一

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ho la vista offuscata, la mente annebbiata e il cuore che s'è perso.

oramai non so più ragionare, seppur questo possa sembrarmi un bene, almeno in questo momento.
la pelle imperlata -e forse anche impreziosita, tanto riflette la luce del plenilunio- dal sudore, tu che l'accarezzi in tutto il suo candore, non schifandoti di quello che tu stesso hai provocato.

fa caldo, e la colpa è la tua.

le dita tue mi disegnano contorni che noi terrestri non ci possiamo permettere, così come gli oggetti, gli animali.
contorni che esistono solo su tela e su carta, marcati o sottili è indifferente.

e tu li marchi: senza invidiare Picasso, stai facendo di me un capolavoro.

m'inarco un po' sotto il tuo tocco, e da tempera divento creta, un arco a tutto sesto che ritorna piatto poco dopo.

tu che mi lasci stare.
io che perdo colore.

tu che mi guardi e sogghigni, compiaciuto magari dell'ennesimo dipinto che mi si è spennellato in faccia.
io che a te non riesco a ribellarmi, perché io altro non sono che la tua opera.

l'artista sei tu.

e poi entri nel dipinto, le dita ancorate alle mie, diventiamo una scialuppa o qualcosa del genere.
non sono in grado di ragionare, ho dimenticato tutto quel che ho imparato ai tempi della marina.
mi stringi come un vero capitano farebbe.
mi sento un marinaio ora.

ma tu poi mi lasci, taeyong.

uno schiocco tanto sordo alle orecchie quanto sonoro al cuore, che in un tonfo affoga in mare.
gli occhi chiusi, il respiro affannato.
tu che sembri non salvarmi più.
e dopo un'ancora, una seconda, più forte e più resistente.
io che fragile e consumato m'appiglio, rincorrendo una salvezza che nell'ancora non riesco a trovare, ma che scovo soltanto quando riapro gli occhi ed affogo nei tuoi.
qua non affondo mai, e mi duole sapere che il modo per ritornare a galla lo trovo sempre.
ed è sempre diverso.

questa volta mi sono svegliato.

sudo, la nera zazzera che ho in testa lacrima trasparente.
non so se sia sudore o sentimento, ma realizzo quando anche gli occhi mi lacrimano, forte, la vista di nuovo offuscata, ma non piacevolmente come prima.

e tu manchi.

il letto vuoto, i cuscini per terra, testimoni di un danno e di un peccato mai accaduti sin dal fatidico giorno in cui fosti tu ad affogare.

io che non ti salvai.

tu che non ci sarai mai più, se non la notte, dopo aver spento la luce e il cuore.

marines › taetenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora