Il sole era emerso da poco dalle profonde acque del Pacifico, tingendo il cielo con un'intensa colorazione giallo-arancio.
I raggi, penetrando attraverso le fessure delle veneziane della sua camera, lo avevano svegliato, dando così inizio a quella che, contrariamente a quanto credesse, sarebbe stata una tra le giornate più memorabili degli ultimi tempi.
La mattinata non era di certo cominciata nel miglior modo che si potesse immaginare: per colpa di un incidente avvenuto durante il tragitto, era arrivato in ritardo al lavoro, venendo per questo ripreso severamente dal datore di quel lavoro che tanto odiava, ma che gli permetteva di ricevere quei pochi spiccioli necessari a pagare cibo, affitto, e il solito pacchetto di sigarette, divenuto oramai giornaliero.
Quello che stava attraversando era forse tra i periodi peggiori della sua vita, si sentiva abbandonato, solo, aveva perso tutti, e non smetteva mai di incolparsi per questo. Si sentiva come perso in un' enorme landa desolata. Aveva camminato a lungo, ma invano; gli era sembrato più volte di vedere un qualcosa all'orizzonte, che magari lo avrebbe potuto salvare, finendo però per rivelarsi tutto un miraggio, una stupida illusione, e ora forze maggiori lo schiacciavano a terra, rendendolo impotente, impedendogli di continuare ad andare avanti, alla ricerca di una qualche oasi che avrebbe finalmente interrotto l'aridità dei suoi giorni.
Terminò finalmente il suo turno lavorativo e si affrettò dirigendosi verso casa, avvolto dalla sua tipica aura apatica che non faceva mai trasparire nulla di quello che accadeva all'interno.
Camminava distrattamente, ripensando come al solito ai bei vecchi tempi in compagnia di chi lo rendeva davvero felice. Chi lo avrebbe mai immaginato che quegli occhi e quel sorriso che lo affascinavano così tanto sarebbero scomparsi da un giorno all'altro senza il minimo preavviso, riducendolo in quelle condizioni? Totalmente perso nei suoi pensieri, non si accorse del gradino che aveva davanti, facendolo inciampare su di un passante che si trovava lì vicino, e facendo rovesciare a terra tutti i documenti che portava in mano. Automaticamente si scusò con quella che, a giudicare dal poco che riusciva a vedere da terra, sembrava una ragazza e subito si affrettò a raccogliere, con l'aiuto di lei, quello che aveva causato. Appena finito, alzò lo sguardo con l'intenzione di scusarsi nuovamente, rimanendo però pietrificato da quello sguardo che lo faceva sentire come a casa, sicuro, protetto ma che al contempo lo scombussolava non poco. Uno sguardo del genere l'aveva incontrato solo una volta in vita sua e, caso volle che vi stava pensando proprio prima di quell'incontro. Imbarazzato quanto sorpreso dall'accaduto, riabbassò lo sguardo, notando al polso della ragazza un bracciale d'argento con delle lettere incise sopra. Quando ebbe il tempo di realizzare quanto appena accaduto, la ragazza stava già per andar via, ma lui riuscì a fermarla giusto in tempo afferrandole il braccio.
"Sei tu, vero?" le chiese quasi impulsivamente
"Come scusa?"
"Non ricordi? Quello te l'ho regalato al tuo quindicesimo compleanno" disse indicando il bracciale
"Oddio sei tu? Non ti avevo riconosciuto, sei cambiato un sacco sai?" e così, seduti a un tavolino di un bar, sorseggiando insieme una tazza di caffé, continuarono a parlare, riscoprendosi l'un l'altro dopo circa 6 anni. All'udire le parole di lei, pronunciate con quella voce che, pur se cambiata, racchiudeva ancora quel suo tipico tono di innocenza che la aveva sempre caratterizzata, germogliò finalmente, dopo tanti anni di appassimento, un sorriso. Eccola lì, l'aveva trovata, l'oasi che tanto cercava era proprio davanti a lui, era comparsa senza nessun preavviso, dal nulla. Quel suo animo inaridito aveva finalmente incontrato uno specchio d'acqua e ora vi ci stava nuotando, riacquistando l'energia e la vitalità di un tempo. Ignorando e forse dimenticandosi volotariamente di quanto accaduto in mattinata, suppose che la dea bendata dovesse essere dalla sua parte quel giorno; era finalmente salvo, quella volta non era un'allucinazione provocata dal desiderio di volersi salvare, no, era più che reale, anche se a tratti irrealistico.
Era rinato, era incappato casualmente in una sorgente e ora si era finalmente reidratato e nutrito dei frutti che offriva.
Non gli restava che usufruirne a pieno, non sprecando neanche un secondo, per il timore che, così come era comparsa all'improvviso, potesse scomparire di nuovo senza preavviso, lasciandolo perire di nuovo tra le intemperie di quel deserto che lo aveva fatto soffrire senza mostrare neanche un minimo di pietà per tanti anni.~ ~ ~
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Oasis
Short Story"si sentiva come perso in un' enorme landa desolata, aveva camminato a lungo, ma invano, gli era sembrato più volte di vedere un qualcosa all'orizzonte, che magari lo avrebbe potuto salvare, finendo però per rivelarsi tutto un miraggio, una stupida...