SOFIA.
Il cerchio si era allargato, adesso non eravamo più in cinque, bensì in sei. Si era aggiunta una ragazza, bassa, occhi verdi pieni di malinconia, capelli neri a cascetto e un sacco di lentiggini, era bassa, forse 2 o 3 centimetri in meno di me, ed era magra. A prima vista mi sembrava una ragazza sveglia, intelligente, era sicuramente fuori luogo tra di noi. Capii il mio grosso errore sulle aspettative che mi ero fatta di lei non appena Luca - un ragazzo di 20 anni che è stato spedito tra noi dai genitori dopo che lo hanno salvato dall'annegamento nella vasca da bagno- gli concede il tempo di 15 minuti per presentarsi.
《Mi chiamo Sara, ho 16 anni...》
Inizia a parlare velocemente, e rallenta quando capisce che la parte facile della presentazione è finita.
《... ho tentato il suicidio provando a buttarmi dalla finestra del primo piano di un palazzo quando avevo 10 anni...》
È cosi che cominciano tutti, prima partono tranquilli, poi iniziano ad andare nel panico, e arrivati alla fine scoppiano a piangere.
Ma lei no, Sara rimane normale, ha la voce calma e controllata, come se lo avesse già fatto altre volte.
《... a 13 anni mi è stata diagnosticata l'anoressia. Ho ri tentato il suicidio all'età di 15 anni cercando di affogarmi. E oggi sono qui, dopo essere stata per 2 settimane in riabilitazione all'ospedale, perché ho ri provato a suicidarmi, questa volta volevo impiccarmi.》
Si rimette seduta dopo aver fissato un punto per tutta la durata della sua spiegazione.
Tocca a me presentarmi. Essendo la prima della lista, ho il diritto di presentarmi ogni volta che l'ha fatto uno nuovo. E questo non posso evitarlo.
《Sofia, 16 anni.》
Gli occhi di Sara sono fissi sui miei.
《... fumo dall'età di 13 anni. Sono Autolesionista e bulimica. Odio la vita, questo mi ha spinto a tentare il suicidio, ci ero riuscita, sono stata in coma per 2 mesi, ma poi mi sono risvegliata e mi hanno fatto stare in riabilitazione per 1 settimana all'ospedale, poi mi hanno mandato qui.》
Mi ri metto seduta e ascolto gli altri.
Io e Sara ci fissiamo, e avvolte lei ride dopo aver sentito la presentazione di qualcuno, ride non perché è egoista e senza sentimenti. Ride perché è tutto quello che può fare adesso. Almeno credo.
Dopo che tutti si sono presentati ci alziamo e ce ne andiamo, rimango a dare un aiuto per mettere apposto le sedie e insieme a me rimane anche Sara.
《Ciao..》
Si era avvicinata a me silenziosamente, è stata la prima di 5 persone a rivolgermi la parola.
《Ciao.》
Le rispondo, forse un po' troppo bruscamente, ma lei sorride e continua a parlare come se niente fosse.
《Allora... come stai?》
Gli rivolsi uno sguardo, non uno gelido o di rimprovero come faccio sempre, ma uno caldo, piendo di felicità per quella domanda.
《Normale. Tu invece come stai?》
《Bene grazie.》
Gli rivolgo un sorriso, uno vero, e i miei sorrisi veri sono rari.
Esco, salutando, dalla sala in cui ci trovavamo. La prima cosa che faccio è accendere una digaretta e portarmela alle labbra. Scendo le due rampe di scale facendomi spazio tra la folla, non sono vestita molto sgargiante - Jeans lunghi e un golf grigio- quindi nessuno fa caso a me. Rimango sola, ormai manca solo una rampa di scale e sarò libera, non voglio fermarmi, ma dei piccoli passettini, che provengono da dietro di me, catturano la mia attenzione. Mi volto e la vedo.
Sara scende le scale aggraziata come una farfalla, la gonna a fiori gli mette in risalto la carnagione bianca, e la maglietta a maniche lunghe, naturalmente troppo larga, li da un aria misteriosa, come se cercasse di nascondercisi dentro.
《Hei Sofia aspetta.》
Dice facendo l'ultimo scalino troppo velocemente. Cade a terra ed io mi affretto ad aiutarla.
《Hei Sara sta un po' più attenta.》
Le ho riparlato con il tono troppo brusco.
《Scusa, è che essendo anoressica, non ho molti muscoli, quindi la mia forza è praticamente sotto zero.》
Fa un sorriso, troppo appariscente per non essere forzato. La guardo meglio, e in effetti le do ragione. Non ha molti muscoli nelle gambe, si intravedono molto gli ossi, ma non mi ci soffermo troppo. La maglietta troppo larga le serve sicuramente per nascondere i suoi bracci scheletrici.
《Vai a casa?》
Mi fa questa domanda con un velo di tristezza negli occhi, ma con il sorriso sempre su le labbra.
《No.》
Il velo di tristezza se n'è andato, al suo posto adesso c'è una luce di speranza.
《In verità stavo andando al parco qui difronte. Vuoi venire?》
La luce nei suoi occhi si fa più accesa e mi lascio scappare un sorriso all'idea di essere stata io ad accenderla.
《Certo.》
Ci incamminamo nelle strade, in direzione del parco.
Nessuna delle due parla, i nostri sguardi non si incontrano neanche un istante.
Arriviamo al parco. Lei mi segue fino ad una panchina sotto un pesco. Siamo in piena primavera, quindi il pesco è in fiore.
È bellissimo.
《Perché hai tentato il suicidio?》
Mi azzardo a dirle, ma me ne pento non appena la vedo abbassare la testa e fissare le ballerine color panna.
《Prima ero una persona felice, avevo un fratello più grande di due anni di me, lui fumava e odiava la vita. Sei anni fa lo trovai attaccato ad una corda in camera sua, si era impiccato. Lui era tutto ciò di cui avevo bisogno, e se n'è andato. Dopo quel giorno non mangiai più, volevo farla finita con la mia vita. Mi avevano portato via mio fratello, ed io volevo riprendermelo. Ma ho fallito.》
Resta in silenzio, poi alza la testa e mi guarda.
《Tu perché?》
Forse sarei dovuta rimanere in silenzio prima.
Non ho mai parlato a nessuno della mia tragica storia, ma in qualche modo, sento che di Sara posso fidarmi.
《Tu hia mai avuto la sensazione di essere sbagliata? Di non essere fatta per questo mondo?》
Apre la bocca per rispondere, ma io non gli lascio il tempo.
《Io si, l'ho pensato, e lo penso tutt'ora, o meglio, sono stata spinta a pensarlo.》
《Perché?》
《Non viviamo nel mondo in cui crediamo di vivere. Tu guardi un bambino e magari pensi: "da grande sarà una bella perdona" poi ecco che crescendo il bambino diventa un alcolizzato. Magari quel bambino passava ore a piangere perché voleva essere bravo come gli altri, ma lui non lo era. La mia infanzia è stata così: piangere ogni volta perché volevo essere come le altre bambine. Disgustavo il mio corpo imperfetto già a 5 anni. Ho imparato che sono sbagliata per questo mondo, ecco perché volevo uccidermi, voglio trovare il MIO mondo.》
Lei rimane in silenzio per un bel po', forse sta pensando a cosa dire, o forse non ha proprio più intenzione di dire una parola.
Ma poi parla. E non dice cazzate come: "mi dispiace" o "sei una persona forte", no, lei cambia discorso, forse è un suo problema, ma non la correggo.
《Quindi questo è il tuo sogno? Trovare un posto in cui puoi sentirti "viva"?》
Il mio sogno? Certo, trovare un posto in cui sentirmi "viva" come dice lei, sarebbe fantastico, ma non penso che sia questo il mio sogno.
《A dire il vero non lo so. E il tuo sogno?》
I suoi occhi si spostano su un punto indefinito davanti a lei, e le parole che le escono dalla bocca mi fanno capire quanto sia estremamente forte.
《In questo momento non ho nessun sogno, solo molti incubi.》
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Dreamers
Adventure5 ragazze un unico sogno: Diventare Qualcuno. Riusciranno Sara, Sofia, Margherita, Alessandra e Cristina a coronare il loro sogno? Tra amori, cuori spezzati, amicizie finite, lacrime, tagli.. riusciranno ad essere felici? Ma soprattutto: Riusciranno...