Mi son chiuso nel mio studio. L'ho fatto per trafiggere il bianco foglio con la penna che bagno nel rosso inchiostro del mio Sangue o per commiserare la mia pena infernale?
Devo ingoiare una formidabile sorsata di veleno! Ed ecco l'inferno! È questo: vita d'eterna Dannazione! Forza Ade, voglio scontare la mia pena. Non voglio redenzione, Dio.
Le fiamme divampano alte. Degli uccelli del maleaugurio sorvolano la fronte della mia Anima. Dei corvi, avidi di fiamme, s'uccidono nell'intento di divorare la mia carcassa, sdraiata su di un letto di tenebre a pochi metri da me. Non voglio redenzione!
Che calore! Sto per prendere fuoco, ho lesioni di ustioni su tutto lo spirito. Io, dentro me, sento i sospiri delle Anime in pena, i gemiti delle Anime torturate e i tumulti dei fuochi di guerra. Non voglio redenzione!
Non avvicinatevi a me, non vedete che sono cenere buona solo per essere sparsa sulle più alte vette delle montagne dei morti? Le fiamme hanno arso tutto ciò che incontravano sul loro cammino, raggiungendo anche il più remoto sentiero dei meandri dell'Ade dove il profano campanile ritoccava la mezzanotte e la mia Anima versava oceani di sanguinose lacrime che bagnavano il "suo" eterno volto. Non voglio la redenzione!
Bagno nuovamente la penna nelle mie vene per poter scrivere ancora.
La mia sensibilità, la crudeltà del mondo. Riverso sul foglio il nero inchiostro contenuto nel calamaio così da non poter leggere la mia arte e rendere oscuro il foglio come la mia Anima.
Non voglio la redenzione!