Parte 2

4.6K 10 11
                                    

Parte 11 : Benvenuti in Francia

Dopo molte ore di volo finalmente l'aereo cominciò a perdere quota e, mentre le ruote toccavano il suolo ed i freni lavoravano a massima potenza, io poggiai la mia schiena sul mio sedile cercando di far calmare il dolore e pensai a quanto ero stata stupida all'inizio nel credere che alla fine del volo sarei stata rilassata e fresca come una rosa grazie a quei comodi sedili. I sedili erano certamente confortevoli, peccato però che io mi fossi seduta al mio posto solo pochi minuti prima, dopo essere stata in ginocchio per almeno quattro ore massaggiando senza sosta i piedi di mia zia che si stava godendo il viaggio bevendo il suo champagne e guardando il film. Le hostess erano passate vicino a noi diverse volte ma sembravano essere abituate allo strambo comportamento dei passeggeri e nessuna delle due ragazze ci avevano detto nulla ed avevano continuato a fare il loro lavoro senza preoccuparsi di noi. La zia non aveva sprecato nemmeno un secondo di inattività delle hostess e mentre le ragazze discutevano tra loro in fondo al corridoio, la mia padrona mi metteva i piedi in faccia e giocava con me, godendosi i miei bacii appassionati.

Quando l'aereo si fermò mi alzai con delusione, sarei stata seduta volentieri per almeno altri dieci minuti per riposare un po'. Eravamo appena arrivati ​​a Parigi ed io avevo già capito che per me non sarebbe stata affatto una vacanza, ma una settimana di duro lavoro. Dopotutto ero una schiava ed ero lì solo per servire la mia Padrona e rendere confortevoli quei giorni per la mia bella zia.

C'era molto caldo, la temperatura era infatti di 37 °C, e non appena scendemmo dall'aereo io cominciai a sudare copiosamente, poi pregando che non ci fosse per tutta la settimana quell'afa che mi rendeva difficile persino respirare, io misi il piede per la prima volta sul suolo francese. Dall'aeroporto "Charles de Gaulle" ci dirigemmo verso il centro della capitale francese con un taxi e mentre l'auto si muoveva con difficoltà tra il traffico parigino, io cercavo di scorgere la famosa Torre Eiffel.

- Non puoi vederla da qui, stupida - mi disse mia zia che, ancora una volta, sembrava avermi letto nella mente.

Rassegnata a dover aspettare ancora prima di vedere il simbolo nazionale della Francia, un tempo tanto odiato dai francesi perché considerato uno sfregio alla città, dovetti accontentarmi di vedere attraverso il finestrino dell'auto lo Stade de France che ospita le partite della nazionale francese di calcio.

"Chi lo sa, forse un giorno anche io sarò in grado di giocare in uno stadio come quello" mi dissi mentre sognavo ad occhi aperti di guidare la squadra nazionale del mio paese alla vittoria ed alzare al cielo la coppa del mondo. Il calcio femminile non era certo seguito come quello degli uomini, ma io speravo tanto che in futuro il movimento facesse dei passi avanti e forse anche le donne che praticavano questo sport avrebbero potuto diventare famose tanto quanto gli uomini.

"Se non posso più essere un'attrice, forse potrei raggiungere la fama come giocatrice di calcio e poi persino mia madre dovrà essere orgogliosa di me" io pensai.

Il nostro hotel a cinque stelle era situato in Place de la Republique, situata tra il 3 °, 10 ° e 11 ° arrondissement. Quando entrai nella nostra suite di lusso, ero così eccitata che corsi per la stanza e mi buttai pesantemente sul maestoso letto, incredibilmente confortevole. Poi udii un colpo di tosse e compresi che mia zia stava cercando di attirare la mia attenzione. Guardai zia Emma negli occh, senza avere però la forza di abbandonare il letto che sicuramente avremmo condiviso quella notte, dato che non ce ne era un'altro. Per un attimo temetti di dover trascorrere la notte sul divano che comunque mi sembrava molto confortevole.

- È questo il modo di comportarsi ? - mi disse la zia irritata, poi schioccando le dita, aggiunse - Qui, inginocchio -

Mi alzai velocemente dal letto, mi avvicinai a mia zia e mi inchinai ai suoi piedi.

- Mi scusi Madame - io dissi con un filo di voce, guardando umilmente il pavimento.

- Quando saremo sole tu dovrai sempre essere in ginocchio in mia presenza, a meno che non ti ordini diversamente, ovvio. Hai capito schiava ? - lei disse, mettendomi un piede sulla testa e schiacciando la mia faccia contro il pavimento.

- Sì Madame. Per favore perdoni la sua schiava per essere stata così stupida e non avervi mostrato il rispetto che meritate - le dissi, supplicando la mia signora.

La zia tolse il piede dalla mia testa e, sapendo di essere stata perdonata, io cominciai a baciarle freneticamente i piedi, ringraziandola. La mia Padrona si avvicino al letto e quando si sedette, schioccò di nuovo le dita ed indicò il pavimento. Strisciai vicino a lei e quando fui solo a pochi centimetri, mia zia mi disse :

- Toglimi le scarpe e leccami i piedi. A causa di questo caldo sono molto sudati -

La possibilità di assaporare quel nettare divino ed il suo tono autorevole mi stavano già eccitando ed io, non chiedendomi più perché essere umiliata mi facesse così effetto, le tolsi delicatamente le scarpe e cominciai ad annusare freneticamente, strofinando i suoi piedi su tutta la mia faccia, che fu ricoperta immediatamente dal suo sudore.

- Ho detto lecca ! - disse la zia dandomi un leggero calcio in faccia.

Mi affrettai a tirare fuori la lingua e cominciai a leccare come un cane le sue morbide piante con delle lunghe e veloci leccate, dal tallone fino alle punta delle dita, cercando di rimuovere fino all'ultima goccia di sudore. Leccai sempre più velocemente, dedicando più attenzione ai suoi talloni che sembravano le parti più difficili da "pulire". Dopo qualche minuto la zia si distese sul letto a pancia sotto e, rilassata, lei chiuse gli occhi mentre la sua schiava continuava a leccarle con devozione i piedi. In quella posizione per me era molto più facile leccarle le piante, e così io proseguii il mio lavoro alternando alle leccate dei baci appassionati. Ovviamente non trascurai le sue eleganti dita e quando misi la mia lingua in mezzo ad esse, dovetti trattenermi dal gemere di piacere, sempre più eccitata da quel gusto meraviglioso che in quella zona era molto più intenso.

Mia zia doveva essersi addormentata ed io decisi di rischiare. Con le dita dei suoi piedi ancora in bocca, io cominciai a masturbarmi furiosamente. Ero così eccitata che venni dopo qualche secondo e, avendo soddisfatto le mie esigenze, io ripresi il mio lavoro con maggiore attenzione e continuai a leccarle i piedi senza alcuna intenzione di smettere. Leccai i piedi di mia zia per quasi due ore e quando infine lei si svegliò, la donna fu piacevolmente sorpresa di trovare la sua schiava ancora al lavoro. Solo quando la mia signora mi diede l'ordine di fermarmi, la mia lingua ritornò dentro la mia bocca.

- Vammi a preparare un bagno caldo - disse la zia ad un certo punto.

Non sapendo bene che cosa fare io decisi di strisciare verso il bagno, facendo scoppiare a ridere la zia. La mia bocca si spalancò quando vidi le dimensioni di quel bagno, così grande che la vasca avrebbe potuta essere facilmente definita una piccola piscina. Fortunatamente nonostante le sue dimensioni, la vasca si riempì rapidamente ed io versai all'interno degli oli profumati che avevo trovato in un cassetto. Dopo aver controllato per l'ultima volta la temperatura dell'acqua, ritornai da mia zia e le dissi :

- Il vostro bagno caldo è pronto Madame -

Zia Emma scese dal letto e mi fece cenno di seguirla nel bagno. La mia figa era di nuovo un lago perché sapevo che avrei presto avuto l'onore di vedere mia zia nuda. Avevo già l'acquolina in bocca quando entrai nel bagno e vidi che mia zia si toglieva lentamente i vestiti, quasi come se stesse facendo un piccolo spogliarello per me. Zia Emma era rimasta solo con il reggiseno e le mutandine quando mi disse improvvisamente:

- Abbassa lo sguardo - e poi per assicurarsi che non potessi sbirciare, lei mi mise un piede sulla testa e mi costrinse a tenere il viso fermo sul pavimento mentre si toglieva il reggiseno.

Quando si tolse le mutandine, lei sollevò il piede dalla mia testa, ma solo dopo aver udito il dolce suono dell'acqua in movimento io osai muovermi e sollevare la testa. Mia zia era rilassata nella vasca da bagno, il suo magnifico corpo nascosto dalle bolle di sapone. Lei dovette capire la mia delusione perché ridacchiò e disse :

- Vuoi vedermi nuda, non è vero schiavetta ? -

- Sì Madame - io risposi imbarazzata

- Sei una ragazza sporcacciona lo sai ? Bramare in questo modo la tua stessa zia - lei disse, poi si mise una mano sul seno nascosto dalle bolle e aggiunse - Vorresti vedermi le tette ? Vorresti toccarle ? Vorresti succhiare i mie capezzoli come un bebè ?

- Sì Madame - io sussurrai, sempre più bagnata.

Mia zia sorrise alla mia risposta, e lei fece scivolare la sua mano tra le gambe

- Vorresti avere ciò che si nasconde qui ? Ti piacerebbe mettere la testa tra le mie gambe ed infilare la tua piccola lingua nel luogo più sacro della tua Padrona, non è vero ?

- Sì Madame - dissi ancora una volta, il mio cuore batteva all'impazzata ed il mio respiro era faticoso.

- Cosa faresti per avere questo grande onore ? -

- Qualsiasi cosa Madame, qualunque cosa voi mi chiediate. Io fare di tutto per voi che siete come una Dea per me, voi che siete la mia Padrona - io dissi quasi supplicandola.

La zia mi guardò intensamente con i suoi bei occhi verdi quasi come se cercasse di leggermi dentro. Realizzando che ero veramente sincera e che avrei fatto di tutto per lei, la donna sorrise e fece affiorare i suoi piedi dall'acqua, dicendo :

- Brava schiavetta, ma per adesso massaggiami i piedi -

Ancora una volta mi ritrovai a coccolare quei delicati piedi mentre mia zia si rilassava e si lasciava scivolare via tutta la fatica del viaggio. Per un attimo fui un po' gelosa, anch'io avrei tanto voluto fare un bagno e lavar via il sudore dalla mia pelle, poi però mi ricordai quale era il mio posto e mi concentrai nuovamente sui piedi di mia zia.
Dopo qualche minuto la zia infilò i piedi dentro l'acqua per qualche secondo e poi li poggiò nuovamente sul bordo della vasca, incrociando le gambe alla caviglia. Inutile dire che cercai subito di sbirciare tra le sue gambe, ma le bolle di sapone continuavano a coprire la parte più preziosa del corpo di mia zia. Mi distrassi per alcuni secondi ma le parole di zia Emma mi riportarono alla realtà.

- Asciugami i piedi con la tua lingua - lei mi disse.

La guardai stupefatta per un attimo, pensando di aver sentito male. La zia Emma notò i miei dubbi perché subito dopo, disse:

- Sì, hai sentito bene. Dai schiava, asciuga i piedi della tua Padrona con la tua lingua -
Non riuscivo a capire quello che volesse, asciugarle i piedi con la lingua sembrava un paradosso, ma non volendo far arrabbiare la zia, io tirai fuori la lingua e cominciai a leccarle i piedi. Immediatamente il gusto del sapone mi entrò in bocca e dovetti lottare per non vomitare, non potendo fare a meno di pensare alla reazione molto diversa che invece avevo con il gusto dei suoi piedi sudati che normalmente doveva essere qualcosa di molto di più nauseante. Mia zia dovette pensare la stessa cosa perché vedendo la mia espressione mentre le leccavo le piante dei piedi, lei mi disse :

- Che succede ? Non ti piace il gusto del sapone ? Ti piacciono di più i piedi quando sono sudati e puzzolenti ? -

Ero troppo imbarazzata per rispondere e così continuai ad "asciugare" i suoi piedi con la mia lingua mentre la zia continuava a ridere. Le mie ginocchia mi facevano male, ma non mi sarei fermata fino a che la mia signora non mi avesse dato l'ordine. Dieci minuti più tardi, notai sorpresa che i suoi piedi potevano quasi considerarsi asciutti, o almeno molto più asciutti di quanto lo fossero prima. Mia zia ruotò un piede per esaminare il mio lavoro, poi all'improvviso rimise entrambi i piedi dentro l'acqua.

- Ops, credo che dovrai asciugarli di nuovo - lei disse ridendo sonoramente mentre io tiravo di nuovo fuori la mia stanca lingua, pronta a leccarle nuovamente i piedi e lottare di nuovo per non vomitare a causa del sapone.

Questo era solo il primo giorno del nostro viaggio ma io ero già esausta, sfinita ma felice.

"Benvenuta in Francia Jennifer" mi dissi con un sorriso.

An endless competition (Italian version)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora