ᴘʀᴏᴛᴇᴄᴛɪᴏɴ

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Questo mondo è tremendamente crudele.
È questa la triste realtà che mi fu violentemente sbattuta in faccia alla giovane età di diciassette anni.
Ora, a distanza di sette anni, sono venuta a fargli visita, non posso scappare dal passato per sempre.
Oggi sarebbe stato il suo compleanno, sono andata a portargli dei fiori; delle semplici rose gialle, dello stesso colore dei suoi bizzarri capelli.
L'avevo notate subito, probabilmente ancora prima di vedere gli altri fiori più sfarzosi e appariscenti. Quando, poi, il fioraio mi disse il significato di quel grazioso fiore non ho potuto far altro che prenderla: gioia, giovialità ed amicizia. Non potetti pensare ad un fiore che più potesse rispecchiarlo.

Guardare il suo viso sorridente di allora mi fa star male eppure non riesco a smettere di osservarlo, quel sorriso è stato fatto appositamente per essere amato e questo mondo ce ne ha privato troppo presto.
Un velo di tristezza mi annebbia la vista, oscurando tutto ciò che mi circonda mentre mi focalizzo sulla sua foto, è l'unica cosa che la mia vista riesce a mettere a fuoco.

Sento gli occhi inumidirsi e farsi lucidi mentre cerco di cacciare indietro le lacrime, fa così maledettamente male. Come se qualcuno avesse strappato via un pezzo del mio cuore e avesse iniziato a calpestarlo, stringerlo, squarciarlo, fargli del male in ogni maniera possibile ed immaginabile.

Il suo sorriso, mi è sempre piaciuto quel dannato sorriso, così genuino e quasi sempre presente sul suo viso da idiota.
Riusciva sempre a farmi ridere, specialmente quando perdeva il controllo della sua unicità.
Sentendo le guance umide passo una manica della mia maglietta sopra la zona bagnandomi leggermente l'indumento. Avevo iniziato a piangere senza neanche accorgermene.

Dopo aver preso un respiro profondo, nel vano tentativo di calmarmi, poso i fiori su quella lastra così gelida, totalmente contrastante al suo calore, mi manca.
Osservando la sua foto una moltitudine di ricordi cerca ostinatamente di sovrastare la mia lucidità, non voglio pensarci, non voglio rivivere quei momenti.

Sangue, il suo sorriso, la presa della sua mano che abbandona la mia.
Non voglio...non voglio ricordare ancora...non voglio rivivere quel giorno ancora una volta.
Tutta colpa di quel dannato giorno di novembre...

"Perché non vuoi ascoltarmi?"

"Semplice, perché sei un'idiota."

La ragazza sorrise vittoriosa, lasciando il ragazzo dalla bizzarra acconciatura in mezzo al corridoio.
Appena si accertò che la fanciulla fosse effettivamente entrata in classe, ghignò.

"Le ragazze difficili sono quelle che preferisco"

A risvegliarlo dai suoi pensieri fu una violente collisione. Qualcuno lo aveva spintonato con la propria spalla.
Non ci mise molto a capire chi fosse dal grugnito che il soggetto emise.

"Oi Bakugou!"

Il biondo sorrise furbamente al proprio compagno. O forse avrebbe dovuto chiamarlo amico?
Il ragazzo esplosivo era piuttosto difficile da comprendere.

"Ah, faccia da pirla, sei tu."

Kaminari fece una buffa pokerface che fece ridacchiare Kirishima che, dopo averli salutati, li aveva raggiunti poggiando il braccio sulla spalla di Bakugou.

"Forza, dobbiamo entrare in classe prima che arrivi il professore Aizawa."

Il rosso si avviò in classe, trascinando di conseguenza Bakugou che, borbottando qualche imprecazione, lo seguì.

<Si sono completamente dimenticati di me.>
Il ragazzo elettrico sospirò entrando in classe, non essendo pronto ad affrontare una noiosissima lezione.
Andò a sedersi al proprio banco, non prima di aver lanciato un'occhiata fugace a Jirou. Trovando quest'ultima già intenta a guardarlo. La ragazza distolse immediatamente lo sguardo verso Momo, facendo finta di avere una conversazione con lei.
Sorridendo ulteriormente il ragazzo si posizionò al proprio posto.
Tenne il ghigno ancora per un po', almeno fino a quando il professore non entrò in classe annunciando quello che uno studente non vorrebbe mai sentire.

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