Capitolo 51

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La mattina mi sveglio perché sento suonare alla porta. Sbuffo sonoramente e mi lego i capelli in una crocchia e scendo anche a piedi scalzi con la maglietta di mio fratello, prima di aprire guardo l'ora le nove meno 10.
"Si?" Chiedo aprendo. Frenklin mi spinge dentro casa
"C'è qualcuno che dice di essere tuo padre fuori dal cancello" sgrano gli occhi.
"Ha detto che aspetterà che esci se non lo faccio entrare"
"5 minuti e fallo entrare" scendo giù e prendo un coltellino che infilo nel reggiseno, prendo la pistola e la nascondo dietro i cuscini del divano. Salgo di sopra e trovo Kevin uscire dalla stanza con solo un asciugamano.
"C'è mio padre ti prego ho bisogno di supporto" mi guarda sbalordito.
"Dammi un secondo" entra in stanza mezzo secondo dopo esce mentre si sta infilando la maglietta bianca sopra i jeans neri. Si infila la pistola dietro e scende con me le scale mentre si spettina i capelli bagnati.
"Smettila non devi essere bello per mio padre" sorride guardandomi con la coda dell'occhio.
"Io tra un ora ho il primo paziente" dico irritata. Si sente suonare la porta
"Vado io, tu va di la" raggiungo la cucina e mi preparo il caffè Sento la porta chiudersi.
"Si sieda sul divano"  Kevin mi tocca i fianchi da dietro e mi sussurra
"È seduto, forza piccola guerriera" respiro e vado di la con la tazza di caffè in mano.
"Ciao papà" si volta a guardarmi. Quasi non lo riconosco ha i capelli neri lunghi e la barba anche, i denti gialli ed è dimagrito molto, non è l'uomo muscoloso di un tempo. L'unica cosa che riconosco in lui sono gli occhi grigio azzurri propio come i miei. I vestiti sporchi che puzzano di birra, e le scarpe bucate.
"Elly" mi si mozza il fiato il soprannome con cui lui solo aveva il diritto di chiamarmi.
"Che ci fai qui?" Chiedo sedendomi a molta distanza.
"Hai paura di me? Sono sempre io! Il tuo papà" scorre verso di me
"Stammi lontano. Mio padre è morto dopo il primo livido e dopo il primo insulto" mi guarda sconsolato
"Io posso spiegarti" rido amara
"Ah si! Sai che hai fatto a tua figlia? Lo sai cosa mi hai fatto?"
"Io ero ubriaco non mi rendevo conto di ciò che facevo"
"Magari fosse finita lì! Avrei tanto voluto che il mio dolore si fermasse dopo l'ultimo schiaffo. Avrei voluto che la paura fosse stata rinchiusa dietro le sbarre con te! Ma non é andata così. La paura degli uomini ha continuato a tormentarmi tendomi lontano dalla persone e rendendomi aggressiva. L'odio dell'alcol mi ha allontanato dai divertimenti giovanili. Gli insulti mi hanno portato a tentare di suicidarmi ringrazia il cielo che io sia ancora qui. Il demone che tu hai lasciato in me mi ha tenuto sveglia la notte e mi ha allontanata dalla musica. Ed è cresciuto ogni anno insieme a me. Ed io continuo ora a combatterlo. Quanto vorrei  che quel demone si addormentasse come facevi te, ma è ancora vivo e forte in me. Quindi papà trova adesso le parole per giustificare tutto questo!" Non ha neanche il coraggio di guardarmi.
"Io non volevo tutto questo" si passa la mano sul viso
"Già neanche io. Ora Scusami ma ho la prima paziente tra meno di un ora e devo vestirmi. Sei invitato a cena ma non conciato così. Kevin mi fai questo favore?" Alza le spalle
"Non avevo intenzione di andare a nessun corso oggi quindi ok" salgo in camera indosso una gonna attillata fino al ginocchio con un piccolo spacco laterale che mi permette di camminare un minimo, una camicetta bianca che infilo dentro lasciandola leggermente morbida, un giacca nera con le spalle rigide. Sembro proprio una donna in carriera. Solito trucco aggiungo il rossetto carne, dei tacchi neri semplici, lego i capelli in una coda alta, metto degli orecchini, un semplice diamantino. Prendo la borsa da lavoro e la metto in spalla. Scendo di fretta leggendo sull'orologio...arriverò in ritardo.
"Bene allora io vado" afferro le chiavi all'ingresso. Mi avvicino a Kevin
"Tienilo d'occhio e rendimelo presentabile lo porto a cena" annuisce.
"Fai come ti dice Kevin" punto il dito contro mio padre. Mi guarda come si guarda la cosa più bella del mondo
"La mia bambina è diventata una donna" lo ignoro perché prendere in considerazione quella parole farebbe troppo male.
"Torno per le sette" urlo prima di chiudermi la porta alle spalle. Fuori dal cancello Frenklin mi sta aspettando.
"Arriveremo con 5 minuti di ritardo"
"Ti prego vola" lo supplico con lo sguardo. Sfreccia tra la strade evitando i semafori che può evitare.
"Sai giocare a baseball ?" Gli Chiedo prima di scendere
"Si"
"Bene dovrai insegnarlo ad un bambino dopo. Aspettami che ora riuscendo" mi fa il saluto militare ed io scuoto la testa divertita. Sono molto contenta di dover pensare agli altri, in questo momento se pensassi alla mia vita cadrei in una tristezza infinita e non mi va proprio. Mentre sono in ascensore prendo un respiro profondo. Lui è tornato ed è tutta colpa di Aron, devo andare a fargli visita. Nel frattempo per mia fortuna Dylan si è calmato lo vedo le poche volte in cui viene a prendere il figlio e semplicemente mi ignora. Ed Alex bè da quella sera non mi rivolge più la parola, ma lo vedo molto vicino a Sasha devo chiarire anche questa situazione. Solo che stanno succedendo troppe cose tutte insieme e non ne ho davvero il tempo. Per non parlare della pressione che mi stanno facendo Ethan e Steph per chiamare mia madre e chiedere spiegazione sui miei ricordi.
"Basta" lascio cadere la testa all'indietro. In quel momento mi squilla il cellulare è Lory
"Ehiii amica" mi urla, io accenno un sorriso
"Ciao come va?" Dico il più normale possibile
"Benissimo, ho iniziato a lavorare per tuo fratello e me la cavo benissimo con tutte quelle carte e con il computer. E tra un mese avrò abbastanza soldi per affittare un appartamento molto carino che ho già visto. Nel frattempo sto da Tom" sono davvero felice per lei, se lo merita dopo tutto quello che ha passato.
"Vedi alla fine tutto va per il meglio" spero davvero di avere ragione ho bisogno di speranza in questo momento.
"E te con lo stronzo?"
"Bah che dire abbiamo risolto ma credo abbia una questione in sospeso con la sua ex e gli ho detto che doveva risolvere e non mi rivolge la parola da due giorni, ma io sono stata molto impegnata. E nel frattempo oggi è venuto mio padre a casa voleva parlarmi o rimandato a stasera sto entrando in studio" in quel momento l'ascensore si ferma, in sala d'attesa ci sono i due ragazzi, gli faccio segno con la testa di seguirmi
"Punto numero uno se un giorno dovessi incontrare Alex non sorprenderti se gli rompo il naso, punto numero due non farti abbattere dagli eventi una persona un giorno mi ha detto che tutto va sempre per il meglio, e punto numero tre chiamami dopo che hai parlato con lui" sospiro sapendo che la persona in questione ero io, i ragazzi nel frattempo si sono seduti davanti alla scrivania.
"Va bene, ora vado devo occupare la mente o oggi uccido qualcuno. Mi hai sollevato il morale"
"Quante vite avrò salvato" ride io accenno un sorriso e attacco.
"Ciao ragazzi" lo saluto
"Buongiorno" dicono all'unisono
"Dalla chiamata sembra a ti fosse crollato il mondo addosso" dice Emi
"Ma guardandoti sembri esattamente come ieri" continua Katy
"Dopo anni di esperienza le emozioni si nascondono bene. Ora però non si parla di me, andiamo a mangiare qualcosa, zaino in spalla" mi alzo dirigendomi verso l'uscita. Mentre esco chiedo alla segretaria se a pranzo mi può portare un insalata in studio e lei annuisce. Spegni i problemi Elizabhet

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