Tra le Luci di Roma

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Finalmente la sua Italia, eccola lì, Ermal la vedeva dal finestrino dell'aereo. Ammirava sognante il paesaggio splendido che aveva davanti agli occhi. Uno sguardo più scientifico avrebbe potuto dire che in realtà era ancora troppo in alto perché potesse definirsi splendido, non si vedeva così bene. Ma al ragazzino non interessava la scienza, interessava solo quell'inebriante sensazione che provava nel sentirsi di nuovo a casa. 

Non che il viaggio non fosse stato bello, l'esperienza di scambio con il Messico era stata eccezionale, meravigliosa e probabilmente non avrebbe parlato che di quello per i prossimi mesi, se non anni. Ma la sua famiglia gli era mancata così tanto, e la sua casa, la sta stanza, e ora finalmente tornava. 

Era in aeroporto, con una stanchezza e una mole di valige senza pari. Aveva le occhiaie, i capelli scomposti e la testa dolorante; voleva solo una doccia calda e un letto morbido. Ma quando vide la sua famiglia, e quando vide Fabrizio si dimenticó per un attimo della stanchezza e del mal di testa. Accelleró il passo e finalemte riabbracció sua madre, quanto le era mancata, quanto? Non sapeva quantificarlo, si limitó a pensare infinitamente. Subito dopo i fratelli gli si avvicinarono. Tutti lo strinsero in un grande abbraccio ed Ermal così si sentì veramente a casa. 

L'unico che era rimasto a guardare quella scena un po' in disparte era il suo migliore amico. Lì a pochi passi stava Fabrizio, con un sorriso imbarazzato e lo sguardo che sorrideva in contemporanea alle labbra. Quando si staccó dagli abbracci e i baci della sua famiglia, allora si rivolse al moro. Si tuffó su di lui e gli circondó il collo con le braccia. 

Dopo qualche minuto si staccó anche dal moro, che subito lo guardó bene, da testa a piedi. Ed anche Ermal squardó lui, Fabrizio era sicuramente cambiato di più dei suoi familiari, lo notava ancora più trasandato del solito. I capelli sempre lunghi e la barba accennata erano rimasti uguali in realtà, ma era più uomo, si ritrovó a pensare. Sì, era decisamente più uomo, le spalle più larghe, il viso piú squadrato, e la voce... Quando sentì la voce si stupì davvero, era più profonda e graffiante di quanto la ricordasse -Cavolo, Ermal ma quanto sei strano, sei un cespuglio co 'sti capelli!- e prese ad arruffargli i ricci. La mamma di Ermal allora intervenne -Ora è quasi più alto di te, Fabrì! Oh, tesoro fatti guardare sei così bello!- e lo strinse fortissimo, la scena fece sorridere tutti anche se imbarazzó un poco il protagonista. 

Poco dopo tornarono a casa, Ermal aveva bisogno di dormire, ma allo stesso tempo si sentiva così elettrizzato da non riuscirci. Quella sera infatti, dopo aver salutato Fabrizio, che oltre tutto abitava a meno di cinquanta mentri da lui, la passó a raccontare per ore e ore cose che in realtà gli altri già sapevano. Le chiamate che continuamente faceva con la famiglia li avevano tenuti aggiornati, ma era come se sentire le stesse parole da lui in persona fosse più bello. 

Dopo cena Ermal uscì fuori nel vialetto, non aveva quasi parlato con Fabrizio, e visto che il caldo lo permetteva, avevano deciso di vedersi e fare due chiacchere fuori. Si conoscevano praticamente da sempre, e nonostante i due anni di differenza di età, Ermal non era mai stato messo indietro perché più piccolo. Anzi, il più grande aveva sempre sentito il bisogno di proteggerlo. Forse era per questo, che aveva sentito così tanto la sua mancanza in qudi mesi.

 Quando aprì la porta vide Fabrizio fuori che già lo aspettava -Eccoti qua- disse il moro, e questa volta fu lui ad abbracciare Ermal. Forse sarebbe meglio dire che fu lui a tuffarsi sul piú piccolo e stringerlo forte, quasi a compensare tutti quei mesi fatti di misere chiamate. Dopo che si distanziarono rimasero lì, sul vialetto a parlare, Fabrizio sapeva praticamente tutto del Messico, e anche se non fosse stato così, lui era troppo stanco per articolare un discorso troppo complesso. Eppure restavano lì, sentivano il bisogno di stare vicini. Fu quindi di nuovo il moro ad iniziare la conversazione -Certo che è incredibile quanto sei cambiato, ti vedevo dalle foto, ma ora sei così grande, sicuramente diventerai più alto di me..- e c'era un misto di delusione e ironia nel suo tono. Lo aveva spesso preso in giro per l'altezza, e ora invece il riccio era praticamente sul punto di superarlo. Beh, quel che si dice il Karma. Ermal sorrise -Io non mi vedo così can..- e si interruppe vedendo un altro tatuaggio che prima non si ricordava nella sua mano, non gliela aveva detto. Poggió l'incide sul dorso della mano -wow-  e Fabrizio, capendo a cosa si riferiva, subito provó a rispondere con il tono di un ladro colto sul fatto -Sì, non te l'ho detto sapevo avresti rotto con la storia dei tatuaggi- l'altro  sorrise -Dico solo che dovresti smetterla di fare da cavia a tua sorella!- ed entrambi scoppiarono a ridere.

Quell'attimo di Eterno || MetamoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora