Testo
''Non è possibile capire da dove veniamo
E sembra quasi un incantesimo il nome che abbiamo
Non è solo d'amore, non è solo di vita
Mi serve un pieno di speranza ma non ho una lira
E non c'è mai nessuno quando ti serve una spalla
Intanto vedi cadere una stella
E' un pezzo di paradiso che abbiamo qui giù
È un pezzo di paradiso che abbiamo qui giùE' per predire il futuro lo devi prima inventare
E vale fare di tutto ma non tutto vale
Se l'avessi saputo che mi cercavi
Mi sarei fatto trovare con i vestiti buoni
Avevo appena attaccato le vele al cuore
E nonostante l'inverno mi sembrava estateUn pezzo di paradiso che abbiamo qui giù
E pure tuE chissà dove finisce il mare
Dove la gente traccia il suo confine
Oltre il quale non ci sono strade
Dove non chiudi gli occhi per sognareSenza fermarti mai
Tu balli sola e so che sono guai
Ma di ogni cosa ti perdonerei
Perché sei stupenda
Perché ne vale la penaUn tizio fermo per strada
Mi dice è finita
Io che gli chiedo benzina
Lui fa di no con la testa
E mi racconta con gli occhi incollati a terra
Di come ha perso l'amore della sua vita
E penso a prima
Quando mentre uscivo di casa
Mi hai detto ci vediamo stasera
Mi fai sentire fortunato quaggiù
Mi fai bene tuSenza fermarti mai
Tu balli sola e so che sono guai
Ma di ogni cosa ti perdonerei
Perché sei stupenda
Perché ne vale la penaE chissà dove finisce il mare
Dove non chiudi gli occhi per sognare(Un pezzo di paradiso)
E di ogni cosa ti perdonerei
Perché sei stupenda
Perché ne vale la pena
Senza guardarmi mai
Tu balli sola e so che sono guai
Ed ogni giorno io ti sceglierei
Perché sei stupenda
Perché ne vali la pena
Perché ne vali la pena,,/----------------------------/
Arrivò alla stazione di benzina: doveva fare un pieno alla macchina in modo da potersi allontanare senza pensieri. Era tutto pronto, valigie, dischi, chitarra. Tutto nell'auto. Scese dalla macchina e richiese il pieno al benzinaio. Lui annuì con la testa, e si girò per fare il suo lavoro, ma in quello stesso momento il telefono del ragazzo riccio iniziò a squillare: squillava insistentemente, sembrava quasi un urlo di aiuto. Lui sbuffò e rifiutò la chiamata all'istante, mugugnando un "ma non si stanca mai 'sta qua" a bassa voce e rimettendo il cellulare nella tasca. L'uomo di mezza età, un po' tozzo, con piccoli occhi scuri e tristi, volto scavato da rughe, pelle scura e mani consumate da lavoratore, si girò verso di lui. Si fermò, si voltò verso il ragazzo e lo guardò con sguardo severo. Poi cominciò a parlare.
"Sentimi ragazzo. So che questa è la prima e probabilmente anche l'ultima volta che mi vedrai, ma voglio confidarti una cosa, un segreto, un'esperienza personale, prendi le mie parole come vuoi. Se stai rifiutando l'amore di qualcuno che prima amavi, se sei stato troppo geloso, se sei stanco, se non ce la fai più, se vorresti scomparire, ricominciare, fermati un attimo. Non essere frettoloso, non scappare: scappare è da codardi. Certe volte, lo so bene, è meglio andar via e lasciarsi tutto alle spalle. I veri uomini, però, non fanno così. I veri uomini affrontano le sfide che la vita propone loro"
"E lei, è un vero uomo?" chiese Ermal, quasi infastidito dalla lezione di vita dell'uomo, che ai suoi occhi appariva decisamente impiccione.
"No. Non lo sono mai stato: né prima né adesso. Sono stato un codardo, sono scappato dalla vita con la coda tra le gambe, come un cagnolino. L'amore della mia vita, quello che non scorderò mai, un giorno di primavera, mi disse che mi avrebbe dovuto parlare. La portai sul Lungomare della mia vecchia città, le comprai un gelato alla fragola, lo ricordo bene perché era il suo preferito, e cominciò a parlare. Mi disse che portava in grembo un figlio, che era anche mio. Poi mi disse che c'era un problema molto più grande di lei: una malattia la stava divorando da dentro, e probabilmente non sarebbe sopravvissuta al parto se non l'avesse curata (cura che avrebbe comportato la morte del piccolo). Mi aveva chiesto di prendermi cura di nostro figlio, di asciugargli le lacrime quando avrebbe pianto, di abbracciarlo e di dirgli che la mamma lo amava, anche se non la aveva mai conosciuta. Mi disse che io sarei stato capace di fare tutto questo" raccontò, guardando l'orizzonte, cercando con gli occhi la fine del mare, che si intravedeva dalla stazione, la quale era posizionata vicino l'autostrada.
"E lei fece ciò che la donna le aveva chiesto?" chiese Ermal, con una morsa al cuore dopo aver sentito il racconto straziante.
"No. Mi rifiutai e la lasciai sola. Mi scusai dicendo che ero troppo giovane per avere un figlio, figuriamoci per crescerlo da solo" disse l'uomo calvo dagli occhi lucidi.
"Dopo qualche mese di divertimento in bar, locali e pub, mi pentii di ciò che avevo fatto. Capii che non potevo essere giovane per sempre. Capii che c'era chi aveva bisogno di me, così cominciai a cercarla. Andai a casa sua"
"E la trovò?" lo interruppe Ermal, con gli occhi illuminati improvvisamente da un barlume di speranza, tant'era convolto dalla storia dell'uomo.
"No. Suonai il campanello ma non rispondeva nessuno. Chiesi ai vicini, e mi dissero che si era uccisa quando ancora era incinta gettandosi da un ponte, un ponte dal quale c'era una vista magnifica e dove noi ci eravamo conosciuti due anni prima. Quello stesso ponte sul quale, il nostro primo San Valentino, le avevo regalato una rosa rossa come i suoi capelli. Quello stesso ponte sul quale passeggiavamo mano per la mano ogni venerdì sera. Aveva scritto un biglietto e lo aveva appoggiato sul tavolo della cucina di casa sua, prima di lasciarla per sempre, con su scritto che non avrebbe voluto lasciare suo figlio da solo una volta morta, così decise di uccidersi per scappare via con lui. Scrisse anche <<Io ti amo ancora e ti ho perdonato>> Quando lo seppi era troppo tardi, oramai. Ricorda che il tempo non aspetta nessuno, ragazzo. Nemmeno chi si è pentito per davvero. Quindi, se devi stare con qualcuno o fare qualcosa, fallo adesso. Non aspettare che la vita ti porti via ciò che ami: goditi tutto fino all'ultimo momento. Ma attenzione: godersi la vita non vuol dire non avere responsabilità oppure esonerarsi da esse. Vuol dire fare ciò che si vuole, ma prendersi anche le proprie conseguenze." Concluse l'uomo, con qualche lacrima che sgorgava dai suoi piccoli e stretti occhi, che gli rigava il viso, come facevano le sue rughe sulla fronte, che rivelavano l'età avanzata.
Ermal si fermò. Aveva sbagliato tutto. Doveva ricominciare, sì, ma senza cancellare nulla. Non doveva strappare pagine della sua storia: doveva continuare a scriverla con chi lo amava. Ringraziò il signore, ma non si fece nemmeno far fare il pieno. Svoltò e tornò da dove era venuto, dal posto al quale apparteneva. Dalle persone che lo amavano.
Dal figlio che lo aspettava.
Dai pezzi di paradiso che lo aspettavano.
Nota dell'autrice
Appena ho sentito la canzone "Pezzi di paradiso" di Ermal Meta dell'Album "Vietato morire", ho pensato subito a questa storia. Spero vi abbia lasciato qualcosa, d'altronde l'ho scritta per ricordare a me stessa ma anche a chi legge che il mondo, la vita e il tempo non aspettano nessuno. Nemmeno l'anima più addolorata. Non sono una scrittrice, ma ci ho provato.
Grazie di aver occupato un po' del tuo tempo a leggere la mia storia: te ne sarò per sempre grata. Fammi sapere ciò che ne pensi o le tue proposte per qualche altra storia qui sotto, lascia una stellina se ti ho fatto capire qualcosa o se, semplicemente, ti è piaciuta la storia.
N.B.:Tutto ciò che ho scritto è FRUTTO DELLA MIA IMMAGINAZIONE. Questa non è la storia di qualcuno che conosco, perciò se pensate che Ermal abbia un figlio che prima ha rifiutato eccetera vi sbagliate di grosso (non credo farebbe una cosa del genere nella vita reale, ma in tal caso io non ne so nulla).
Con affetto,
-Martina
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"Pezzi di Paradiso"
FanfictionStoria ispirata alla canzone "Pezzi di Paradiso" dell'Album "Vietato morire" di Ermal Meta. Fatemi sapere cosa ne pensate. IL TESTO DELLA CANZONE NEL RACCONTO NON È STATO ASSOLUTAMENTE INVENTATO DA ME. IO HO SCRITTO SOLO LA STORIA ISPIRANDOMI AD ERM...