Capitolo 11

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Con quella frase sussurrata all'orecchio caló il sipario su quell'orrenda serata. Ero li, semi cosciente, col corpo a pezzi.
<<Kimizuki!! Vieni qui!>>
Il richiamo di Urd era per un mio amico di vecchia data, anche se eravamo sempre pronti a litigare.
Era diventato il suo schiavo personale, anzi più che schiavo era colui che si occupava dei lavori sporchi, questo perché era di corporatura robusta e non adatta alla prostituzione, anche lui come me era nato in questo posto e per tale ragione Urd aveva dovuto trovare un lavoro adatto a lui per sfruttarlo.
Molto probabilmente l'aveva lasciato appostato fuori dalla porta perché al richiamo entrò immediatamente nella stanza.
Non ci vedevo molto bene, ma quando incrociai il suo sguardo intravidi nei suoi occhi compassione e pena, Urd doveva avermi ridotto veramente in uno stato pietoso se pure lui mi guardava a quel modo.
<<occupati di lui e fai in modo che domani possa lavorare>>
<<ai suoi ordini signore>> rispose facendo un inchino a un Urd che già si stava dirigendo verso l'uscita.
Appena se ne fu andato si precipitò da me iniziando a togliermi la fascia dalla bocca. Poi delicatamente iniziò a slegarmi. Le gambe, le prime che furono liberate, iniziarono a ciondolare nel vuoto. Seguirono i polsi, appena liberò il primo fece in modo che il mio petto si appoggiasse a lui così che appena liberato anche l'altro non fossi crollato a terra. Quando fui libero mi adagió delicatamente sul pavimento, farfuglió un torno subito e se ne andò. Ricomparve dopo qualche minuto con in mano una pomata, delle bende e una coperta. Iniziò a spalmare delicatamente la pomata sul petto, al tocco fresco delle sue dita sussultai. Parlò solo quando ebbe finito:
<<riesci a sollevarti? Devo metterti le bende>>
Annui in risposta poi con molta fatica e una smorfia di dolore mi sollevai. Appena ebbe finito anche di fasciarmi e dopo avermi coperto riparlò: << ce la fai a camminare?>> Alla mia risposta mi tese una mano per aiutarmi ad alzarmi, che accettai molto volentieri. Appena fui in piedi mi incamminai, ma non fu una buona idea, sbandavo peggio di un ubriaco e a stento mi reggevo in piedi tanto ero provato, Kimizuki se ne accorse subito. Mi affiancò e si portò un mio braccio sopra le spalle facendomi così da guida e da sostegno. Arrivato al mio appartamento lo ringraziai per poi andarmene finalmente a letto, crollando in un sonno popolato da incubi.

La mattina dopo, come il giorno precedente, alle 7.30 ero di nuovo davanti a Urd. Prima di venire li avevo rimesso la pomata e preso un antidolorifico, se no non sarei arrivato all'ora di pranzo. Chissà come mi avrebbe conciato oggi. Il mio quesito ebbe subito risposta e non mi piacque affatto. Urd teneva in mano un vestito verde e nero anche se definirlo vestito era un eufemismo. Questo era composto da uno pseudo body con scollatura a cuore e un profondo spacco al centro che lasciava scoperti fianchi, bacino e le parti intime, poi a circa metà schiena era fissata, tramite un enorme fiocco, una lunghissima coda a balze.

 Questo era composto da uno pseudo body con scollatura a cuore e un profondo spacco al centro che lasciava scoperti fianchi, bacino e le parti intime, poi a circa metà schiena era fissata, tramite un enorme fiocco, una lunghissima coda a balze

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Ora perché mi costringesse a portare abiti femminili? Perché ahimè ero l'unico cameriere maschio del locale dovevo uniformarmi con le altre e poi lui non voleva sprecare soldi per divise maschili che a suo parere neanche mi donavano. Poi la mia corporatura non aiutava di certo a contraddirlo, avevo tratti molto delicati e femminili che facevano si che l'abbigliamento femminile, appunto, mi donasse. Oltre a vestito con se Urd aveva delle palline thailandesi, ovvero delle palline di diverse dimensioni tenute insieme da un filo, anche se talvolta erano tutte in fila su una stecca, come in questo caso. Come il giorno precedente mi spogliai completamente e mi posizionai carponi davanti a lui. Ormai sapevo la procedura. Questa volta al posto di sedersi sopra di me si mise esattamente dietro di me, con una mano andò a palparmi una natica e a tirarla di lato per esporre ulteriormente la mia apertura. Il mio corpo tremava a ogni suo gesto, anche se lo strumento da lui scelto per la giornata aveva delle misure nella norma era comunque un qualcosa di estraneo con cui dovevo fare i conti e di sicuro non sarebbe entrato in me molto delicatamente. La prima pallina a occhio e croce aveva un diametro di 1cm mentre l'ultima di 5, erano distanziate le une dalle altre e alla fine della stecca vi era un anello per una presa migliore.
Per l'ennesima volta allargò le mie natiche, poi ne mollò una e afferrò la stecca posizionandola davanti alla mia apertura. Immediatamente dopo iniziò a inserirle, la prima entrò con molta facilità essendo di ridotte dimensioni, ma già dalla seconda ci fu resistenza da parte del mio corpo. La cosa più brutta e fastidiosa poi era l'effetto risucchio che faceva si che una volta arrivata a metà o poco più la pallina venisse inglobata interamente al mio interno. La preparazione fu un lento procedimento, quando arrivammo alla quarta pallina la mia opinione sul "oggi usa uno strumento nella norma" era già cambiata, quella fece molta fatica a di entrare, l'effetto ventosa ancora di più, fece molto male e l'ultima non fu da meno.           
Quando ebbe finto di inserirle stranamente non ci si mise a giocare e mi fece alzare immediatamente. Poi si allontanó e prese uno strano costume in pelle, anche se chiamarlo così era un insulto ai veri costumi, era una fascia di pelle elastica che con delle fibbie che andava ad allacciarsi a una cintura.

Quest'ultima mi venne legata molto stretta in vita e a seguire iniziò ad allacciare la fascia che scoprii essere molto corta, quando ebbe concluso il mio pacco era stato compresso talmente tanto da non essere notato e la stecca di sicuro non si sarebbe mossa di mezzo millimetro. Ora mancava solo l'ultimo pezzo, il "vestito". In questo momento mi sentivo come una bambola, ero li immobile ad aspettare che Urd facesse i suoi comodi. Mi sentii abbastanza a disagio con quel robo addosso, in più lasciava in bella vista quella fascia costrittiva, temevo che nonostante la coda del vestito si vedesse lo strumento al mio interno, se così fosse stato sarebbe stato assai umiliante.
Ero in procinto di chiedere il permesso per andarmene quando da non so dove tirò fuori una retina per capelli e una parrucca dalla folta chioma nera. Urd per questa giornata voleva cancellaremi completamente dalla faccia della terra. Con quella cosa in testa sembravo in tutto e per tutto una femmina, maledetto il mio fisico asciutto, ora di mio rimanevano solo gli occhi. Ma le successive parole di Urd spensero questo mio pensiero.
<< bene ora vai a metterti queste lenti e poi torna qui che ti devo dare alcune indicazioni per questa sera>>
Feci come mi era stato detto, Urd oltre ad avermi trasformato in una donna mi aveva anche reso ciò che lui credeva io fossi, un demone, un mostro.
Ora ero di nuovo di fronte a lui ad aspettare.
<< bene, per sta sera visto che ho delle faccende urgenti da sbrigare qui in ufficio tu mi farai compagnia, presentati con addosso gli "indumenti" che troverai in questo sacchetto appena finisci il turno, ora puoi andare>>
Al suo permesso in fretta e furia mi ritirai, con in mano il suddetto sacchetto, non lo guardai, non volevo rovinarmi ulteriormente la giornata.
A rovinarla fu altro però, gli effetti dell'antidolorifico terminarono circa all'ora di pranzo, dopo a ogni minimo spostamento vedevo le stelle. Ma il tocco finale fu il cliente speciale che venne a farci visita nel pomeriggio.

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