Capitolo 11

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Bianca fece fatica ad aprire gli occhi, e quando lo fece si stupì molto nel vedere il soffitto di una stanza. Lo avrebbe riconosciuto ovunque, il color lilla e i motivi sulle pareti, eppure non riusciva a credere di star guardando proprio il soffitto della sua camera. La testa le doleva, anzi più precisamente le faceva male tutto, e aveva la mente affollata dalla confusione. Si alzò a sedere di scatto, e dopo un capogiro si diede della stupida per non aver fatto più piano. Le sue mani poggiavano su qualcosa di morbido, che decisamente non somigliava al duro terreno su cui stava camminando fino ad un attimo prima. Come poteva essere tornata? Ricordava tutto perfettamente. La litigata con Luke, il precipizio, loro che cadevano e poi...poi non ricordava nient'altro. Improvvisamente si sentì invadere dall'ansia. "Luke", fu il suo primo pensiero. Aveva così tante domande e troppo mal di testa per potersele porre tutte insieme. Come aveva fatto a sopravvivere? Era davvero tornata a casa? Luke era ancora vivo? E che ne sarebbe stato di lui e Rebeka? Non ebbe tempo di rifletterci sopra, perché un leggero bussare alla porta la distolse dai suoi pensieri. Ancora sotto shock, mormorò un lieve avanti, e poco dopo la porta si aprì rivelando la figura di Ethan che faceva capolino nella stanza, con un sorriso sulle labbra. Bianca per poco non si mise a piangere. Era così strano rivedere Ethan, il suo Ethan, dopo tutto quello che era successo. Sembravano passai anni, e rivedere il suo sorriso era qualcosa che non riusciva a descrivere. Eppure lui non poteva essere li. Lo aveva visto morire, davanti ai suoi occhi, e non aveva potuto farci niente.

-Ehi, dormigliona-le disse. Risentire la sua voce, la fece sussultare, e dovette sbattere le palpebre un paio di volte per abituarvisi- disturbo?-.

-Ethan...-sussurrò la ragazza, senza sapere cos'altro dire. D'altronde, come avrebbe dovuto comportarsi?

-Buon compleanno, tesoro-disse avvicinandosi al suo letto, e stampandole un dolce bacio a fior di labbra. Bianca rimase interdetta per alcuni istanti. La sensazione delle labbra di Ethan sulle proprie le era mancata tantissimo. Ma qualcosa non andava. Si sentiva...diversa. Come se non le procurasse più le stesse sensazioni. Possibile che dopo così poco tempo, non provasse più niente per lui? Poi la ragazza ebbe modo di riflettere sulle sue parole. "Buon compleanno". "Aspetta, che? Come sarebbe a dire, buon compleanno?".

-Ethan...che giorno è oggi?-chiese un po' titubante. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, ma non poté trattenere un sorriso.

-Ah-ah. Molto spiritosa, davvero-disse con una risatina- adesso è meglio che io vada, ti lascio svegliare in pace-disse scuotendo la testa e dirigendosi di nuovo verso la porta. Poi, prima di sparire oltre la soglia, si voltò di nuovo a guardarla- oh, tua madre ha detto di scendere per la colazione, se non vuoi che finiscano tutte le frittelle-aggiunse prima di inoltrarsi nel corridoio. Bianca rimase a fissare il punto in cui Ethan era scomparso ancora per un po'. Poi si riscosse e puntò lo sguardo altrove. La sua stanza era proprio come se la ricordava, ogni mobile al suo posto, le foto, i poster, persino l'inquietante specchio era al posto giusto. Per un breve, gioioso istante, l'idea di poter essere davvero tornata a casa le attraversò la mente. Ma fu solo un pensiero, impercettibile, che l'aveva sfiorata per pochi secondi. Si alzò lentamente, e i suoi piedi nudi poggiarono sul pavimento freddo della stanza. Ethan aveva detto di scendere per la colazione. Le aveva fatto gli auguri. Magari era davvero tornata al giorno del suo compleanno. Si mise un paio di ciabatte, e ancora con la mente ingombra di pensieri uscì dalla stanza a testa bassa, riflettendo sulla possibilità che tutto quello fosse verso. Si trattava forse di un sogno? Una specie di realtà alternativa creata dalla sua mente per non soffrire? Dopotutto, era appena caduta da un precipizio, doveva aver sofferto parecchio. O magari era morta, e quello era il paradiso. Improvvisamente andò a sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno. Alzò lo sguardo per incontrare quello di Cole leggermente spiazzato. La gioia la pervase, e smise di chiedersi se quella fosse o no la realtà. Si fiondò invece ad abbracciare suo fratello, stringendolo forte a se e lasciandolo di stucco. Dopo un attimo di confusione, Cole ricambiò l'abbraccio, accarezzandole i capelli con la mano.

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