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Prologo

Centro psichiatrico di Georgetown 19 settembre 2012

Il Dr.White stava camminando verso il suo ufficio, oggi avrebbe avuto una nuova paziente di cui curarsi, la signorina Winter sarebbe arrivata presto e con casi delicati come il suo bisognava comportarsi adeguatamente.

Il dottore entrò nell’ufficio con il volto leggermente imperlato di sudore a causa della corsa fino al suo studio.

Dopo neanche un quarto d’ora entrò una ragazza sui sedici anni con lunghi capelli ramati e due grandi occhi celesti, si guardava intorno in modo spaesato e con uno sguardo timido.

-Siediti pure- disse il dottore con un sorriso rassicurante indicando la sedia davanti alla sua scrivania.

La ragazza si sedette e guardò l’uomo leggermente spaventata.

-Allora, Azalea che ne dici di dirmi perché sei qui?

La ragazza provò a rispondere ma non appena aprì le labbra esse iniziarono a tremare.

-Stai tranquilla, comportati come se fossi un tuo amico.

-Io non ho amici- sussurrò la sedicenne.

La sua risposta lasciò l’uomo un po’ sconcertato.

-Allora fingi che sia uno dei tuoi genitori- disse il dottore con voce rassicurante.

Azalea si sistemò meglio sulla sedia, si vedeva che aveva paura.

-Io..io..ho cambiato quattro scuole- il Dr.White la guardò incitandola ad andare avanti-appena arrivo in una nuova scuola succedono delle cose strane- andò avanti lei con voce tremolante.

-Quale tipo di cose?

-Beh, dopo un mese o due i ragazzi iniziano a fissarmi in modo strano, dopo tre mesi loro mi fissano praticamente sempre e poi..- sospirò- si buttano giù da un ponte. I miei genitori hanno provato a convincermi che non è colpa mia, ma si ripetono le stesse cose a ogni scuola e..e..- scoppiò a piangere in modo straziato.

Il dottore la abbracciò con affetto, aveva visto molti casi, ma mai uno più strano di questo.

-Senti Azalea, che ne dici se chiedo alla mia segretaria di accompagnarti nella tua camera e poi chiedo alla cuoca di portarti una tazza di cioccolata calda?

La ragazza annuì con ancora le guance bagnate di lacrime, poco dopo la signora Smith era venuta a prenderla.

Il dottore posò la cartella clinica di Azalea con un sospiro, infine la ripose nel cassetto apposito.

***

Dopo una mezzora la signora Smith comunicò al dottore che era arrivata la seconda nuova paziente.

La fece entrare, era una ragazza anch’ella sedicenne con lunghi capelli castano chiaro e occhi verde smeraldo.

A differenza di Azalea, Briar Cooper sembrava aver paura di tutto ciò che la toccava, ma sembrava comunque avere un carattere forte.

-Briar, mi potresti dire perché sei qui?- disse il dottore con lo stesso tono che aveva utilizzato con l’altra ragazza.

-I miei genitori mi hanno costretto a venire in una clinica psichiatrica perché credono che io sia shockata per tutto ciò che mi è successo- disse la ragazza sbuffando- ma non è affatto vero- lo disse più a se stessa che al dottore.

-E perché i tuoi genitori credono che dovresti essere shockata?

-Lei lo dovrebbe già sapere. Comunque ogni volta che conosco un ragazzo aka uomo aka persona con l’apparato genitale maschile più o meno mio coetaneo che mi conosce sembra avermi già visto e, dopo un lasso di tempo di un mese circa, inizia a perseguitarmi arrivando alle volte anche a..- sembrava che per la prima volta la sua voce stesse tremando- violentarmi.

Per un secondo, per un solo secondo, quando Briar alzò lo sguardo su di lui, il dottore vide gli occhi della ragazza con le lacrime pronte a sgorgare, le quali furono subito ricacciate indietro.

-Quante volte ti è capitato?

-La violenza vera e propria due volte, ma almeno altre cinque volte è stata interrotta da qualcuno.

L’uomo era allibito, una ragazza così giovane…

-Ok- per un attimo la voce tremò anche al Dr.White- che ne dici di andare a vedere la tua camera?

La seconda ragazza annuì con uno sguardo debole sul volto che non aveva ancora avuto.

Forse non era così forte come sembrava.

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