JUST ANOTHER DAY

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Day one.

L’aria che proveniva dalla finestra aperta, affacciata sul giardino di casa, era piuttosto afosa,umida, densa di calore quella sera.

Certo non potevo realmente sentire il caldo umido della stagione sulla mia pelle, ma potevo percepire ogni singola goccia di umidità presente nell’atmosfera che mi circondava, quasi a volermi ricordare gli anni in cui quel caldo lo sentivo in maniera oppressiva sul mio corpo mortale.

Quando aprii gli occhi erano già le 20.45, e il sole era ormai un vago ricordo svanito fra gli alberi all’orizzonte. Ogni sera, in quel periodo della mia eternità, pregustavo il momento in cui potevo ancora scorgere l’ultimo raggio di sole filtrare fra le foglie.

"Ormai te lo puoi scordare " dissi fra me e me cercando di scrollarmi dalle spalle la malinconia, "adesso ne paghi le conseguenze" quasi a punirmi nonostante siano passati anni da quel fatidico momento.

Si quel fatidico momento.

Mi alzai di scatto dal letto, dirigendomi verso la finestra per chiuderla, ormai il sole aveva lasciato lo spazio al cielo blu della notte, ed era arrivato il momento di andare dal dottore.

Ogni giorno, o meglio, ogni sera la mia vita era diventata un disco rotto. Solo la quotidiana routine a riempire i miei spazi: uscire di casa, andare dal dottore per procurarmi la mia schifosa dose, quasi fossi un’eroinomane, andare al club, scommettere, cercare informazioni su Alex, cercare Alex.

Alex, il mio pensiero fisso. Quel bastardo mi aveva mutata, lasciandomi immediatamente nella mia agonia, senza spiegarmi niente, senza darmi il tempo di reagire, senza darmi il tempo di chiedere perchè.

Se avessi saputo che l’avventura di una notte si sarebbe tramutata nell’incubo dell’eternità, sinceramente quella sera sarei rimasta a casa.

Alex. Quando l’ho visto al club non ho potuto resistere, quel suo sguardo intenso, quegli occhi neri così intriganti, mi chiamavano verso di lui, quasi fossero l’eco delle sirene a richiamare il più disperato marinaio. La sua bocca carnosa che sfiorava la mia pelle, la sua lingua che scivolava in ogni angolo del mio corpo..l’amante perfetto racchiuso nel corpo di un bastardo. Solo così potevo definirlo.

Prima di uscire, controllai che tutto fosse al suo posto e chiusi la porta di casa solo dopo aver esaminato per l’ennesima volta il mio aspetto davanti allo specchio.

"Hai 47 anni e sembri ancora una ragazzina" mi dissi davanti allo specchio, sistemandomi i capelli in una semplice treccia.

Il mio aspetto non era mutato dalla notte in cui incontrai Alex, e ormai erano passati quasi 30 anni.

Con le chiavi in mano, percorsi il vialetto di casa che dava sul garage, e dopo neanche un secondo ero sulla mia Kawasaki KLX, direzione periferia est.

La periferia est della città è la zona controllata dai vampiri ma questo non implica che gli umani non possano accedervi.

Anzi, quest’;ultimi sono ben accetti s’intende, sono e saranno per sempre la nostra fonte di vita.

In ogni angolo del quartiere si possono trovare cliniche per le donazioni del sangue, i cui proprietari sono per lo più umani.

Il Dottore da cui mi rifornivo ne possedeva addirittura tre, tutte a gestione familiare. Solitamente erano ancora poche in quel periodo le persone che accettavano la convivenza fra le due specie, perciò chi aveva questo genere di attività tendeva sempre a mantenerlo segreto.

Non appena imboccai la strada principale che segnalava la svolta per la zona est della città, sentii le mie narici inalare il prezioso aroma portato dal vento, e non feci neanche in tempo a sentire la gola bruciare dal desiderio, che il contachilometri già segnava i 180km/h e senza accorgermi dopo un rettilineo e una curva a L mi trovai di fronte alla clinica "Bloody E". Con una velocità non percepibile ad occhio umano entrai nello studio col casco ancora infilato in testa, senza porgere alcuna attenzione ai cartelli posti all’ingresso "Le cortesi utenze sono pregate di rendersi riconoscibili, al fine di agevolare la sorveglianza continua". Ringrazio ogni giorno della mia esistenza di aver conosciuto il Dottore, e di vivere a pochi isolati dalla clinica.

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