Second

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Capitolo 2

Le ore sull'orologio passavano più lentamente di quello che si aspettava Yoongi; erano ancora mezzanotte e due minuti quando Yoongi ricontrollò la terza chiavetta USB che il manager gli aveva lasciato quella mattina.

Ogni volta che ricontrollava quei provini, dal primo all'ultimo, la frase che diceva era la stessa di sempre: "Balla davvero bene, ma non è il ballerino". Ormai era da quel pomeriggio che sceglieva meticolosamente chi potesse andare bene e chi no: in totale aveva scartato una cinquantina di provini su una migliaia. Namjoon gli aveva detto che la scelta del ballerino l'avrebbe potuta lasciar prendere all'insegnante di ballo dell'agenzia o da uno dei coreografi, ma Yoongi era stato chiaro: solo lui avrebbe scelto l'ultimo ballerino del suo corpo di ballo e non di certo qualche coreografo, non era importante che Yoongi del mondo della danza conoscesse solo il nome; quella scelta era semplicemente sua.

Ora come ora Yoongi si era pentito leggermente di aver escluso del tutto i suoi coreografi da questa scelta. Per lui tutti quei ballerini erano bravi tecnicamente e se non c'era quel piccolo particolare di come doveva essere il ballerino, Yoongi li avrebbe scelti, probabilmente, tutti; quei cinquanta ballerini che Yoongi aveva escluso era perché avevano dimenticato come proseguire o perché erano accidentalmente caduti, rovinando la coreografia.

Yoongi sospirò e si mise seduto a gambe incrociate sul suo letto, ricontrollando l'ennesimo provino e sbadigliando stanco. Se solo uno tra tutti quei ballerini fosse stato minimamente vicino alle sue aspettative, ora Yoongi sarebbe stato di sicuro più tranquillo. Non appena partì il ventesimo provino della terza chiavetta, il suo telefono squillò. Yoongi si sporse verso il comodino in legno, accanto al letto, e prese in mano il telefono controllando le sue notifiche.

Da: Namjoon-ah, 00:20

Hyung, questo lo devi assolutamente vedere!

Yoongi sospirò ed aprì il link di instangram che c'era insieme a quel messaggio. Il link si aprì sul profilo di un certo parkchimchim_90, decisamente famoso stando al numero dei suoi seguaci. Yoongi corrugò le sopracciglia e per un secondo si chiese perché diamine Namjoon gli avesse inviato il link di un ragazzino, i cui post erano selfie di lui e di quelli che sembravano essere suoi amici. Fu solo un secondo però, perché subito dopo Yoongi, tra quei post, trovò un video particolare; la descrizione diceva: "Lie; by Park Jimin", più semplice del resto delle descrizioni di altre foto.

L'inquadratura e l'audio, di una canzone che Yoongi non conosceva, erano poco chiari, ma per Yoongi bastò: il video riprendeva il ragazzo dai capelli argentati ballare su quelle note, muoversi ritmicamente sotto quel suono, quasi era la musica stessa a dettargli i passi da dover fare. Yoongi spalancò la bocca quando vide il ragazzo venire bendato e, nonostante l'oscurità, continuare a ballare in una sincronia perfetta con i ballerini dietro di lui. Si sentì privo di fiato ad ogni passo che quel ragazzo compiva, ad ogni nota che cantava, ad ogni sguardo che mandava al pubblico. Il video si fermò poco prima che le luci, su quel palco, si potessero spegnere e Yoongi rimase immobile per due minuti buoni. Il video ricominciò e Yoongi rimase fermo ad osservarlo di nuovo, a lasciarsi trasportare da quella melodia e a farsi catturare da Park Jimin; per un breve secondo ebbe paura che il video potesse finire prima, che potesse fermarsi proprio quando Yoongi si era accorto di quel piccolo particolare che da giorni lo tormentava, ma non successe. Il video continuò e Yoongi continuò ad osservare Park Jimin ballare, finché i suoi occhi non cominciarono a chiudersi presi dalla morsa del sonno; l'ultimo pensiero che sfiorò Yoongi quando i suoi occhi si chiusero automaticamente fu "è lui".

La sveglia suonò decisamente prima delle sei, solito orario in cui Jimin la impostava, ed il biondo subito capì che quella era, al cento per cento, la sveglia della sua dannata sorellina minore, Park Jinhye. Grugnì quando la melodia di "Give it to me", di August D, risuonò per tutta la camera della sorella, esattamente accanto alla sua. Anche la mattina no, cazzo pensò infastidito Jimin, tirandosi le coperte fin sopra alla testa e sperando che lo spessore del piumone potesse coprire la fastidiosa musica che proveniva dalla camera di sua sorella.

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