Roses in December by ckofshadows
Traduzione di Amortentia
Link al primo capitolo originale: http://www.scarvesandcoffee.net/viewstory.php?sid=10221
I.
Negli ultimi mesi mi sono posto la missione di trovare la caffetteria perfetta. Non so neanche cosa sto cercando, in realtà, ma sono certo che lo saprò quando lo vedrò. Sono stato in ogni Starbucks nel raggio di 50 miglia da Westerville e, nonostante i loro frappuccini* mi attirino – specialmente quando si avvicinano le vacanze – sono un po’ troppo commerciali per i miei gusti. È così che ultimamente ho iniziato a cercare in una fascia di prezzo più bassa.
Ma al Daily Grind bruciano il caffè*, da Cuppa Joe’s usano i bicchieri di polistirolo e da Brew-Ha-Ha hanno le sedie scomode. Non ho ancora trovato quella giusta ed ogni giorno ne cancello una dalla mia lista.
È una fredda mattina di inizio dicembre quando mi ritrovo fuori da un posto che si chiama Lima Bean. Visto da fuori non sembra un granchè ma, se la mia esperienza di Anderson mi ha insegnato qualcosa, è proprio che le apparenze possono ingannare. Lascio la macchina nel parcheggio e mi affretto verso l’entrata, abbottonando il cappotto per ripararmi dal freddo pungente.
All’interno è quasi vuoto. E’ piacevolmente caldo*, profuma di chicchi di caffè tostati e schiuma di cappuccino ed io mi fermo un attimo sulla soglia sentendo la speranza* crescere.
È questa.
È la caffetteria perfetta.
Comincio a provare un senso di puro e palpabile sollievo, come se finalmente potessi smettere di cercare. Come se questo fosse quello che ho sempre cercato. Mi avvicino al bancone, ancora cercando di capire cos’è che rende questo posto così diverso. La barista mi guarda, in attesa.
“Un espresso, medio. Grazie”* le dico. Non ho contanti con me, quindi le passo la mia carta di credito ed inserisco il codice prima di spostarmi verso la fine del bancone. Quasi subito una tazza di caffè con il nome ‘Blaine’ scritto sopra è tra le mie mani. Deve aver visto il nome sulla carta di credito, credo. Dopo aver aggiunto la panna ed il dolcificante al caffè mi volto, scandagliando la stanza con gli occhi alla ricerca di un buon posto.
Ci sono un sacco di tavoli liberi vicino alle vetrine – che significa che c’è una buon luce per leggere – ma i miei occhi sono attratti da un tavolino al centro del locale, dove è già seduto un ragazzo più o meno della mia età che sta guardando nella mia direzione. Un bel ragazzo della mia età. Che mi sta palesemente fissando – non solo guardando – e c’è un qualcosa in lui che mi spinge a farmi più vicino.
Mi avvicino, sorridendogli con molta più convinzione di quella che realmente ho. “Ciao.”
Ha gli occhi grandi, di una sfumatura di blu che non riesco a definire, anche se lo vorrei. “Ciao”, mi risponde con voce leggera e acuta.
“Mi chiamo Blaine.”
Il suo sorriso vacilla un po’, non lo biasimo: è un nome stupido. “Sono Kurt.”