17. Vapore

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Era l'alba. Del comandante e di Levi ancora nessuna notizia. Noi eravamo rimasti nel boschetto ad aspettare il loro ritorno. Ero nervosa, ansiosa, preoccupata. "Perché dovete ancora tornare? Cosa state facendo lì fuori da quattro ore? Perché non tornate? State forse cercando reclute sopravvissute? Tornate, vi prego. Levi, torna da me.". Mentre pensavo a quelle parole, stavo piangendo continuando a stringere quel mantello tra le mani; ero seduta sopra un ramo di un albero abbastanza alto, da sola. Volevo stare da sola. Sentii delle voci di alcune reclute di sotto urlare. << Stanno tornando! Andiamo ad aiutarli! Hanno delle reclute ferite sui cavalli! >>. Alzai lo sguardo a quelle parole. I miei occhi si dilatarono dalla felicità. "Stanno tornando, è vero! Devo scendere di qui.". Scesi talmente rapidamente che rischiai di cadere. Corsi verso di loro. Il comandante Erwin era lì, con due reclute ferite sul suo cavallo. Lui non sembrava ferito, aveva solo qualche graffio. Al suo fianco, Levi portava sotto braccio una recluta che aveva probabilmente una gamba ferita. Cominciai a piangere di nuovo, stavolta per gioia. Le reclute ferite vennero subito portate via per essere medicate. Io corsi contro Levi e gli saltai addosso, avvolgendo il suo collo con le mie braccia. << Ero così preoccupata! Perché ci avete messo così tanto? Temevo di averla persa! Non so cosa avrei fatto se lei...>>. Levi mi interruppe baciandomi davanti a tutti quanti, che ci guardavano chi sorpreso e chi felice, e quegli sguardi erano accompagnati in seguito da grida (quelle di Hanji le sovrastava tutte), fischi e battiti di mani.

<< Capitano... non voleva tenere tutto questo segreto? >>.

<< Non è più necessario. >>. Ci fissammo negli occhi con un accenno di sorriso. Adoravo fissare Levi negli occhi: le sue iridi color ghiaccio mi ricordavano molto quando giocavo da bambina con mia sorella durante i giorni in cui nevicava tantissimo. Lui invece disse di adorare i miei occhi verdi smeraldo, senza dirmi il motivo di cotanto piacere. Alla fine, tornammo nel boschetto per aiutare le reclute ferite.

<< Quattrocchi, com'è la situazione? >>.

<< Capitano! Le reclute sono state curate con successo! Saremo pronti a partire subito dopo l'alba! >>.

Io ero insieme a Mikasa ed Armin, che mi stavano tartassando di domande su quel bacio con il capitano. << Ragazzi, calmi! >>.

<< Chise! Com'è successo? Da quanto tempo tu e il capitano state insieme?! >>.

<< Armin... non stiamo insieme... è solo che... >>. Mi voltai e vidi Eren, seduto su una roccia da solo. << Scusatemi. >>. Andai verso di lui: esitai nel toccargli la spalla, ma alla fine lo feci catturando la sua attenzione. << Eren, posso sedermi? >>.

<< Si. >>. Notai che aveva gli occhi lucidi. "Che avrà appena finito di piangere...?".

<< Eren... riguardo a prima... >>.

<< Senti, Chise. >>. Eren si voltò verso di me, fissandomi dritto negli occhi. << Avevo capito che provavi dei sentimenti per il capitano fin da subito. Io come uno stupido ho cercato di impedire che ti innamorassi di lui, ma ho solo reagito come uno stupido che vuole tutto ciò che desidera per sé. Io... ti amo, perciò, se ami il capitano Levi, ho capito che su questo genere di cose non posso obbligare nessuno a darmi ciò che voglio. Io avrei voluto che tu ricambiassi i miei sentimenti, ma se non provi nulla, capisco. Perciò, ho deciso di andare avanti, e così...>>. Interruppi Eren abbracciandolo con tutte le mie forze, che ricambiò dopo qualche secondo. Tutto ciò che riuscii a fare era sussurrare all'orecchio di Eren. << Grazie, Eren. >>. Finito quell'abbraccio, ci guardammo in volto, e notai che insieme a delle lacrime, un sorriso comparve sul suo viso. Ero contenta. Non vedevo un sorriso sul volto di Eren da molto tempo. << Eren, sei il mio migliore amico, e non voglio perderti per una cosa simile. Ti voglio troppo bene per lasciarti da solo, perciò d'ora in poi per qualsiasi cosa, io sarò al tuo fianco. Ricordati queste parole. >>. Mi alzai dandogli una pacca sulla spalla e ritornai ad aiutare Hanje con le reclute ferite.

Il sole ormai era sorto. Grazie alle medicazioni assunte dalle reclute, riuscimmo a ripartire. Il comandante decise di tornare indietro per colpa di quella lettera, che, oltre alla notizia che ci fornirono sui giganti, avevano chiesto al comandante Erwin di partecipare ad una riunione molto importante.

Finalmente tornammo al Wall Rose, dopo un giorno e mezzo di un viaggio abbastanza tranquillo. Mentre Erwin era al Wall Sina per la riunione, noi continuammo ad addestrare nuove reclute insieme a quelle che volevano continuare o migliorare. Trascorremmo alcuni mesi tranquillamente, finchè, durante un allenamento come tutti gli altri, il cielo non iniziò ad oscurarsi, per poi essere illuminato da un grande fulmine giallo. Il colpo fu tremendamente forte, tanto da farci cadere a terra. << Cos'è stato?! >>. Levi si voltò verso di me, che ero ancora per terra. << Chise! Tutto bene? >>. Mi aiutò con cautela a rialzarmi.

<< Si, sto ben... >>. Mi bloccai di colpo. Il terrore mi aveva posseduta come un demone. Levi mi guardava preoccupato: gli feci cenno con la mano di guardare verso le mura, e a quella vista, lo sguardo di Levi divenne un misto tra paura e serietà.

Da dietro le mura apparve una grande ombra. Tutti guardavamo nella stessa direzione, senza fiatare: io avevo afferrato il braccio di Levi, che si mise davanti a me come se volesse proteggermi, a contrario di me che mi stavano salendo anche l'ansia. Una mano era apparsa sulle mura, come se fosse appoggiata per non cadere, finchè non comparve una faccia. Quel viso ci fissava così intensamente, mentre un'enorme quantità di vapore avvolgeva quella grande faccia al di là delle mura. Ad un certo punto, ci fu un'enorme esplosione accompagnata da un grande boato proprio sotto quella grande faccia oscurata da tutto quel vapore, facendo venire una pioggia di detriti.

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