Capitolo 13

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Respiro irregolare, battito accellerato, il corpo che tremava. Agitazione, ansia, paura. Chiari sintomi dell'amore. E l'infetto lo avevo proprio di fronte a me con ancora la mia mano sulla sua spalla tremante.
Lo guardai negli occhi: le pupille dilatate e l'azzurro intorno formava sfumature stupende.
Era paralizzato, non si muoveva, non accennava un sorriso o altre espressioni. Sembrava morto ma non lo era veramente.
Anche a me non uscivano le parole di bocca: forse per la paura di dire cose sbagliate, di ferirlo, o forse solo perché non avevo la più pallida idea di cosa rispondere a quella frase. Quella dannata frase che non avevo mai sentito pronunciare nei miei confronti e che mi aveva tolto il respiro.
Accennai un sorriso, era l'unica cosa che riuscivo a fare e che sicuramente non l'avrebbe offeso.

In quel nano secondo pensai alla frase. I suoi sentimenti erano chiari. Io gli piacevo.
Ma a me lui piaceva?
Provai a ricostruire ogni momento che siamo stati insieme e cercai di sentire qualche sentimento, qualche emozione... mi bastava solo un indizio.
Ma le cose che vennero fuori ricordando quei momenti furono così tante che non le riuscii a capire.
Sin dalla prima volta che l'ho visto entrare nella radura, dalla chiacchierata sotto le stelle, dalle colazioni e dalle cene dei giorni seguenti all'abbraccio. Al momento più triste e buio della mia vita. Alla sensazione di essermi persa con me stessa. Ma poi lui comparve all'improvviso come la terra ferma a un marinaio dopo giorni di naufragio.
Era stata la mia ancora. Non solo in quel momento. Sempre. Ma non lo avevo capito.
Avevo bisogno di lui.

Feci scivolare la mia mano dalla spalla al petto.
Quel movimento lo sveglió dal coma momentaneo.
Scosse la testa poi disse: "Meg scusami... ho detto una caspiata... io... non so che mi è preso."
Il mio sorriso si spense e lui sembró accorgersi, ingrottando le sopracciglia, come confuso del mio cambiamento.
"Bè in caso ci ripensassi, anche tu mi piaci pivello." Conclusi facendogli l'occhiolino e me ne andai. Doveva rimanere solo per un po' e pensare a ciò che era accaduto.

Ormai si era fatto tardi e mi stavo dirigendo al casolare a prendere un'amaca o un sacco a pelo, ma qualcosa mi prese da dietro la schiena e mi fece voltare.
"Ben! Caspio mi hai fatto prendere uno spavento!" Esclamai ancora spaventata dal gesto improvviso.
"Stai diventando una vera raduraia. 5 giorni qui e già sai il nostro linguaggio, complimenti." Mimó un inchino e sorrise. Poi continuó: "Sai ho ripensato a quello che è successo prima..."
Lo guardai attentamente e accennai un sorriso. Il suo viso si faceva sempre più vicino.
Poi d'un tratto le mie labbra erano appoggiate alle sue, in un morbido e casto bacio a stampo.
Duró poco, ma quel momento per noi duró un'eternità.
Il mio primo bacio? Forse. Ma sicuramente uno dei più belli.
Ci guardammo negli occhi, imbambolati. Lui mi abbracciò cercando di mascondere l'imbarazzo che si era creato.
Mi strinsi forte al suo petto caldo e mi lasciai andare. Avevo pensato troppo, la testa mi faceva male. Dovevo solo rilassarmi. E Ben in questo mi aiutava.
"Io devo andare a dormire. Buonanotte Ben." Dissi dandogli un bacio sulla guancia.
"Buonanotte Meg." Rispose con un sorriso.

Mi diressi ancora frastornata dalle emozioni che si erano concentrate tutte in un solo momento.
Ormai il letto era l'unica cosa che immaginavo. E no... non avevo pensato di baciare un bel cuscino caldo e comodo.
Nell'edificio tutti russavano. I radurai erano sparsi sul pavimento, alcuni invece dormivano ammassati e si utilizzavano come cuscini o addirittura materassi umani.
Gironzolai cercando di non calpestare i ragazzi addormentati e riuscii a raggiungere il "ripostiglio" che mi aveva mostrato Newt un po' di giorni fa.
Lo aprii lentamente, cercando si non far cigolare la porta.
Ci riuscii e presi l'occorrente per la notte. Ripensai al letto e al cuscino che avevo inmaginato appena vid delle tende sgangherate e delle corde. Poteva andarmi peggio, pensai.
Scocciata presi i materiali e mi diressi in un luigo isolato, ma non in vista. Dietro al casolare, vicino alle docce, c'era un tendone sostenuto da pali in legno; lì cominciai a legare le estremità della corda a due pali e poi ci legai bene la tenda. Non sapevo quanto avrebbe retto ma forse per quella notte sarebbe rimasta tutta intera.
Mi stesi su essa piano e mi accorsi che non era poi così scomoda come pensavo.
Ovviamente mi addormentai quasi subito.
Ovviamente la mente come suo solito, prima di cominciare a sognare, inizió a cacciare fuori i suoi dubbi. Fu uno solo a svegliarmi facendomi balzare e mettermi seduta sull'amaca: Newt.

L'ultima volta che lo avevo visto era prima della chiacchierata con Ben. Lo avevo lasciato lì da solo mentre pensava che sarei tornata presto. E invece mi sono comportata come una faccia di caspio ambulante.
Ormai non facevo più caso al mio linguaggio, mi stavo abituando.
Scossi la testa: avrei risolto i miei dubbi il giorni seguente parlandone direttamente con Newt. Se riusciva ancora a parlarmi. O a guardarmi. O a respirare la mia stessa aria. È imprevedibile quel ragazzo.
Chiusi gli occhi scacciando i pensieri dalla testa. Ormai era popolata da piccole lucertole dalla luce rossa, come quelle che si aggiravano per la radura e che mi inquietavano sempre. Segnai alla lista delle 'cose da chiedere a Newt' che cosa erano quelle cose viscide possedute.
Spensi il cervello completamente e mi dedicai al riposo.

La luce del sole mi svegliò. Sbadigliai e mi stiracchiai e un lungo dolore alla schiena prese possesso del mio corpo. Dormire in quell'amaca si era definito meno comodo di quanto avevo ripensato.
Mi buttai a terra senza forze a pancia in giù, coprendomi gli occhi dalla luce per poter dormire.
Saranno state le 5/6 di mattino.
Poi un grosso rumore mi fece sobbalzare. Cigolii meccanici, suoni di ingranaggi che si muovoni. Questo significava una sola cosa: il Labirinto si stava aprendo.
Cercai Ben tra i velocisti presenti vicino alle mura ma non c'era. Che gli era successo?.
Mi alzai in piedi e camminai in giro per cercarlo. Ma niente, sembrava scomparso.
Mi diressi verso casa sua ma un particolare catturò la mia attenzione: Newt con un occhio nero e il labbro spaccato seduto su una roccia mentre si massaggiava il polso.
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Odiatemi. 1 giorno di ritardo. La Men o Beg, fanno schifo entrambi i nomi, si è realizzata.
Il capitolo fa schifo.
Suspence suspence suspence! Adoro sempre di più questa cosa.
Soprattutto vedervi nei commenti a indovinare cosa succede dopo e a odiarmi perché vi lascio sempre così!
Già vi avverto, questo libro non sarà corto, anche perché le cose serie (nella storia) inizieranno tra ancora un po' di tempo. Quindi cercherò di diminuire il tutto. Ma questa cosa di Meg e Ben dovevo metterla prima. Poi capirete tutto e non intendo spoilerarvi.
Mi amerete tra poco.❤
Mettete la stellina e lasciate un commento!💓
-fededima14

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