PROLOGO
Finalmente era arrivata la tanto sospirata estate ma, soprattutto, il periodo migliore dell'anno: quello delle ferie. Stella aveva deciso, proprio quell'anno, di prendersi una pausa da tutto e, soprattutto, da tutti. Il solito refrain di tutti i giorni, comprensivo di levataccia, sveglia, tram, strisciata del badge e viceversa, con il solo cambio di programma previsto dal pigiamone, tv e tisana e "buonanotte", aveva abbondantemente superato il livello di nausea consentito in quel momento della sua vita. Era stato un periodo complicato; la fine della storia con Giovanni era stata una sorta di liberazione ma anche un trauma, considerato il loro rapporto ormai quinquennale. E' vero, tutto si era pian piano appiattito nella più classica delle abitudini e della quotidianità condita da una buona dose di pigrizia tipicamente maschile. Ma anche in quell'abitudinarietà; si erano consolidati gesti che un po', in fondo, le mancavano. Tra l'altro tutto ciò che le bruciava maggiormente era stata l'incapacità sua di staccare la spina in un rapporto che chiaramente si trascinava ormai da troppo tempo, lasciando a lui la scusa per addossarle, se non tutte, molte delle colpe. Il problema più grande era facilmente individuabile nel fatto che questa piattezza aveva preso possesso anche della sua vita da single. Priva di stimoli e, a dispetto del nome, spenta e priva di ogni brillantezza come mai lo era stata, viveva ormai con disinteresse qualsiasi evento e qualsiasi rapporto umano. Anche durante l'organizzazione delle vacanze così desiderate e, forse illusoriamente percepita come via di fuga, era stata vissuta con un misto di angoscia e insicurezza. Poteva la fine del suo rapporto complicare così tanto la sua giovane vita di 30 enne?LA PARTENZA
La valigia era sul letto, ma non era quella del "lungo viaggio" raccontata da Julio Iglesias. Era una valigia anonima, come tutto il suo periodo. Dentro c'era lo stretto necessario e qualche libro irrinunciabile e unico compagno di letto. Si diresse verso il bagno, il treno era alle 10.00, un orario tutto sommato comodo e l'arrivo sulla costiera romagnola era previsto per le 18.00, giusto il tempo di arrivare in hotel, sistemarsi, cenare e magari fare una passeggiata per Cesenatico. Non l'aveva mai visitata ma, sempre per quell'illusione, sperava che la mitica movida della costiera potesse inocularle il virus positivo della vitalità sopita. Aveva bisogno di una doccia. Iniziò a sfilarsi con delicatezza - quella che aveva sempre avuto in ogni suo gesto - la canotta. La pelle bianco perla era stata sempre un altro punto di insicurezza, benché in realtà fosse un punto di forza. Ma gli stereotipi raccontavano di donne meravigliosamente abbronzate e lucenti sotto il sole dell'estate. Si guardava allo specchio con una certa riluttanza, ignorando completamente la perfetta rotondità dei suoi seni grandi, invidia per molte, troppo grandi per lei. La forma leggermente a "pera" e dei capezzoli adolescenzialmente pronunciati, accompagnati dalle areole paffute , eroticamente perfetti e color rosa tenue erano un'arma di seduzione colpevolmente mai esaltata dal suo ex. Era lì, quasi a contemplarsi davanti allo specchio nei termini di una natura morta. Così, nello sfilare via gli slip, non si accorgeva di avere sua gambe ben tornite e lineari e due natiche perfettamente esplicabili nel concetto di "forza della gravità". Il suono dell'acqua si accompagnava alla musica che vibrava nell'aria: acqua e musica per lei erano un connubio perfetto. Adorava nuotare in mare, piscina, lago, perfino nella vasca da bagno sfidando gli spazi di movimento pari a zero. Nell'acqua trovava la forza di fare spazio nella propria mente e alimentare pensieri, sogni e fantasie. Fantasie di ogni genere, si, anche molto calde, come la temperatura dell'acqua che in quel momento scendeva giù, nonostante il clima. Le mancava avvertire sensazioni piacevoli tra corpo e anima, ecco perché nel fare scivolare la spugna sul capezzolo, il brivido che avvertì arrivò direttamente al cuore ma durò il tempo di un "amen" perché la sua razionalità le fece comparire davanti gli occhi "Monsieur Pessimismo" che le diceva: "Da sola? E' tutto quello che ti rimane? Triste." E questo pensiero spazzò via il sapone con l'acqua insipida che si asciugava nella valle della tristezza.LA CAMERA D'ALBERGO
Il viaggio non fu stressante, il libro compagno di letto si era trasformato anche in un salvagente durante il tempo che intercorse tra la partenza e l'arrivo. I suoi occhi verdi, il suo fisico slanciato e sinuoso, le sue rotondità potevano essere poco considerate da sé stessa, ma non certo dai due compagni di scompartimento in treno. Gli occhi puntati su di lei da parte del signore di mezza età e dal giovane che le sedevano di fronte non la mettevano affatto a proprio agio. Era evidente, e tra l'altro abbastanza deprimente, che il signore di mezza età la stesse spogliando con gli occhi, tantopiù in considerazione del fatto che quel giorno aveva deciso di indossare una maglietta ampiamente scollata e, sotto, il top del bikini. Il fatto che non si considerasse attraente, non valeva lo stesso per gli altri, perché in realtà attraente lo era, eccome. Il rivolo di sudore che le scendeva nella scanalatura dei seni, (perché ovviamente l'aria condizionata non funzionava proprio nella sua carrozza) era un richiamo troppo sensuale per chiunque: chi non avrebbe voluto essere al posto di quella goccia e percorrere la strada del piacere sino alla base del seno per poi scivolare verso l'ombelico? L'imbarazzo e il disagio vennero comunque interrotti dalla voce registrata che annunciava l'arrivo in stazione. Di tutta fretta prese il suo bagaglio e scivolo via dagli scalini in direzione hotel. Il suo smartphone era probabilmente più rapido di lei a indicarle le direzioni.
- "Buonasera signorina, la sua camera è la 171B, le auguriamo un felice soggiorno"
le disse la receptionist con tono gentile e accogliente, scandendo le parole tra le pieghe di un sorriso sincero. Entrò nella stanza, accese la luce, buttò casualmente il trolley in un punto qualsiasi e, sbadigliando, aprì la tenda per godersi l'affacciata.
- "oddio!" esclamò.
La sorpresa non fu delle più piacevoli. Tra una pagina e l'altra del racconto che leggeva in treno già immaginava di poter stare beatamente affacciata al davanzale della propria camera d'albergo ammirando il mare, specialmente la sera, magari inventando storie sui passanti che si godevano le vacanze e percorrevano il lungomare poco distante da lei. Ma niente di tutto ciò si realizzo davanti ai suoi occhi: di fronte aveva il davanzale e la finestra di altre camere. Il suo viso si rabbuiò, chiuse di nuovo le tende, e farfugliando qualcosa accese la tv.
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Arcobaleni Rosa
Short StoryStorie eroticamente brevi. O brevemente erotiche. Viaggi di fantasia visti dagli occhi dell'universo femminile.