Capitolo 2

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Law si svegliò disorientato. Non era quasi più abituato a dormire su qualcosa di morbido, nelle ultime settimane i suoi rapitori lo avevano fatto dormire sul pavimento duro della cella a malapena coperto da un po' di paglia umida che scricchiolava ad ogni suo piccolo movimento.
 Erano stati pochi giorni ma si era già abituato alla durezza di quelle notti ed invece quel giorno si era svegliato su un morbido materasso, anche se vecchio, e si ricordò di trovarsi sulla nave dei Kidd pirates. 

Si massaggiò le tempie con le dita sottili, nel tentativo di farsi passare quel fastidioso mal di testa che lo aveva svegliato. Dormiva poco solitamente e quelle poche ore di sonno gli bastavano, ma non doveva essere trascorsa più di un'ora da quando lo avevano accompagnato in quella che sarebbe stata la sua stanza. Aveva avuto paura che il suo nuovo padrone sarebbe andato a trovarlo per soddisfare i suoi pruriti intimi ed invece li aveva sentiti bere e parlare ad alta voce mentre cercava di prendere sonno e poi più nulla. Per quella notte si era salvato ma per quanto ancora gli sarebbe andata così bene?
 Si voltò e attraverso l'oblò vide che fuori era ancora buio pesto, ma ormai non avrebbe più preso sonno e sospirò sconsolato.
 Scostò la coperta leggera e si diresse verso la porta con le manette che dondolavano ad ogni suo passo. Cercò di produrre il minor rumore possibile ma non era facile con quegli aggeggi infernali che limitavano i suoi movimenti.
 Anche se la cosa che lo infastidiva di più era sempre il maledetto collare di cui sembrava non essere in grado di sbarazzarsi. Ovviamente era impensabile che il suo rosso padrone glielo levasse e non aveva neppure pensato di chiederglielo. Fino a quel momento non lo aveva picchiato né aggredito verbalmente, ma non sembrava neppure tanto propenso a trattarlo con un po' più di gentilezza.
 Sapeva che non lo avrebbe mai trattato come un suo pari ma almeno un po' di rispetto poteva pure concederglielo visto che era pur sempre un ex pirata lui. Ma erano discorsi che poco interessavano ad Eustass Kidd così Law fu costretto ad ingoiare il solito boccone amaro.
 Attraversò il corridoio e risalì sul ponte della nave, illuminato dalla pallida luce lunare che donava a tutto l'ambiente una luce sinistra. Il silenzio che lo circondava era piacevole e stare solo con i suoi pensieri era quello di cui aveva bisogno per godere di quella bella notte. Il baccano della notte precedente lo aveva tenuto sveglio e gli aveva fatto capire perché avesse scelto una vita solitaria.
 L'aria fresca lo svegliò del tutto e si avvicinò al parapetto di legno per osservare le placide onde che si sollevavano ad ogni movimento della nave.
 A lui le navi non erano mai piaciute granché, preferiva di gran lunga stare dentro l'acqua, protetto a suo modo e senza nessuno che interferisse con la sua navigazione. Ecco perché per spostarsi aveva comprato un piccolo sottomarino, andato poi disperso quando i maledetti cacciatori di taglie lo avevano attaccato.
 Se doveva morire a causa dell'acqua marina preferiva farlo circondato da quelle acque scure e profonde proprio come lui, piuttosto che vedendo sparire lentamente il cielo. Era una cosa che aveva sempre pensato, ben prima di intraprendere la sua carriera come pirata.
 A piedi scalzi salì sopra il parapetto facendo come al solito tintinnare la maledette manette. Un movimento sbagliato e sarebbe finito dritto tra le braccia del suo mortale nemico. Ma forse sarebbe stato meglio così piuttosto che continuare quella miserabile esistenza come schiavo, pensò.
 Non si sarebbe mai liberato di Kidd, sarebbe stato suo schiavo finché il suo padrone non si fosse stancato di giocare con lui e lo avrebbe venduto a qualcun altro, in un circolo vizioso in cui nessuno si curava di lui e lo trattavano come un miserabile pezzo di carne.
 Cosa avrebbero pensato i suoi genitori vedendolo così? Era forse scampato a quella terribile epidemia che aveva ucciso tutti tranne lui per vivere quella vita più che mediocre?
 Chissà come si stava agitando Rosinante nel vederlo ridotto così. Che pena si faceva da solo.
 A cosa servivano quei poteri eccezionali se non poteva usarli per salvarsi? A cosa serviva l'abilità con la spada se gli impedivano di usarla? A cosa serviva essere sopravvissuto a tutto quel dolore e a tutte quelle morti, che si lasciava alle spalle come una scia malefica, se non era un uomo libero?
 Ma finalmente sapeva cosa fare. Quando si era svegliato non lo aveva capito ma riflettendo ora sotto la pallida luce lunare aveva finalmente capito tutto.
 Aprì le braccia, pronto a gettarsi tra le acque scure.

SlaveWhere stories live. Discover now