cap.27

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27 gennaio, 14.15

Levi

Era la gomma destra posteriore.

Kenny ci aveva colpiti.

L'auto scivolò lungo la strada con un testacoda, Hanji riuscì a mettere in folle e, non appena ci fermammo, il mio primo pensiero fu per Eren.

Mi voltai a guardarlo e lo vidi con gli occhi ancora chiusi e le unghie affondate nel sedile, i muscoli contratti per resistere alla forza centrifuga.

Sentii la macchina di Kenny che frenava bruscamente poco più avanti e, in preda al panico, gridai:- Moccioso! Fuori di qui! Corri in una fabbrica, ORA!

Eren reagì in una frazione di secondo alle mie parole e si lanciò fuori dal veicolo, subito seguito da me.

Mi chinai sui sedili posteriori per prendere una mitragliatrice leggera, mentre la Quattrocchi era impegnata a dire ad Eren dove andare.

Vidi Kenny uscire con una calma surreale dall'auto e decisi che, se correvo abbastanza veloce, potevo andare con Eren e proteggerlo.

Così scattai verso di lui e Hanji che erano diretti in una delle fabbriche abbandonate sul lato della strada.

Avevo appena cominciato a correre, quando una denotazione risuonò alle mie spalle, ma, fortunatamente, il colpo non andò a segno.

Accelerai. Se mi fossi fermato, sarei morto, quindi l'unica soluzione era continuare a correre.

Un altro proiettile mi mancò.

Con il respiro affannoso, la gola che bruciava e l'aria gelata che mi entrava nei polmoni, mi costrinsi ad andare più veloce.

Ma il terzo sparo colpì nel segno.

Sentii un dolore lancinante sul braccio sinistro: il dolore che provocava una ferita superficiale.

Strinsi i denti, e mi spinsi ancora avanti.

Con la coda dell'occhio vidi altre auto accostare vicino alla nostra. Imprecai sottovoce.

Ci fu un momento in cui pensai "non potrebbe andare peggio" e, come fossimo in un film, cominciò a piovere.

Appena ci avvicinammo abbastanza alla fabbrica, puntai la mitragliatrice contro una finestra e, con pochi colpi, mandai il vetro in frantumi.

Entrammo tutti e tre, Hanji si accasciò sul pavimento sporco, con il fiato corto, mentre Eren appoggiò la schiena al muro.

Espirai profondamente mentre ricapitolavo mentalmente: la macchina era andata, Kenny e i suoi sarebbero arrivati qui in pochi minuti, ma noi dovevamo ancora arrivare a Shiganshina.

Pensai a svariate possibili soluzioni, ma le scartai tutte, sapevo che Kenny ci sarebbe arrivato prima. Lui mi aveva insegnato la maggior parte delle tecniche che conoscevo, e quindi sapeva esattamente cosa avrei fatto.

Un rantolo alla mia sinistra mi riportò alla realtà.

Voltai la testa di scatto e vidi Eren piegato in avanti, che respirava affannosamente. La Quattrocchi gli stava tenendo una mano sulla spalla, con lo sguardo preoccupato di chi teme il peggio.

Mio Dio, pensai, non ora.

Strinsi la presa sull'arma che reggevo in mano, e per un attimo rimasi a guardare la scena, in bilico tra la scelta di stare accanto a lui e quella di farlo scappare.

Eren appoggiò le mani a terra di colpo e con un sigulto chinò la testa in avanti, sputando sangue.

Non c'era più tempo, presi una decisione a testa bassa e ordinai:- Hanji. Portalo via di qui. E vedi di stare attenta.

Lei incontrò il mio sguardo per un momento, attraverso le lenti spesse degli occhiali, poi annuì e si mise un braccio di Eren attorno alle spalle, facendolo alzare.

Mi voltai, preparandomi a combattere, ma Hanji mi richiamò:- Levi.

La guardai, lei proseguì:- Non farti ammazzare. Lui ha bisogno di te.

E con ciò ci avviammo in due direzioni diverse.

Non ci fu nemmeno bisogno di andare in contro al nemico, mi bastò aspettarli dietro l'angolo, con la mitragliatrice tra le braccia e in testa le parole di Hanji: "lui ha bisogno di te."

Sì... Anche io ho bisogno di lui.

A giudicare dai passi, i primi erano circa in cinque, probabilmente mandati a tastare il terreno prima di irrompere.

Poggiai la schiena la muro, sentendo già l'opprimente senso di colpa che avrebbe causato l'uccisione di esseri umani.

Infine, nel momento in cui scattai fuori dall'angolo, presi una rapida decisione: non li avrei uccisi. Non quando erano pochi e gestibili.

Si rivelarono essere in quattro, piuttosto giovani e anche piuttosto vicini rispetto ai miei calcoli.

Fu un secondo, un battito di ciglia, lo stupore nei loro occhi e una scarica di adrenalina che mi percorreva il corpo.

La mitragliatrice roteò tra le mie mani, portando a segno un colpo di impugnatura nello stomaco al ragazzo più vicino, poi un destro ben centrato sulla mascella del secondo.

Uno dei due rimasti ancora in piedi caricò un pugno che, se solo avesse colpito il bersaglio, mi avrebbe messo in difficoltà. Peccato che mi fossi già abbassato sotto il suo braccio teso, con la carica necessaria ad afferrarlo per la vita e fare leva con una gamba in modo da buttarlo steso a terra ancora prima che realizzasse di avermi mancato.

L'ultimo individuo, che ormai aveva capito la situazione, riuscì a puntarmi contro un fucile a pompa.

Ma i suoi occhi non volevano sparare. Forse era quasi spaventato, ma sicuramente non era convinto di ciò che doveva fare.

Ebbe un attimo di esitazione, e un "attimo" era anche troppo tempo per me.

La mia mano destra volò sull'arma, spostando la direzione in cui era puntata.

Non servì che io dicessi una parola, bastò uno sguardo, e l'altro mollò la presa sul fucile e corse via.

Lasciai cadere a terra l'arma, facendo rimbombare il suono metallico in tutto il corridoio, seguito dalla mia affermazione, fatta a mezza voce:- Tsk. Mocciosi.

Angolo patate:
AAAAHHHHHHHHHHH

GOMEN 'NASAI (⸝⸝⸝ᵒ̴̶̷̥́ ⌑ ᵒ̴̶̷̣̥̀⸝⸝⸝)

Sono stra in ritardo lo so. Ma sono stata in campeggio e mi sono scordata di aggiornareh.

Quindi scusatemi davvero.

Spero come al solito che il capitolo vi piaccia e vi saluto.

Sciau 👋

Psycho || Ereri ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora