Capitolo 15(parte prima)

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"But just because it burns, doesn't mean you're gonna die
You gotta get up and try, and try, and try
Gotta get up and try, and try, and try
You gotta get up and try, and try, and try"

["Try" Pink]

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A volte bisogna prendere delle scelte rischiose,ma giuste.
Altrimenti si rischia di resistere senza mai aver provato ad insistere.
E mollare non era la scelta giusta,
per niente.
Non mi andava più bene accettare frasi come 'purtroppo è così'.
No.

La scelta giusta è stata tirarsi su le maniche e affrontarli quei problemi.
Insieme al mio compagno di una vita con qualche sorriso in meno e un po' di tristezza in più.
Conosciamo il nostro passato e il motivo che ci spinge a continuare.
Sappiamo ciò che ci portiamo ancora dentro e quanto abbiamo sofferto.

Ma, durante queste sfide con noi stessi, i dubbi sono inevitabili, non possono mancare.
Diventano una vera tortura.
E allora hai bisogno di certezze,
ma quelle di Francesco non mi bastano.
Non perché lui non mi basti, ma in questa situazione c'è dentro con me, da sempre.
Vede e sente le mie stesse ansie e paranoie.

Forse per questo le certezze di cui ho bisogno lui non può darmele,
forse ci riuscirebbe qualcuno esterno alla situazione,
qualcuno che potrebbe provare a farti ragionare mettendo da parte l'odio e il rancore per un attimo.
Lo stesso qualcuno che ho fatto piangere e che ho deluso con le mie parole, che occupa i miei pensieri da questa mattina.

E allora i pensieri diventano più pesanti, soprattutto la sera, quando davanti alla porta di una vecchia casa abbandonata, non molto lontano dal centro della città, io e Francesco esitiamo ancora ad entrare.
La sua mano sulla spalla mi sveglia bruscamente dai miei turbamenti, facendomi ritornare al momento che stiamo vivendo.

"Fabrì se nun te la senti, lasciamo sta'.."

Magari sto sbagliando, mi faró male, è pericoloso,
devo proteggere Francesco,Mike,i miei amici, la mia città.
Lo faccio per mia mamma e per Ermal, perché son sicuro capirà.
Magari peró è normale avere paura.
Magari non devo scappare,
devo lottare di più.
Magari andassero a fanculo tutti questi dubbi.

"Francé è na' vita che io e te ce stiamo dentro fino al collo in questa merda e abbiamo sempre perso. A sto' giro me so stancato de scappà,tu che dici?"

Francesco mi sorride e mi rivolge la mano chiusa in un pugno.

"Ti dico annamo Fabrì, senza ripensamenti perché io me so' rotto er cazzo."

Facciamo scontrare i nostri pugni,
come quando lo facevamo da ragazzini e con un colpo deciso apro la porta davanti a noi.
Ora non si torna più indietro.

La porta é di legno, massiccia, all'antica.
Da sul salotto, un'ampia stanza buia con al centro una rampa di scale, arreddata alla vecchia maniera con antichi mobili e divani in pelle.
Nella parete a destra c'è un grande arco che si affaccia alla cucina inutilizzata da molto tempo. Ogni cosa è al suo posto: frigorifero, forno, fornelli, tavolo per mangiare, mensole e c'è addirittura il cibo anche se si vede chiaramente che è scaduto da molto tempo.
All'improvviso si accendono le luci e istintivamente porto la mano sulla spalla di Francesco,
come a fargli sentire la mia presenza.

Davanti a noi quattro uomini,
tutti in piedi l'uno vicino all'altro e tutti simili tra loro. Stesso modo di vestire, stesse cicatrici sulle braccia, stessa aria divertita e di superiorità sul volto, stessa orribile puzza di rum e marcio.
Ciò che cambia è solo la statura e noi li riconosciamo un po' tutti.

Arrivi tu. 《MetaMoro》☀️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora