Lasciami le stelle.

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Fabrizio riusciva ancora a sentire le urla delle fan, sentiva ancora l'energia e la forza sul palco, come sentiva ancora benissimo l'ultimo abbraccio di Ermal su di sè, sentiva ancora le sue braccia circondargli la vita e le sue lacrime bagnargli leggermente la maglia. Ed erano passati ben sei mesi. Avevano parlato, per quanto possibile, al telefono in quei mesi ma niente era paragonabile alla sensazione di poter stringere il ragazzo a sè, quella bellissima sensazione di sicurezza.
Il maggiore girò lo sguardo verso il finestrino della macchina da dove si vedevano le strade popolate di Roma, sorrise alla vista di quelle strade che fino a pochi mesi prima percorreva tutte le mattine. Ebbe quasi un tuffo al cuore quando passò davanti al bar dove, esattamente sei mesi prima, si era salutato con Ermal e in un attimo tutti i ricordi di quella sera prendevano nuovamente spazio nella sua mente.

"Mi mancherai, Fabrizio" sussurrò il minore dopo qualche minuto di silenzio fra i due.
"Mi mancherai da morire" continuò poi a voce così bassa come se non volesse far sentire a nessuno le sue parole.

Poteva ancora sentire le sue parole sussurrate nella sua mente, che in quel momento a malapena aveva sentito ma che adesso teneva in mente come se fossero la cosa più preziosa mai sentita. Ermal era sempre stato un tipo schivo, diffidente, aveva sempre odiato il contatto fisico e Fabrizio ricordava benissimo il primo abbraccio che Ermal gli aveva dato. Non era un semplice abbraccio, era il segno che il minore di Fabrizio si fidava veramente, ed Ermal del maggiore si era fidato dal primo momento che aveva posato gli occhi su di lui. Ma, come abbiamo già detto, Ermal aveva sempre odiato il contatto fisico ma, appena strinse a sè il ragazzo maggiore sentì in sè una sicurezza che non provava ormai da tempo, sentì l'energia del ragazzo e da quel momento iniziò a pensare che quella fosse la sensazione più bella al mondo.

"Mi mancherai anche tu, Ermal" disse di rimando qualche secondo dopo Fabrizio, portò poi una mano fra i suoi capelli ricci e li accarezzò lentamente mentre un sorriso spontaneo prendeva forma sul suo volto.
"Spaccherai tutto, ne sono sicuro" disse poi Ermal rivolgendogli un sorriso sincero. Ermal lo pensava davvero, aveva sempre provato una grande ammirazione per il maggiore e, per quanto egli gli sarebbe mancato, era felice all'idea dell'amico sui palchi di varie parti del mondo, era proprio orgoglioso in quel momento.
"Cantare Non mi avete fatto niente senza di te non sarà lo stesso però" continuò poi Fabrizio mentre i ricordi di Sanremo gli scorrevano in mente.

Era possibile sentire così tanto la nostalgia di qualcuno? Si chiedeva in quel momento Fabrizio, perchè l'assenza di Ermal in quei mesi lo aveva distrutto. Probabilmente non lo avrebbe mai ammesso ma Fabrizio era seriamente perso senza l'amico. Gli mancava ogni cosa di lui, ogni minimo dettaglio: il modo in cui lo prendeva in giro, i suoi ricci, la sua risata, i suoi abbracci, la sua voce, la sua presenza. Gli mancava tutto. Ermal provava la stessa cosa, più volte si era ritrovato in camera sua, da solo, a riguardare le loro foto oppure a rileggere le loro conversazioni. E più volte si era ritrovato con le lacrime agli occhi per quella distanza che lo stava uccidendo. E spesso piangeva perchè sentiva sempre, ogni giorno di più, la voglia di stringere a sè Fabrizio, quando sapeva benissimo di non poterlo fare. Ma più volte si era ritrovato a sorridere ricordando i bei momenti passati insieme. Era passato più di un anno da Sanremo e, pensando a tutto quello che era successo, era incredibilmente felice di aver attraversato e vissuto quell’esperienza con Fabrizio. Perchè, in due il palco, la storia del plagio facevano meno paura. Tutto con Fabrizio faceva meno paura.

Fabrizio sorrise istintivamente appena sentì le braccia del ragazzo circondargli la vita e il suo volto quasi nascondersi nell’incavo del suo collo. Portò le proprie braccia sulle sue spalle e lo strinse a sè. Lo strinse forte, così forte che quell’abbraccio quasi parlava per lui, sembrava quasi che esprimesse tutto il bene che provava nei confronti di Ermal. Lo strinse forte ma allo stesso delicatamente, come se a stringerlo più forte avrebbe potuto romperlo in mille pezzi. Perchè Ermal era così. Ermal aveva una forza enorme ma così sensibile che una sola parola poteva romperlo. A Fabrizio venne quasi da piangere appena sentì la sua maglia bagnarsi per le poche lacrime che scendevano dalle guance del minore, eppure non poteva farci niente, doveva andare. Anche l’abbraccio di Ermal parlava. Parlava e diceva “resta qua, e non andare via.” Ermal, che era incredibilmente fiero di Fabrizio, che doveva lasciarlo andare per fargli vivere quei bellissimi mesi, non voleva lasciarlo andare.

Le luci di Roma | MetaMoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora