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É solo nel momento dove tutto va male che realizzi quanto le piccole e insignificanti cose della vita abbino un grande valore.               
Io sono Jasmine Rashad , e questa è la mia storia.              
Sono una ragazza araba originaria dallo Yemen e sto cercando di sopravvivere alla grande guerra civile.
Ai miei 17 anni i miei genitori avevano comprato dei biglietti d'aereo per l'America, più precisamente New York per scappare da questa orribile guerra , ma quella è stata la versione che io avevo capito.
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Oggi era l'ultimo giorno nello Yemen , ero contenta ma allo stesso tempo triste . Non avrei mai immaginato che un giorno avrei lasciato la mia patria, dove sono nata dove ho moltissimi ricordi.. 17 anni di ricordi , i giorni dove uscivo e giocavo con i vicini , il giorno quando zia Rabiaa mi aveva tolto un dente in un millisecondo e che avevo pianto per molto tempo... Ma il paese stava avendo un brutto periodo, questa guerra civile era molto stupida , non ho mai saputo le ragioni perché nessuno mi aveva accennato il perché, ma la trovavo stupida comunque.
"Jasmine scendi subito dobbiamo andare ! " disse mia mamma che era già salita in macchina con mio padre . Guardo un'ultima volta la mia camera , prendo un grande e profondo respiro , mi dirigo verso l'uscita e chiudo la porta a chiave . Scendo con una piccola e minuscola valigia in mano e la metto nel bagagliaio dell'auto. Ma la cosa mi sembrava molto strana perché non c'era niente che appartenesse ai miei genitori tranne un grande contenitore con dei regali che penso fossero per delle persone a New York. Salgo chiedendo a mia mamma dove fossero le loro cose e lei mi rispose serenamente "Abbiamo lasciato tutto a casa ci ricompreremo tutto quando arriveremo . Non preoccuparti Jasmine! "
Eravamo arrivati all'aeroporto e il nostro volo era tra circa 1 ora quindi ci dirigemmo verso il gate. Avevo passato per prima il controllo della polizia , avevo posato la mia cintura il mio cellulare e la mia collana d'oro che portava la lettera "J" e posai anche i miei orecchini in oro che mia nonna Fatna mi aveva regalato quando ero ancora piccola , passai nel grande controller e avanzai un po' , "mamma sbrigati , ma dov..." mi girai e vidi che i miei genitori non erano venuti , erano restati dietro le sbarre che separavano i gate dal centro dell'aeroporto , la guardai senza muovere un muscolo ed esclamai "Ma mamma , papà che fate?! " vidi mia mamma piangere, ma non ci avevo messo tanto tempo a capire ciò che succedeva... " mi dispiace figlia mia non possiamo venire , ma ti prometto che verremo tra poco tempo . Ti ho lasciato un foglio sopra il pacchetto dei regali con l'indirizzo della famiglia Saleh , loro si occuperanno di te intanto che cercheremo qualche soldo per raggiungerti , i regali sono per loro e prenditi cura di te ! Ti amo figlia mia ! " , non sapevo cosa dire , il fatto che stavo per passare più di 24 ore senza di loro , cosa che non è mai successa , mi turbava , non sapevo come comportarmi senza di loro né badare a me stessa perfettamente, passavo tutte le notti con i miei cari genitori a raccontare storie per profittare della loro presenza, non dormivo senza uno dei loro baci della buonanotte, lo so,  può sembrare infantile ma non lo è affatto , come ho detto profitto di ogni secondo con i miei genitori perché nella mia religione la cosa più importante da fare è di prendersi cura dei genitori e passare più tempo con loro , il più possibile .
Ma ora non sapevo più che fare , ero destabilizzata , tante domande senza risposte si sono create nella mia testa dandomi un male cane al cranio.
"Figlia mia starai benissimo lì con la famiglia Saleh. Rendimi fiero ! Ti ho pagato questo volo , ho lavorato sodo ho sudato mille camicie per avere i soldi che servivano .. i Saleh ti pagheranno l'università, so che sarò più che fiero di te figliola ti voglio un mare di bene "
Si girarono e partirono verso l'uscita .
Ero scioccata, non sapevo come sentirmi né cosa cavolo fare . Non riuscivo neanche ad avanzare. Ma poi ho cominciato a ripensare a quel che mio padre mi aveva detto..
Non potevo partire senza i miei genitori ma ero obbligata , mio padre ha lavorato sodo e sono pronta a renderlo più che fiero.
Mio padre è sempre stato il tipo di uomo che non parla mai , che non dice nulla che sta sempre lontano dai problemi , ma che è molto forte mentalmente che potrebbe torcerti il cervello con sole 2 parole. Lo amo tantissimo.
Prendo la mia valigia e il contenitore con i regali e mi dirigo verso l'entrata dell'aereo . Salgo a bordo e avevo visto che c'era molta gente che piangeva , che sorrideva , che non diceva niente , mi siedo sul sedile A23 vicino al finestrino per vedere le nuvole . L'aereo stava per decollare , non avevo mai preso l'aereo prima d'ora , ero stressata ma allo stesso tempo curiosa di vedere come ci si sente quando si è lassù. Gli hostess ci mostrano le indicazioni di sicurezza , serro forte la cintura e comincio ad avere paura. L'aereo comincia a muoversi , il motore si stava ricaricando emettendo un suono forte , e ad un tratto l'aereo stava accelerando , stava andando molto veloce , stavo guardando la pista e lì, l'aereo decolla, era una sensazione strana di sapere che stavamo volando ma era molto bello, guardo dal finestrino le nuvole e la terra per un piccolo periodo di tempo, dopo 10 minuti chiudo la finestra . Le nuvole erano bianche e belle , sembravano soffici ma non credo sarebbe una bella idea di tuffarsi su quest'ultime. Le macchine erano piccole come formiche , lo Yemen era molto bello visto dall'alto . Poggio la testa nel sedile e prendo una rivista che era inserita nel retro del sedile davanti a me , non mi interessava poi così tanto il contenuto quindi la rimisi dov'era . Metto le mie cuffie accendo la musica mi lascio trasportare dalle parole di quest'ultima e mi lascio andare in un sonno profondo.
🇾🇪

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 24, 2018 ⏰

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