Una parola (estate)

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Questa non è una di quelle storie strappalacrime che leggete di solito. Questa è realtà, niente finzione, niente inventato. Questa è la mia storia;

Sono Bianca, Bianca Luca (Luca, come un nome, sfortunatamente non sono nata in Italia ecco perché ho un cognome diverso) ho sedici anni, compiuti a marzo. Sono nata in Romania e non ho niente a che fare con l'Italia. Tutto per me qua è nuovo, cioè lo era quattro anni fa. Adesso sono al primo anno di liceo, liceo linguistico e la mia vita è un disastro.

Perché è un disastro? Perché semplicemente non è come la voglio io, semplice. Ho un casino, nella mia mente, sul mio corpo, nella mia famiglia. Sono un disastro. Tutto è iniziato con la fine dell'anno scolastico, il mio primo anno di scuola superiore e liceo. Dopo un lunghissimo anno trascorso in quella scuola speravo che non appena finito tutti i giorni di prigione sarei stata libera, ma questa accade solo nei libri e nei film, niente nella vita reale è così. Almeno per coloro che studiano e non hanno i miei problemi finisce tutto rose e fiori.

Una volta finita la scuola ero del tutto convinta che non avrei mai passato l'anno scolastico -infatti lo sono tutt'ora- così decido di godermi i primi giorni di vacanza. Faccio le solite cose, pulire la mia stanza, la cucina e uscire con il cane, ma nonostante tutto ciò a mia madre non sta mai bene. Detto questo, faccio le solite cose, vado a mare, esco con le amiche e niente di più. Ma ecco che arriva il giorno, il giorno in cui racconto tutto a mia madre, ovviamente non è tutto calmo in questa casa così fra varie urla dalle mie labbra fuoriescono cinque semplice parole per mia madre "TANTO QUEST'ANNO NON PASSO!" e da questa frase il mio mondo inizia a crollare, lentamente, e distruggersi i pezzetti davvero piccoli. Mia madre non ci credeva, non ci credeva veramente così ha chiamato la scuola, ma la scuola non sapeva ancora niente.

Così le ho detto tutte le cose, fin quando non ha iniziato ad urlare e dicendomi davvero cose che avrei preferito non sentire, non volevo sentirle. Non le meritavo, così per la prima volta in vita mia mi sono sentita debole e vogliosa di dolore. Chiederete, ma non ha ricevuto tanto di dolore ascoltando sua madre che le diceva quelle BELLISSIME parole?

Infatti ero piena di dolore, i miei occhi e il mio corpo, ma ne volevo ancora di più.

Decido così che in quel giorno dovevo fare qualcosa, giorno non era, ma sera. Salgo all'ultimo piano della casa mia, alla ricerca di qualcosa di tagliente, ma nulla. Trovo un piccolo coltello di cucina, di ceramica che mia madre mi aveva avvisata prima di stare attenta perché tagliava facilmente. Stringo così l'impugnatura del coltello ed inizio a tagliare. Le lacrime sul mio volto scendevano lentamente, come un acido per il mio viso, ma nonostante ciò non riuscivo a fermarmi, dovevo continuare.

Otto tagli, dopo tre giorni i segni li posso ancora sentire e l'odore delle lacrime che scendevano pure. Il dolore perché ho fatto questi gesti non è passato, perché ero una persona forte, non avevo mai fatto una cosa simile, non sopportavo le persone che lo facevano, ma in quel momento mi sono resa conto di una semplice verità. Le ferite sul mio corpo resteranno, mente con il tempo nella mia mente svanisco nel nulla. E allora ho pensato "Ecco perché le persone fanno queste cose, per ricordarsi i momenti brutti della loro vita. " ma perché tutto ciò?

E così arrivo da sola anche alla risposta "perché magari potranno godersi i giorni felici al meglio senza pensare al passato".

Adesso invece sono sul letto, alle 04:25 a scrivere la mia storia e raccontare tutto ciò che mi succederà ogni giorno di quest'estate.

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⏰ Last updated: Jun 14, 2014 ⏰

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Una parola (estate)Where stories live. Discover now