22. Qualsiasi cosa dirà potrà essere usata contro di lei

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"Parli tu?" Robert é molto diretto con le parole, credo che dovrebbe approcciarsi lui alla nostra sospettata.

"Certo. Tu tieni pronto il discorsetto per quando la arresterò" Risponde troppo sicuro di sé, suonando il campanello.

Siamo davanti ad una casetta di periferia, dimora di questa Anita...
Dopo qualche secondo, si affaccia un ragazzino di circa quindic'anni e ci guarda interrogativo.

"Polizia, dovremmo parlare con la signora Anita Penslow"

Abbiamo scoperto il cognome dal signor Silver, il quale, gentilmente, ci ha anche fornito l'indirizzo.

"Ma che succede?" Il ragazzo ha la voce impastata e si strofina gli occhi, probabilmente stava dormendo...
"Mamma! Qui c'è un signore che vuole parlare con te!" Urla poi.

Grazie per avermi calcolata...
Dall'interno della casa si sentono dei rumori, poi ci si presenta davanti una donna, che riconosco essere Anita.

"Grazie tesoro, va pure..." Il ragazzetto viene congedato e si ritira dentro l'abitazione.

"La signora Penslow?" Robert inizia.

"Sì, sono io."

"Dovremmo farle qualche domanda."

"Certo, entrate pure"

La donna ci lascia passare all'interno. La disposizione dei mobili è molto semplice e la casa sembra rustica.
Entriamo nella cucina seguendo Anita e ci sediamo al tondo tavolo in quercia.

"Riguarda il signor Silver, giusto?"

Né io né Robert rispondiamo, ma sono sicura che il mio accompagnatore vorrebbe ribattere con un professionale 'qui le domande le facciamo noi!'

"Signora Penslow, ieri è stata dal signor Silver?" Robert ribatte con un'altra domanda.

"No" Risponde secca.

"E quando ha saputo della notizia?"

"Ieri, mezza mattinata...me lo ha detto mio figlio, lo avevano chiamato."

"E lei dov'era quando suo figlio ha ricevuto la telefonata?"

"Ero fuori, al supermercato..."

"E come mai non era dal signor Silver?"

"Il giovedì mattina non lavoro..."

Ecco qui che si contraddice. Suo figlio al telefono mi ha detto che la madre lavora tutte le mattine, tranne il mercoledì, dal signor Silver...

"Bel discorso, davvero. C'è un unico particolare che la tradisce...lei non ha calcolato, nella sua falsa testimonianza, la telefonata ricevuta da suo figlio."

"Come? Non capisco..."

Robert mi dà un'occhiata e inizia ad estrarre dalla tasca del giubbotto le manette.

"Lei è in arresto, signora Anita Penslow, ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirà potrà essere usata contro di lei in tribunale."

***

Sento bussare alla porta. Sono in ufficio a compilare i moduli dell'arresto e la recensione del caso.

"Avanti"

Entra mio zio, con la sua solita espressione severa. Dopo un rapido sguardo riprendo a compilare i moduli.

"Avete arrestato la presunta assassina..." Vuole essere una domanda, probabilmente, ma suona più come un'affermazione.

"Già..."

"Molto bene, sappi, Mariline, che dovrete consegnare le prove entro domani sera, altrimenti la donna verrà rilasciata." Lo zio mi ricorda il protocollo.

Annuisco continuando a scrivere e dando poca attenzione alla persona davanti a me.

"Senti Mariline, so che ultimamente non sono stato molto presente..."

Ma va! Te ne sei accorto solo ora?
Continuo a fare ciò che stavo facendo per non affrontare il discorso che mi lacera.

"...mi chiedevo se per caso ti andasse di passare un po' di tempo con me, uno di questi giorni." Finalmente lo guardo e lui allarga le braccia per mettere in risalto la sua persona.

Mio zio non è una cattiva persona... è solo uno molto attaccato al suo lavoro, in fondo...
Sono tentata di accettare il suo invito...mi piacerebbe passare del tempo con l'unica persona della mia famiglia che vive vicino a me...

"Sabato vieni a pranzo a casa mia."

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