Capitolo 11

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Vorrei fermare il tempo e restare così per sempre,con le sue braccia attorno a me.
Vorrei non preoccuparmi della realtà che mi ha descritto,soltanto riuscire a dimenticarla.
Vorrei cancellare dalle nostre vite il male che abbiamo sofferto e le ferite che ci portiamo dietro per vivere a pieno i nostri anni.
Vorrei capire se é davvero Fabrizio la persona che potrebbe insegnarmi ad 'amare'.

"Ermal a che pensi?"

Come sempre perso nei miei pensieri,
non mi sono neanche accorto che si é svegliato e che continua a fissarmi in attesa di una risposta.

"Ma tu non dormivi?"
Rispondo,cercando di deviare la sua domanda.
"Piove, non ci riesco più."

Si alza dal divano avvicinandosi alla finestra e aprendola,non curandosi del freddo.
Io non mi perdo neanche un suo movimento nonostante mi senta un po' più vuoto senza il calore del suo corpo.

"Mi piace l'odore della pioggia,
ma non mi piace la pioggia. Sono strano?"

"Lo siamo un po' tutti.
Perché non ti piace la pioggia?"

Accende un'altra sigaretta e piano la poggia sulle labbra,come vorrei facesse la mia bocca.
Da quando ho conosciuto Fabrizio le mie avventure notturne sono finite perché, anche volendo,non riuscirei a farle continuare.
Lo cercherei sempre tra le braccia degli altri,sapendo di non trovare nessuno come lui.
Poi succede una cosa strana.
Come se in qualche modo fosse riuscito a sentire i miei pensieri,spegne la sigaretta ancora integra e si avvicina,lasciando in sospeso la risposta alla mia domanda e quel silenzio che si era creato.
Fino ad averlo a un passo da me.
A un soffio da me.
A un respiro da me.
E io riesco a sentire solo i battiti accelerati dei nostri cuori.

"Posso darti un bacio e basta,senza parlare?"

Mi sussurra queste parole sulle labbra guardandomi negli occhi e credo di star iniziando a sciogliermi.
Cosa molto strana a dicembre.
Non riesco a spezzare i nostri sguardi e non
mordermi il labbro inferiore,consapevole del fatto di avere ancora i suoi occhi su di me e che se si avvicina un po' di più sono fottutamente fottuto.
Punto tutto sulla sincerità.

"Il problema è che se ti baciassi,
poi non credo sarei capace di fermarmi."

Vaffanculo.
L'ho detto.
Ora può pensare quello che vuole,mi son tolto un peso.

"Chi t'ha chiesto di fermarti?"

Lui sorride e preme la sua bocca sulla mia. Succede tutto in un attimo e riesco finalmente a sentire il sapore delle sua labbra. Menta e nicotina.
Non credo che nessuno altro sapore avrebbe reso giustizia a quelle labbra.
All'inizio mi sento nervoso,insicuro,  quando lui si scosta sono convinto di aver fatto qualcosa di sbagliato.
Ma poi sento la sua mano carezzarmi il viso e l'altra giocare con i riccioli dietro al collo.
Con determinazione mi bacia di nuovo,
con più fermezza e trasporto stavolta. 
Non mi interessa se esiste il paradiso,
io il mio l'ho già conosciuto e non lo lascio più.
Ci lasciamo andare e le nostre lingue si muovono senza comandi come se già sapessero cosa fare.
Mi stringe di più a sè e mentre l'attimo prima siamo seduti sul divano,quello dopo mi ritrovo disteso con lui su di me che scende con la bocca a lasciarmi baci intensi sul collo.
Cosa sta succedendo? È davvero la cosa giusta quella che stiamo facendo?
Io so solo che mi fa stare dannatamente bene.
Mi lascio scappare un gremito strozzato quando mi morde il collo e lui,con malizia,
si limita a sorridere.

Le nostre labbra si uniscono di nuovo,
ma la magia si interrompe quando nella stanza rimbomba il suono del campanello e una voce fin troppo familiare.

"Zì apri che c'ho la pizza!"

Fabrizio,ancora steso sopra di me,
mi guarda negli occhi e sorride,
io mi limito a sbuffare facendo volare un riccio dalla mia fronte.
Mike ha un tempismo orribile.

"Resti a cena?"
Gli chiedo senza smettere di guardarlo.

"No ricciolé, Francesco m'aspetta."
Si alza dal divano e prima di dirigersi alla porta, mi lascia un bacio sulla fronte,
un biglietto nella tasca dei jeans e quella sensazione di vuoto che non mi abbandona quando si allontana.

Davanti a lui Mike con due cartoni di pizza fumanti fa fatica ad entrare.
Una volta dentro si lancia su Fabrizio abbracciando,
come se lo conoscesse da sempre.

"Ciccio, me lo dicevi che stavi ancora qua la prendevo pure per te la pizza!
Dai resta facciamo a metà!"

Sarà pure un rompicoglioni ma c'ha un cuore enorme questo ragazzo.

"Ti ringrazio Mike,ma non posso.
La prossima volta la porto io,promesso!"

"Come vuoi tu zio!"

Come é bello sapere che ci sarà una 'prossima volta' perché non mi stancherò mai di lui. E della pizza,naturalmente.
Mi guarda imbarazzato prima di salutarci
e lasciare l'appartamento,
regalandomi uno dei suoi sorrisi più belli.

"Allora la pizza ci sta, le birre pure, mo' me devi raccontà tutto zì!"

Prima di dare retta a Mike,mi ricordo del bigliettino nella tasca dei jeans.
Infilo la mano e lo apro.
Sorrido come sorride un bambino che sotto l'albero di Natale trova il suo giocattolo preferito.
Mi ha lasciato il suo numero.
Allora davvero non andrà più lontano.

"Aridaje co sti sorrisi, parla a' stronzo!"

Mike stappa due birre e me ne porge una, mentre inizia a bere la sua decido che quello é il momento migliore per sganciare la bomba.

"Ci siamo baciati!"

E in un attimo sputa tutta la birra per aria.
Esattamente la reazione che aspettavo.
Rido e rido di gusto perché ora posso dirlo:
sono felice.
Tra colpi di tosse e bestemmie,
Mike ride anche lui complimentandosi con me e insistendo per sapere i dettagli.
E la giornata si conclude così,
con un cuore sereno,un migliore amico impazzito e due pizze ai quattro formaggi in una sera come tante a Roma.

Ma poi che cosa é la felicità?

No,perché é tutto molto confuso.
Posso dire che non credo siano le bottiglie di vodka,le sigarette che si consumano lentamente,vincere alla lotteria,il sesso di una notte con degli sconosciuti o
una crociera costosa.
Quelle sono cose in più. 
Per quel poco che ho capito,forse,la felicità non è un emozione,e forse neanche un sentimento.

Forse é semplicemente la capacità di ridere davanti ad ogni problema.
E io,forse,potrei riuscirci.


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