Uno

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   Lachesi gli fece adagiare la sorella svenuta sul divano, sapeva che non doveva avere una buona cera, da come aveva reagito un’altra donna, era sicuro fosse molto grave, si chiese se sarebbe sopravvissuta, il suo cuore batteva troppo lento ed er...

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   Lachesi gli fece adagiare la sorella svenuta sul divano, sapeva che non doveva avere una buona cera, da come aveva reagito un’altra donna, era sicuro fosse molto grave, si chiese se sarebbe sopravvissuta, il suo cuore batteva troppo lento ed era fredda al tatto.

Una volta adagiata la donna svenuta sul divano, si mise giusto in tempo, dietro di lei per afferrarla e sorreggerla, prima che potesse cadere, dalla sua voce aveva capito che era questione di secondi prima che crollasse.

La ragazza, Atropo, lo guidò verso la stanza di Lachesi, cosicché potesse adagiata sul suo letto, in modo che potesse riposare.

Nel tenerla in braccio sentì una strana sensazione, una sensazione viscerale e intensa, il suo corpo era caldo e il suo respiro gli accarezzava la pelle.
Il suo odore lo inebriava e aveva preso la sua totale attenzione.

Non aveva mai sentito nulla del genere, il cuore gli batteva così forte nel petto che credeva potesse ridestarla, i capelli di Lachesi gli solleticavano il petto, creandogli una sensazione piacevole.

Lui non riusciva a non pensare a quanto il solo toccarla lo destabilizzava a livello emotivo, non si era mai sentito così in vita sua con una donna.

Entrò nella stanza, seguendo i passi di Atropo e alla fine l’adagiò sul letto facendo attenzione a non scuoterla troppo.

Quando la distese si allontanò, quella sensazione così forte, da far male e allo stesso tempo così piacevole da volerne ancora, sparì quando l’adagiò sul letto e mise distanza tra loro.

Uscì dalla stanza e Atropo gli diede da mangiare e da bere, comportandosi in modo davvero gentile e poi gli disse che poteva anche farsi una doccia e usufruire di qualunque stanza per dormire, poiché ve n’erano molte che non venivano usate, mentre lei si occupava della sorella sdraiata sul divano ridotta male.

"Povera Cloto, chissà cosa le avevano fatto" si chiese.
"Nulla di buono considerando quel sadico del padre di Lachesi, un vero mostro quell’uomo, ed era stato lui a ridurla a quel modo, sapeva di cosa era capace, lo aveva già provato sulla sua pelle", si chiese come si sentisse Lachesi al riguardo, sicuramente si sentiva in colpa.

"Chissà che ruolo aveva Hera in tutte le cose orrende che faceva suo marito, le condivideva? Qualcosa gli diceva di no, in fin dei conti anche lei era stata legata e maltrattata" pensò.
"Peccato che era rimasta indietro".
Scrollò le spalle, tanto non lo riguardava.

Andò a farsi una doccia e chissà perché continuava a pensare a Lachesi, avrebbe voluto toccare il suo viso, sentirne le linee e i contorni, era solo così che avrebbe potuto vederla, l'unico modo che aveva per vedere qualcuno, invece non poteva, avrebbe voluto sapere com’era riuscita a crescere, con un padre così spietato.
"Chissà che infanzia triste aveva passato, per colpa di quell'uomo!
Fortunatamente lei non prendeva da lui".

Indubbiamente aveva preso dalla madre, che a quanto pare era morta se aveva avuto ragione, a pensare che Hera era la matrigna.
"Che fosse l’amante del padre? E che lei dovesse persino sopportare l'affronto che il padre faceva alla madre?".

2 -Le Guardiane-                                                         LachesiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora