«Gradisce un po' di acqua di cesso,uno sputacchio, un bicchiere d'urina?» chiede, riportando l'attenzione su di me.
«Un bicchiere d'acqua, grazie» mormoro.
«Zi peppe , muovt, porta un bicchier d'acqua a Mrs Cappellino.» Ha un tono severo e tamarro. Peppe balza dalla sedia e si dirige immediatamente verso una porta dall'altra parte dell'atrio, probabilmente il bagno.
«Le faccio le mie scuse, Mr Cappellino, Zi Peppe è molto vecchio , con l'età ha dimenticato l'educazione. La Razzisti la riceverà tra cinque minuti.»
Zi Peppe torna con un bicchiere di acqua ghiacciata. «Ecco a lei, Mr Cappellino.»
«Grazie.»
Il zelloso Numero Due si dirige verso la sua scrivania, lasciando una sia del suo odore di formaggio. Si siede. Lui e il collega riprendono a non fare niente.
Forse La Razzisti vuole che i bidelli che gli girino intorno siano come lei. Mi sto oziosamente chiedendo se ciò sia legale, quando la porta dell'aula si apre ed emerge un attraente Italiana con corti capelli , alta e mal vestita. Decisamente, ho scelto il look sbagliato, così sono troppo sexy.
Si gira e chiede dalla soglia: «Questa settimana club dei razzisti, Genoveffa?».
Non sento la risposta. La donna si volta, mi vede e sorride, stringendo gli occhi scuri. Zi Peppe è balzato per lo spavento della bruttezza della donna. Sembra eccellere nel salto dalla sedia. È più nervoso di me!
«Buon pomeriggio» saluta lei,uscendo.
«La Razzisti è pronto a riceverla, Mr Cappellino. Si accomodi» dice il zelloso Numero Due. Mi alzo, cercando di dominare l'agitazione. Prendo lo zainetto, abbandono il bicchiere d'acqua e mi dirigo verso la porta socchiusa.
«Non occorre che bussi, può entrare.» Mi sorride con gentilezza.
Apro la porta e inciampo. Cado lungo disteso in mezzo all'aula.
"Merda... Imbranato che non sono altro!" Mi ritrovo carponi mentre due mani premurosee bitorzolute mi aiutano a rialzarmi. Sono così imbarazzato, maledetta la mia goffaggine! Devo farmi forza per alzare lo sguardo. Porca miseria... è vecchissima.
«Signor Esposito.» Quando sono di nuovo in piedi, lei mi porge una mano dalle dita affusolate. «Sono Genoveffa Razzisti. Va tutto bene? Vuole sedersi?»
Vecchissima... e brutta, brutta da morire. È bassa , indossa una pezzotta maglia gialla e un pantalone di tuta, ha una quasi nulla chioma rame scuro e intensi, luminosi occhi merdini che mi scrutano con attenzione. Ci metto qualche istante a trovare la voce.
«Mmh. In realtà...» mormoro. Se questa tipa ha più di ottant'anni, io sono la regina Elisabetta. Stordito, avvicino la mia mano alla sua e gliela stringo. Quando le nostre dita si toccano, sento una strana, inebriante scossa. Ritiro subito la mano, imbarazzato. Dev'essere l'elettricità statica. Sbatto in fretta le palpebre, a ritmo con il battito del mio cuore.
«Miss Esposito è troppo arrapata, quindi ha mandato me. Spero che non le dispiaccia, miss Razzisti .»
«E lei è...?» Il tono è affabile, forse divertito, ma è difficile dirlo dalla sua espressione impassibile. Sembra blandamente interessata , ma soprattutto scostumata .
«Il Cappellino , Studio le posizioni con Zir, cioè...Zirma... cioè... Miss Esposito, alla Cappellini Super edition University del Molise.»
«Capisco» dice lei semplicemente. Mi pare di scorgere sul suo volto l'ombra di un sorriso, ma non ci giurerei.
«Vuole accomodarsi?» Indica una sedia di legno diroccata.
La sua classe è troppo piccola per la sua grandezza. Davanti alla finestra c'è un buco di cattedra del 1900 di legno scuro intorno alla quale potrebbero trovare posto comodamente una o due pulci. È dello stesso colore della sedia su cui sono seduto. Tutto il resto è bianco: soffitto, pavimento e pareti, a parte il muro intorno alla porta su cui è appeso un mosaico di peni disegnati. Sono davvero deliziosi: una serie di oggetti di uso quotidiano mai dimenticati, dipinti con tale precisione da sembrare fotografie. Esposti tutti insieme fanno un certo effetto.
«Un artista locale. Milor Valerì. Conosciuto anche con il suo nome d'arte: SUCCHIACAZZI» dice la Razzisti, intercettando il mio sguardo.
«Sono belli. Elevano l'ordinario a straordinario, vista la grandezza» mormoro, distratto sia da lei sia dai disegni. Lei piega la testa di lato e mi guarda con interesse.
«Non potrei essere più d'accordo, Mr Cappellino » dice con voce allusiva, e per qualche inspiegabile motivo mi fa arrossire.
A parte i disegni, il resto dell'aula è freddo e zozzosa. Mi chiedo se rifletta la personalità della Professoressa che si butta rudemente sulla sedia davanti a me. Scuoto la testa, turbato dalla direzione che astanno prendendo i miei pensieri, e recupero dallo zainetto le domande di Irma. Poi afferro il registratore e, maneggiandolo in modo maldestro, lo faccio cadere due volte per terra. La Razzisti non dice nulla e aspetta con pazienza – almeno, spero – mentre io sono sempre più imbarazzato e confuso. Quando recupero il coraggio per guardarla, lei mi sta fissando, con una mano che sostiene il mento,uj dito in bocca , leccando in modo molto allusivo. Penso che stia cercando di reprimere un orgasmo.
«M-mi scusi» farfuglio. «Non sono abituato a usare questo arnese.»
«Si prenda tutto il tempo che le occorre, Mr Cappellino» dice.
«Le dispiace se registro le sue risposte?»
«Me lo chiede adesso, dopo aver tanto faticato per far funzionare il registratore?»
Arrossisco. Mi prende in giro? Lo spero.La guardo sbattendo le palpebre, senza sapere che cosa dire, e mi pare che lei sia mosso a pietà perché diventa aggressiva. «No, non mi dispiace.»
«Zirma, voglio dire, Miss Esposito, le aveva spiegato a cosa è destinata questa intervista?»
«Sì. Apparirà sul prossimo numero del giornale studentesco, dato che alla cerimonia di quest'anno sarò io a consegnare i diplomi di prostituzione.»
Ah! Questa è nuova, e per un attimo mi disturba il pensiero che il diploma mi sia consegnato da una persona molto più vecchia di me... D'accordo, forse avrà un 80 anni di più, e d'accordo,non ha un successo travolgente, ma comunque... Aggrotto la fronte, tentando di riportare la mia attenzione indisciplinata sul compito che mi aspetta.
«Bene.» Deglutisco nervosamente. «Avrei alcune domande da farle, Prof Razzisti.»
«Lo avevo intuito» dice, ridendo come una ritardata alla sua battuta che fa ridere solo lei. Mi sta prendendo in giro. L'idea mi fa avvampare, dunque raddrizzo la schiena e le spalle nello sforzo di sembrare più alto e autorevole. Premo il pulsante del registratore.
«Lei è molto vecchia per aver intrapreso il ruolo di professoressa. A che cosa deve il suo non successo?» Lo guardo: ha un sorriso deturpato, ma sembra vagamente seccata.
«Il mondo della scuola ruota intorno ai ragazzi, Signor Cappellino, e io sono molto brava a giudicarli. So come agiscono, che cosa li fa crescere e che cosa no, che cosa li stimola e come incentivarli. Mi avvalgo di una squadra eccezionale, che ricompenso bene,il latino li aiuta .» Fa una pausa e mi fissa con i suoi occhi merdini. «Sono convinto che, per raggiungere il successo in qualsiasi settore, si debba diventare padroni del latino, conoscerlo da ogni punto di vista, nei minimi dettagli. Io lavoro sodo, molto sodo, per riuscirci. Prendo decisioni basate sulla logica e sui fatti. Ho un istinto naturale che mi porta a individuare e a far crescere un'idea buona e solida con ragazzi scalmanati. La morale è che è sempre una questione di sapere il latino.»
«Forse ha solo avuto fortuna a tradurre una versione a caso prendendo 10 all esame per l'università.» La battuta non è sulla lista di Zirma, ma la personaggia* è troppo arrogante._________\__\_______
*È scritto apposta così😂
Spero vi piaccia
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50 Sfumature di Cappellino
FantasíaQuesta storia è nata da una presa un giro da parte dei miei amici ad una nostra professoressa. Che indossa sempre questo Cappellino da pescatore come se lo amasse e allora con i loro aiuto ho scritto questa Fanfiction ispirata a 50 sfumature di grig...