose e ricordarle mi fa sentire solo peggio, come se per poter essere felice dovessi tornare a fare le cose che facevo in passato, come se l'unico modo per trovare la felicità fosse quello di essere magri e accettati dagli altri, come se tutta la lotta fino ad adesso fosse stata inutile perché tanto se non sono magra nessuno mi amerà. Oggi non voglio fare il concerto, vorrei solamente stare sdraiata nel letto e aspettare che tutto ciò passi, sento che sta sera deluderò i miei fan e non voglio deludere anche loro.
Marissa mi vede pensierosa.
-Ehi Demi, va tutto bene? - chiede con aria preoccupata; la differenza tra la me di adesso e quella di allora è che adesso non ho paura di dire di stare male e di essere aiutata.
-A dire la verità, no. Continuo a sognare i ricordi più dolorosi di quando avevo 15 anni, mi fa sentire giù ed è come se il mio cervello mi dicesse che dovrei tornare a fare alcune cose che facevo, ad esempio a vomitare dopo i pasti o salutarli per essere accettata e felice- dico con una voce spezzata, forse non sono forte come pensavo.
-Demi... - Marissa si avvicina e mi abbraccia, tenendomi stretta a sé.
-Tu sei perfetta così come sei, non hai bisogno di dimagrire, hai solo bisogno di condurre una vita sana e con questo vedrai che arriverà anche un corpo sano e bello. Ed è quello che stai facendo, continua, non crollare, anche se so che vorresti; rimani forte non solo per te stessa, anche per me e per tutte quelle persone là fuori nel mondo che credono in te- mi abbraccia di nuovo e, dopo aver finito di parlare mi guarda negli occhi, cercando un segno da parte mia. Io annuisce con un mezzo sorriso sul volto.
Ha ragione, devo rimanere forte, ci proverò, ma non sono sicura di riuscirci.

Allora questo è l'ultimo capitolo, spero vi piaccia e che vi sia piaciuta la storia in generale.
Quando questo raggiungerà 3 voti pubblicherò anche l'epilogo.

~laragazzainero~

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