5. Rapita!

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- Per la barba di Merlino! - esclamò lo stregone che diede un pugno al muro. Ci eravamo rifugiati in un angolo della caverna per decidere come proseguire. Ci guardammo negli occhi e da lì capii quello che da quel momento in poi ci saremmo divisi.

- Queste orme mi sono familiari... - disse Arcibald, camminando come un cagnolino lungo il ponte. - Ragazzi, vi devo dare una brutta notizia: credo di aver capito chi ha rapito la nostra Rose.

- Chiunque sia stato, lo inseguirei in capo all'universo pur di salvare la mia amata! - sbottai improvvisamente, facendomi salire il sangue alla testa. Lu e il re si avvicinarono a me, ma tutti aspettavamo che lo stregone ci illuminasse. Ma egli non aggiunse altro. Stava seguendo le orme fino all'uscita della Gola di Alf. Lo seguimmo, naturalmente.

Il sole era sorto e il panorama che si spalancava a noi era affascinante: i monti che ci circondavano riflettevano il chiarore del nuovo giorno che stava per cominciare, mentre i nostri cuori erano afflitti dalla perdita della nostra cara amica.

- Ho deciso: io andrò a salvare Rose! - mi venne da dire col cuore, e iniziai a salutare i miei compagni di avventure. Quando giunsi davanti al mio guerriero egli mi sorrise e mi disse: - Ho giurato di proteggerti, e non potrei mai lasciarti andare da solo. Sarò la tua ombra, la tua guardia, il tuo migliore compagno! I nostri cuori batteranno all'unisono, le nostre armi suoneranno insieme, il nostro coraggio ci porterà a salvarla.

Mi si strinse il cuore dall'emozione e non potei fare altro che abbracciare il mio guerriero immortale, piangendo di felicità e di tristezza insieme. Sua maestà ci salutò, e aggiunse: - Io continuerò a cercare l'Arcano assieme allo stregone mio amico, e il mio cuore non si rallegrerà fino al giorno in cui non ci ritroveremo tutti assieme, nel mio castello, a festeggiare la nostra vittoria. Vi auguro di trovare la piccola Rose, ma vi auguro soprattutto di potervi riabbracciare al più presto!

Fu un addio straziante e, quando mi voltai, ricordo ancora i volti tristi di Manuel e di Arcibald e dovetti resistere molto per non scoppiare in lacrime. Separarsi dai propri amici è sempre doloroso, ma una nuova energia mi spingeva a proseguire per liberare la nostra cara Rose: un coraggio che non avevo mai inteso prima si stava spandendo per tutto il mio corpo.

- Merlock! - disse Lu con rabbia. - Li conosco, sono una razza primitiva simile alle scimmie, dalla peluria bianca e dalle usanze violente. Se il nostro stregone non si è sbagliato, la nostra amica si trova in guai seri.

- E noi faremo di tutto per liberarla, o giuro che potrei sterminarli tutti! - affermai con rabbia, stringendo così forte il mio arco che le mie mani sbiancarono. Ma Lu si fermò e, voltandosi verso di me, con sguardo severo, mi disse: - Non devi mai avere questo tipo di atteggiamento violento: ricorda che prima di pensare ad uccidere un altro essere vivente, si deve sempre tentare una via diplomatica. La violenza porta solo altra violenza, l'odio porta altro odio, ed è un circolo vizioso che porta alla distruzione dell'umanità. La rabbia che hai dentro è giustificata, ma non trasformarla in un'arma contro di te: stai attento, mio piccolo amico, le vie che portano al male sono quelle più appetibili e in molti si sono perduti in esse, per sempre.

- Scusami, Lu, ma sono furente! Sono stati così abili a sottrarci Rose che non ce ne siamo minimamente accorti mentre attraversavamo il ponte. Devono essere dei bravi cacciatori questi merlock. - risposi calmandomi un po'.

Lu mi guidò verso un promontorio e giungemmo in una radura dove decidemmo di fermarci per riposarci e rifocillarci. Pranzammo con del pane fatto il giorno prima da Arcibald dal sapore neutro, accompagnato da delle bacche dal gusto simile a quello delle fragole del mio pianeta. Un coniglio attraversò la radura e si fermò ad osservarci: gli lanciai alcune molliche ma scappò via. Restai con la bocca aperta e diedi una gomitata a Lu, indicandogli il cielo. Osservammo decine di astronavi che stavano lentamente scendendo giù e atterravano in una montagna vicina. Il mio sguardo era impietrito, come il mio cuore.

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