«Allora, oggi ti ho portato dei grissini, del burro d'arachidi e, umh... Ah, ecco, una burrobirra con doppia panna!»
George lascia il vassoio d'argento sulla scrivania, poi indietreggia e si siede sul bordo del letto.
«Avrei preferito la salsa al-»
«La salsa al formaggio, lo so.»
«Già, la salsa al formaggio. Suppongo che mamma l'abbia di nuovo messa sotto chiave? »
George annuisce, un'espressione esageratamente drammatica a deformargli il volto.
Fred ride, poi afferra il vassoio e si butta sul letto accanto al fratello, iniziando a sgranocchiare un grissino.
«Che mi racconti del mondo là sotto?» scuote le briciole per terra, e: «A parte che mamma ha messo di nuovo la salsa al formaggio sotto chiave, s'intende» aggiunge.
George inzuppa l'indice nel burro d'arachidi, pensando a come rispondere a Fred, e sapendo che si riferisce a tutto ciò che accade al di fuori della camera dove si trovano ora. «Mah, niente di che... Papà ha trovato in un qualche negozio un coso babbano chiamato "microponte", e non fa che aggeggiarci. A dire il vero, io ancora non ho capito a cosa serva, oltre che a far suonare una campanella a intervalli irregolari.»
«Forse è uno strano strumento babbano, sai: per la musica! »
«Ma sì, visto? Ci avevo pensato pure io! Però quando l'ho detto ad Harry, è scoppiato a ridere...»
Fred prende un sorso di burrobirra, macchiandosi il viso con due enormi baffi bianchi che spazza via con la manica del suo maglione viola. Anche George sta indossando il maglione viola, quello con la lettera gialla. Si vestivano abbinati prima, quindi non vede perché non debbano farlo anche ora.
«Ah, ed Harry e Ginny sono così appiccicosi che penso che prima o poi si fonderanno in un unico corpo mostruoso che chiameremo-»
«-Gerry!» esclamano all'unisono.
Ridono, poi Fred finisce la sua burrobirra e si lecca un dito sporco di burro d'arachidi; George gli ruba un grissino.
Passano attimi di silenzio, poi George si fa coraggio, e pronuncia la domanda che da tanto gli preme in gola per uscire: «Sai, la mamma si mostra forte, ma in realtà io la sento quando pensa che non ci sia nessuno: parla da sola e piange. Non vuole farcelo vedere, ma sta davvero male. Ecco, pensavo che se potessi andare a trovarla, di tanto in tanto, lei sta-»
«George.» Fred, da stravaccato sul letto, si mette a sedere, fissando il fratello negli occhi con serietà. «Sai benissimo che non posso.»
Sì, lo sa davvero che non può: glielo ha ripetuto tante volte. Eppure, ancora, non riesce a capire perché. Ha provato a farselo spiegare, ma ogni volta il fratello evita di rispondere, girandoci abilmente intorno oppure, semplicemente, cambiando spudoratamente discorso. Ma lui e il gemello sono fatti della stessa pasta, e Fred sa benissimo che non riuscirà a nascondere l'informazione ancora a lungo, almeno quanto è consapevole che, se non gliela dice, deve esserci sicuramente un motivo valido. Di solito è per questo che non insiste più di tanto. Però oggi non è "di solito", e a George sta iniziando a pesare tutto ciò.
«È solo che non capisco perché tu non voglia -o possa, o qualunque cosa sia- dirmelo! Io e te ci diciamo tutto, ricordi? Io e te siamo noi, io e te siamo insieme, e invece tu mi hai lasciato, e dopo sei tornato dal niente senza dare spiegazioni!»
George è arrabbiato, lo è come non lo era da tempo. Di solito prende tutto sul ridere; scherza quando avrebbe voglia di sfogarsi contro qualcuno e sperimenta gadget per il negozio quando deve scaricare lo stress. George non si arrabbia spesso, e nemmeno Fred. Però ora è furioso, e avrebbe voglia di scaraventare il vassoio vuoto contro la parete. Anche Fred è arrabbiato, ma lui non grida, non lancia oggetti contro i muri instabili de La Tana: si limita a guardarlo duramente. Poi si alza, apre la finestra e svanisce nella notte.Sono passati tre giorni, e ancora non ha rincontrato il fratello. È arrabbiato, e non ha assolutamente voglia di vederlo. L'ultima volta che era successa una cosa simile avevano entrambi sette anni, quando ancora i piccoli fastidi parevano enormi problemi agli occhi di un bambino. Molly aveva preparato la famigerata salsa al formaggio, con delle patate fritte apposta per inzupparcele. Fred e George amavano la salsa al formaggio, e avevano passato tutta la cena a discutere su quanta ne sarebbe dovuta toccare a chi. Alla fine, per farli smettere e poter cenare tranquillamente, Molly aveva tolto la ciotola con la salsa e l'aveva messa via con un incantesimo di conservazione, proibendo a chiunque di toccarla. Ma i due, fin dalla tenera età, non erano mai stati propensi ad ubbidire alle imposizioni ricevute, così che, di nascosto, la notte George era sgattaiolato in cucina per rubarne un po', solo per scoprire che Fred non solo aveva avuto la stessa idea, ma l'aveva avuta persino prima di lui. Iniziarono quindi a litigarsi la ciotola con la salsa, finché questa non cadde a terra frantumandosi. La loro mamma sentì il trambusto e scese a controllare, e la reazione di una Molly svegliata nel bel mezzo della notte fu ancora più disastrosa di quella di una Molly attiva e riposata (per quanto si possa essere riposati stando dietro a tutti quei figli scatenati): manco a dirlo, mise i due in punizione, dopo una bella sculacciata, e, cosa ancora più tragica, mise la salsa al formaggio sotto chiave. Ovviamente, sotto chiave significa che vi aveva lanciato un incantesimo apposito, e contro cui dunque i due non potevano fare nulla. Accettare i propri errori sarebbe stato troppo difficile per ogni bambino: figurarsi per loro due! L'ovvia conseguenza fu che George accusò Fred, e Fred diede la colpa a George. Incapaci di ammettere i propri errori, non si parlarono per ben quattro giorni (un periodo infinito quando si hanno sette anni), e rifiutarono persino di vestirsi abbinati.
Quella volta si erano riavvicinati in modo naturale, quando Molly si era resa conto della situazione e aveva preparato una nuova ciotola di salsa al formaggio per loro due: sapevano bene che, se avessero litigato di nuovo, nessuno avrebbe ottenuto quello a cui miravano.
Eppure George, stavolta, non vede come fare a sistemare la situazione, poiché ora non ci sono motivi futili nel mezzo, loro madre non può aiutare e, soprattutto, non hanno più sette anni.
Ricordare quest'episodio apre una breccia nel muro di rabbia che ha costruito, e comincia a chiedersi quando il fratello si rifarà vivo. Passano altri due giorni, e ormai la rabbia è passata ad essere irritazione, e da irritazione è sfumata in paura: l'ha lasciato di nuovo? Tornerà più da lui?
Il respiro gli si fa pesante all'idea di dover di nuovo convivere con quel vuoto persistente nel petto, nella vita. Sente gli occhi bruciare e prova un insistente bisogno di urlare, gridare e buttar fuori tutta l'aria presente nei sui polmoni, che però sembra non riuscire a passare attraverso il tappo di cemento che si è creato nella sua gola. Arranca sulle scale e, sbattendo la porta malamente, si chiude in camera sua. Cosa è? Una maledizione?
Sente gli occhi bruciare per le lacrime che premono, quando una mano gli si posa sulla spalla. Alza lo sguardo e, davanti a lui, c'è Fred. Fred che è morto, ed è tornato da lui. Fred che parte e ritorna. Fred che è un pezzo di lui. Fred che è con lui, un'altra volta. I battiti del suo cuore rallentano, il respiro si regolarizza; abbraccia il gemello con disperazione e sa, finalmente, che c'è ed è reale.
«Scusa. Scusa, Fred, non insisterò più... »
«Lo faccio per il tuo bene, George.»
«Lo so. Lo so.»