37. Levi's pov.

118 3 0
                                    

Mi risvegliai quasi di colpo. La testa pulsava e faceva molto male, ma non ci diedi molto peso, ormai dopo tutte le esperienze passate ne ero quasi abituato. Ero sulle mura, seduto per terra, che avevo appena ripreso coscienza. La botta dell'aria bollente era stata violenta, infatti mi ero ustionato anche il braccio destro e la tempia destra. Lo scontro di Eren e del gigante corazzato era terminato da quasi due ore. Vicino a me erano stesi molti soldati e responsabili, privi di sensi, tra cui anche Hanje e Petra, ancora svenute. Mi alzai di scatto e cominciai a guardarmi intorno: il mio sguardo si spostava di volto in volto. Cominciai ad agitarmi: qualcosa mi diceva che era successo qualcosa di cui me ne sarei potuto pentire amaramente. Lei non c'era tra i soldati svenuti. Mi affacciai dalle mura. Non era nemmeno di sotto. Andai dai soldati Mikasa Ackerman e Armin Arlet, e lei non era con loro. Vidi Erwin con un altro soldato, così decisi di andargli a parlare. Ero in preda al panico e alla rabbia, e stavo stringendo con forza una lama nella mano. << Ehi, Erwin. >>.

<< Levi. Ti sei ripreso, finalmente. >>.

<< Dov'è Chise? >>.

Erwin mi guardò più serio del solito, senza rispondere. Gli presi il collo della camicia, puntandogli la lama al collo e strattonandolo verso di me, mentre il soldato con cui stava parlando Erwin mi puntò una pistola contro la testa completamente spaventato, a contrario di Erwin che continuava a stare serio quella sua faccia di merda. << RISPONDIMI! >>. Erwin alzò la mano verso il soldato, segnalandogli di abbassare quella pistola.

<< E' stata rapita da Reiner e Berthold insieme ad Eren. >>.

Rimasi pietrificato dalla paura. Stavo iniziando a tremare violentemente. << E qualcuno li sta inseguendo? >>.

<< No. >>.

Sgranai gli occhi, stringendo di più il collo della camicia di Erwin e avvicinando di più la mia lama alla sua pelle, quasi fino a premere su di essa, finchè un filo del suo sangue scorse sopra la mia lama tagliente. << E PERCHE'?! >>.

<< Comandante! >>. Il soldato era nel panico.

<< Non abbiamo modo di trasportare i cavalli da quest'altro lato delle mura. Dobbiamo aspettare il Corpo di Gendarmeria. >>.

Gli lasciai il collo della camicia, e senza dire niente, me ne andai a sedermi sul bordo delle mura, lanciando la lama verso delle reclute lì vicino che si spostarono per non essere colpiti dalla spada. "Come ho potuto lasciare che accadesse una cosa del genere? Proprio a lei... mi dissi che se le fosse accaduto qualcosa senza che facessi niente, avrei dovuto solo ammazzarmi...". Notai un pezzo di una lama vicino alla mia mano. Doveva far parte della mia lama che avevo lanciato prima. Lo presi e fissai intensamente il mio riflesso in quel pezzo di acciaio. Le mie parole mi tornarono in mente. "Ti prometto che ti proteggerò a costo della mia vita.". Sentivo parlare Erwin e quel soldato. << Abbiamo visto che Reiner l'ha mangiata. Non credo sia ancora viva, ma la cercheremo comunque. Se non dovessimo riuscire a trovarla, fatele un funerale degno di lei. Lo stesso vale per Jaeger, è chiaro? >>.

<< Sissignore! >>.

Sgranai gli occhi verso quelle colline che sembravano infinite. "Cosa... è stata... mangiata? Allora... è la fine. È finita. Ho fallito di nuovo. Per la terza volta, non sono riuscito a salvare coloro che amo... prima sono morti Furlan e Isabel, poi Olivier, e adesso Chise...". Alzai lo sguardo verso il cielo nuvoloso, mentre le immagini di lei che sorrideva, di lei nel letto con me, di lei che dormiva, che faceva il thè, che combatteva, continuavano a passarmi nella mente in sequenza. "Questo mondo è crudele, ma... è anche bellissimo... e ormai, vivere non ha più senso.". Tolsi la giacca ormai ridotta in brandelli e alzai la manica della camicia, esponendo il mio polso bianco e pallido alla luce fioca del sole. Avvicinai il pezzo di acciaio al polso, e incisi la mia pelle che da bianca divenne rossa in pochi secondi. Il polso iniziava a bruciare, ma la mia mano non si fermava, continuava ad incidere quella carne bianca mentre delle lacrime iniziarono a scorrere lungo il mio viso. << LEVI! COSA STAI FACENDO?! >>. Era Petra, che aveva preso conoscenza da pochi minuti. Mi tolse il pezzo della lama da mano quasi con violenza, gettandolo giù dalle mura. Guardavo quel pezzo di acciaio colorato dal mio sangue cadere sempre più giù. Petra prese delle bende, si sedette vicino a me e iniziò a fasciarmi i tagli.

<< Capitano, perché lo stava facendo? >>.

<< Perché sono un'irresponsabile. Ho lasciato che Chise venisse mangiata. E il Corpo di Ricerca non merita un capitano del genere. Non merita uno come me. >>.

Petra sgranò gli occhi, come se lei non ne fosse al corrente, ma non sembrava che ne fosse davvero dispiaciuta. << Levi... non è stata colpa tua... E poi che ne sai che è stata mangiata? Reiner e Berthold non credo potessero fare una cosa del genere, di sicuro non lo avrebbero mai fatt... >>.

<< Lo ha detto Erwin. Ha detto che hanno visto che la mangiava. >>.

<< Comunque non è stata colpa tua. Mi dispiace che lei sia stata mangiata. Deve essere stato terribile. >>. Guardai Petra, mentre lei finì di bendarmi i polsi. << Senti, Levi, lei ormai è stata mangiata, non è più con noi su questo mondo... >>. Mentre diceva quelle parole, si avvicinò a me, fino a toccare con la sua schiena il mio petto. << Quindi non credo che staresti meglio se continuassi a pensare a lei. Penso che lei sarebbe felice se tu smettessi di soffrire voltando pagina e dimenticando tutto, perciò... >>. "Ha ragione. Lei non sopporterebbe di vedermi in questo stato. Non dovrei rassegnarmi. Non lo farò, per te, Chise. Aspetta, ma che diav...".

<< Petra, cosa stai facen... >>. Petra avvicinò le sue labbra alle mie, quasi fino a toccarsi, ma si staccò subito all'urlo di qualcuno. << LEVI! >>. Mi voltai di scatto. Era Hanje, che si era appena ripresa, e nel mentre Hanje si stava dirigendo verso di me, Petra si alzò e se ne andò da altre reclute. Per la prima volta ringraziai mentalmente la presenza di quella insopportabile quattrocchi. Hanje si sedette vicino a me. << Cosa stavi combinando con Petra? >>.

<< Assolutamente nulla. È lei che viene ogni volta vicino a me a rompere il cazzo. >>.

<< E quelle bende sul polso? Lo hai fatto di nuovo? >>. Spostai lo sguardo da Hanje alle colline difronte a me. Hanje sbuffò. << Erwin mi ha raccontato tutto. Scommetto che Petra ti stava convincendo che lei sia morta sul serio. Levi, questa volta non hai la certezza che lei sia stata davvero mangiata. Se avessero mangiato Chise, anche Eren dovrebbe essere morto, e siccome loro hanno bisogno di Eren, anche Chise dovrebbe essere viva. Non credo tu debba perdere le speranze in questo modo. Non rassegnarti.>>. Hanje si alzò, battendomi un colpo sulla spalla, e si voltò verso Erwin. << Vado a recuperare una mappa. Forse so dove potrebbero essersi diretti. >>. Hanje se ne andò verso Erwin, mentre io rimasi solo, a fissare le colline di fronte a me. "Forse, Hanje ha ragione. No. Non devo rassegnarmi così. Io sono sicuro che lei sia ancora viva. Si, lei è ancora viva, me lo sento.". Mi alzai di scatto. Andai verso Erwin e Hanje, con passo deciso. << Dobbiamo trovarli. Sono ancora vivi. Non possiamo aspettare ancora. Sarà troppo tardi se non ci muoviamo subito. >>.

<< Levi, ti ho già detto che non possiamo senza i cavalli, dobbiamo aspettare il Corpo di Gendar... >>.

Sbattei la mano sulla mappa violentemente, coprendo una zona della mappa che indicava una piccola foresta di alberi giganti. << ERWIN! NON C'E' TEMPO! DOBBIAMO SUBITO PARTIR... >>.

<< COMANDANTE! IL CORPO DI GENDARMERIA E' QUI! >>.

Mi voltai di scatto verso quel soldato che aveva urlato quella frase. Ci misero venti minuti a montare l'attrezzatura per spostare i cavalli dall'altra parte delle mura. Eravamo diretti verso una piccola foresta di alberi giganti, nella quale avrebbero dovuto esserci Reiner e Berthold.

Dopo due ore circa, partimmo verso quegli alberi giganti. Il viaggio fu lungo. Erano previste 3 ore, ma noi riuscimmo ad arrivare in circa due ore. Erano proprio davanti a noi. Il gigante Corazzato era davanti a noi che correva. Sulle sue spalle c'era qualcuno. Sulle sue spalle ho incrociato il suo sguardo. I suoi occhi, quelle due pozze di giada, che quando mi fissavano si riempivano di una luce talmente luminosa e piena di speranza. Quelle due pietre preziose con il colore verde smeraldo che si mischiava perfettamente con il mio grigio sfumato, creando un colore unico nel suo genere. Sgranai gli occhi per la felicità. "Ti ho trovata.".

Lei era lì. Lei ancora viva.                                  

Le Ali della LibertàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora