Nonostante la mia iniziale riluttanza, la serata fu piacevole. Inizialmente.
Irama continuò ad ignorarmi come aveva fatto nei giorni precedenti ed io decisi che me ne sarei preoccupata un'altra volta. Anzi, perché avrei mai dovuto preoccuparmene? Ballammo per tutta la notte nel locale in cui Biondo ci aveva portato, assicurandoci, da buon romano, che era quello con la musica migliore di tutta la capitale. In effetti, il dj era fantastico, così come gli alcolici, ma dopo il secondo cocktail e un paio d'ore passate in pista, mi presi una pausa. Avvertii Emma che sarei uscita a prendere una boccata d'aria e mi allontanai verso la porta.Ero quasi arrivata, quando due figure maschili mi si pararono davanti: erano chiaramente alterate e si stavano fronteggiando con aria di sfida. Mi accorsi delle piume che penzolavano agli orecchi di uno dei due proprio mentre Irama prese a spintonare l'altro ragazzo con veemenza e, dato che sono proprio un'idiota, ebbi la brillante idea di buttarmi in mezzo ai due.
"Ma che cazzo succede?" sbraitai per sovrastare la musica.
Quando mi riconobbe, Irama sbuffò, ulteriormente innervosito, ma tentò semplicemente di spostarmi da una parte, continuando ad apostrofare il ragazzo che aveva davanti con epiteti tutt'altro che lusinghieri.
Per un attimo, pensai di lasciarli fare davvero. Che me ne importava infondo se quel cretino voleva farsi pestare?
Il problema era che in realtà non gli ero così indifferente quanto volevo far credere a me stessa e, capito che in pochi istanti avrebbero iniziato a fare a botte, mi lanciai nuovamente davanti al ragazzo. Premetti i miei palmi contro il suo petto e lo spinsi indietro con tutta la forza che avevo. Inutile dire che, anche se non era altissimo, io in confronto a lui ero molto più minuta e troppo esile per poterlo davvero spostare. Così, per attirare l'attenzione, presi a tempestarlo con schiaffi e pugni.
"Irama smettila! Basta! Ma che cazzo! Stai cercando di farti pestare? Che ti ha fatto di male quel tipo?" Non potendo più ignorarmi, mi rivolse uno sguardo assassino.
"Ma ti fai i cazzi tuoi qualche volta?"
"Sono anche cazzi miei se ti metti a picchiare qualcuno mentre siamo fuori insieme!"
Ormai la sua attenzione era tutta su di me, e la mia su di lui. Ci stavamo letteralmente urlando in faccia, quindi, prima di ribattere, mi prese per un polso e mi trascinò fuori dal locale. Usciti, iniziò a guidarmi lungo il perimetro dell'edificio, ma io strattonai il braccio, liberandomi e costringendolo a fermarsi. Lui si voltò di nuovo a fissarmi e si appoggiò alla parete dietro di me con una mano, incombendo così sulla mia figura minuta. Il mio sguardo si perse un momento ad ammirare il serpente tatuato sull'avambraccio.
"Non sono uscito con te, ma con i miei amici." Affermò, freddo.
"Ma smettila di fare il bambino! Sono anche amici miei, ricordi?"
Lui sembrava sempre più alterato. "Ma perché ti intrometti negli affari miei, porca puttana?"
"Dovresti solo ringraziarmi per averti evitato una cazzo di rissa!"
"Io non ti devo proprio nessun ringraziamento! Chi diavolo sei, mia mamma?"
"Grazie al cielo no, cretino! Sono solo una persona che ha anche un minimo interesse verso gli altri e che non pensa solo a sé stesso come fai tu."
Avvicinò il suo viso al mio e se gli sguardi avessero potuto incenerire, mi sarei trasformata in un mucchietto di polvere in quell'attimo stesso.
"Questa è già la seconda volta che te lo dico: tu non sai nulla di me."Era incazzatissimo, così incazzato che quasi ebbi paura che prendesse a pugni me. Poi mi resi conto di cosa avevo appena pensato. Non potevo farmi intimidire in quel modo da un idiota con gli occhi azzurri. O forse erano verdi? Mi avvicinai ancora di più, come per sfidarlo.
"Non è vero che non so nulla di te. Ricordi? Sei stato proprio tu a dirmi che ami la birra. E che non ti piacciono le discoteche. Che hai lasciato andare qualcuno a cui in realtà tenevi. Che tieni a molte cose, ma che non lo fai mai vedere." Il suo pomo d'Adamo fece su e giù. Mi chiesi quanto in là sarei riuscita a spingermi prima che riprendesse ad urlarmi contro. "So che sei fottutamente simile a me." Mi fermai un attimo, perché la sua vicinanza mi aveva tolto il fiato. "Smettila di fare il sostenuto, Irama, non ci crede più nessuno."
"Ci credono tutti, in realtà." Sussurrò a mezza voce. Il suo respirò si confuse col mio.
"Io no. Fidati, te lo dice una che ha esperienza: i sentimenti li devi buttare fuori prima o poi."
Annullò ogni distanza.
Quello tra le nostre bocche non fu un incontro, ma uno scontro irruento: Irama premette improvvisamente il suo viso contro il mio, portando la mano libera dietro la mia nuca per aiutarsi. Io fui colta di sorpresa, ma non potetti far altro che abbandonarmi a quel contatto.
Okay, siamo sinceri: in realtà, non mi dispiacque per nulla, anzi, lo volevo anche io, tanto. Forse era dalla fatidica sera di luglio in cui mi ero addormentata osservando quelle labbra, o forse no.
Comunque fu un bacio quasi violento, pieno di desiderio e disperazione.
Quando si staccò da me, Irama sembrava a corto di fiato, ma trattenne il volto vicino al mio. Una delle sue piume mi sfiorò appena la clavicola.
"Sai di alcol." Sussurrai dopo qualche momento. "Quanto hai bevuto?"
"Tanto da poterti giurare che sono sobrio. Magari non ben consapevole di quello che sto facendo, ma sobrio si."
Il suo fiato sul collo mi fece scendere un brivido lungo la schiena. Non sapevo se credergli. In realtà, a dirla tutta, non sapevo nemmeno cosa intendesse dire.
Waaa io ci tengo tantissimo questo capitolo e mi sono divertita troppo a scriverlo, voi che ne pensatee?
Grazie per tutti i voti che avete lasciato fin ora, continuate così se la storia continua a piacervi e sappiate che mi fanno sempre molto piacere i commenti, che siano anche consigli o critiche costruttive 🖤🌹
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Una storia senza una trama. [IRAMA]
FanfictionArianna è una ballerina e una ragazza distrutta. Tutto nella sua vita è filato liscio per diciannove anni, finché a sua sorella non è stata diagnosticata una patologia terminale che nel giro di sei mesi se l'è portata via. Aria si ritrova così con u...