Un carcere per i cani

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Ho freddo, tanto freddo. Sembra che il gelo mi stia congelando il sangue, bloccando ogni mio muscolo. Apro lentamente gli occhi, sentendo un dolore atroce alla nuca, ma mi pento immediatamente di averlo fatto.
Una squallida gabbia, puzza di feci, umidità eccessiva...la stessa cosa per la terza volta, solo che in questo momento il posto non è lo stesso, non è il laboratorio.

È un posto ancora peggiore.

È come un "carcere" per i cani: avevo compreso che il "carcere" fosse una moltitudine di gabbie per gli umani cattivi, ma questi cani non sono cattivi, anzi, stanno guaendo con così tanta disperazione che mi stringe il cuore.
Ai miei lati ci sono due gabbie, un dobermann a destra e un Labrador a sinistra. Il primo continuava ad abbaiare con forza, sbattendo ripetutamente il fianco sinistro contro le sbarre ormai arrugginite. Vedo in lui un'aura di odio puro, mentre continuava a colpire con foga i tubi di ferro, con lo sguardo di chi ha visto cadere il mondo addosso.
L'altro era disteso sui propri escrementi, con l'espressione di chi era stanco e ormai aveva finito di combattere. Si era arreso.
Cerco di capire dove sono capitato, o almeno provo a comunicare con i miei simili, ma loro sembrano come impazziti: alcuni abbaiano senza sosta, cercando in tutti i modi possibili di uscire da quelle delimitazioni della libertà, altri sono distesi con le palpebre abbassate a metà, così immobile che se li vedi da lontano sembrano morti. Mi sento strano, come se avessi dormito per mille anni e mi fossi risvegliato solo adesso.
Una sensazione sgradevole, come quando la fatidica scheggia dell'osso con cui avevi appena finito di giocare, ti sia sgradevolmente rimasto tra i denti e la tua lingua, per quanto si sforzi non riesce a rimuoverla.

Improvvisamente sento dei passi provenire da dietro la porta di questa lurida stanza, che a constatare dalla frequenza troppo costante dei battiti, sembrano circa tre uomini e una donna (riconosco perfettamente i suoni striduli prodotti dai tacchi che ogni volta mi schiacciavano la coda). La porta si apre con un botto, facendomi sussultare.

«Come le ho detto, questo cane ha una corporatura robusta, denti sani e anticorpi molto potenti. Vede che spalle larghe? È adatto a questo scontro, signora. Non si preoccupi, siamo certi al cento per cento che questo cane saprà tenere testa al vostro.»

A parlare è un umano di mezz'età, con capelli grigi e con dei guanti di plastica alle mani. Gli altri due sono identici, quasi come dei "gelli" che da quanto avevo appreso in passato, significava due persone nate uguali. Non so se si pronunciasse in questo modo, ma l'ho sentito solo una volta nella mia vita.

«Robert ho una notizia fantastica!»

Ellie quando aveva ricevuto quella telefonata, si era fiondata immediatamente verso il suo "cellulare" e in quel momento aveva chiamato Robert.

«Sono nati i miei due cuginetti! Tutt'e due maschi. Quando? Ah, sono nati proprio qualche minuto fa, mi ha chiamato zio Antoin e ha detto che finalmente erano nati. Mi hanno detto che si chiamano James e Jake, sì, la double J.»

La vidi parlare e ridere con quella cosa metallica, ma non capivo il perché lo chiamasse Robert. Comunque se era felice la mia padrona, lo ero anch'io.

«Dato che sono due "gelli", chissà come farò a riconoscerli! Sicuramente mi prenderanno in giro per tutta la mia vita...ah, quasi dimenticavo, vorrei invitarti al battesimo delle double J, puoi venire? Si terrà il 26 maggio, alla Chiesa di fronte alla gelateria. Oh...non puoi venire...perché? Devi partire...ok, capisco. Va bene, allora alla prossima.»

Quando arrivò il fatidico giorno, mi misero in una gabbia e venni posizionato ai sedili posteriori, con una bella visuale al finestrino.
Proprio quando passammo davanti al ristorante preferito della mia carissima padrona, vidi di sfuggita Robert, che stava con un grembiule nero e che parlava cordialmente con le persone sedute al tavolo, con un pezzo di carta e una penna in mano. Non capivo il perché stava parlava con persone sconosciute in modo così gentile, né tantomeno vestito in quel modo, ma a constatare dal suo sorriso, non sembrava infelice. Ellie sembrò troppo occupata a parlare con la sua mamma e il suo papà per accorgersi del rosso. Non ci diedi poi così tanto peso e ripresi a guardare fuori al finestrino.

«Deve credermi, signora. Anche se questo husky sembra debole, racchiude in sé una forza distruttiva, senza pari. Sinceramente uno dei migliori qui nei paraggi.»

La donna sbattendo continuamente le ciglia esageratamente lunghe, si avvicina verso la mia gabbia e si china alla mia altezza, permettendomi di osservare meglio il suo abbigliamento: tacchi altissimi, pantaloncini Gins (almeno è il nome del modello di pantaloni dalla stoffa dura che mi ricordo) con catenine di metallo oscillanti dalle estremità, una canottiera nera su cui è dipinto un teschio. Un trucco pesantissimo le ricopre l'intero viso, rendendola più vecchia di quanto lo sia in questo preciso istante. Masticando una sostanza molle rosa, mi guarda attentamente. Quando cerca di avvicinare un dito smaltato di verde verso di me, mostro le zanne, cominciando a ringhiare. Allora ritira di scatto la mano, guardandomi male.

«Che caratteraccio! Ed io che mi ero preoccupata per la sua salute! Ma adesso non importa più, va bene, lo farò combattere con il mio Den. Lui saprà come gestirlo e lo farà diventare docile come un agnellino.»

Poi avvicinò il suo rugoso viso ancora di più e guardandomi truce, mi sibila silenziosamente.

«Prega affinché Den non ti cavi anche quei begli occhi azzurri che ti ritrovi»

Di risposta indietreggio ringhiando, seguendo con lo sguardo la sua figura che si rialza, appoggiando le mani sulle ginocchia.

«Ok, Flavio, Tunio, accetto la vostra proposta. Domani, alle otto di sera. Se fate ritardo vi uccido. Allora, quanto vi devo?»

I due uomini si guardarono complici, sorridendo. Strinsero le mani alla donna e le dissero un numero. Quella dopo aver frugato nella sua borsa di pelle, prese il portafoglio e fa uscire dei fogli verdi, chiamato comunemente "soldi".
Ho imparato a caro prezzo a non toccarli.

«Ah, a proposito, da quanto tempo questo cane sta in questo posto? Voglio capire se ha già avuto esperienze di questo genere.»

«Sì, ha già vissuto queste esperienze, anzi, è uno dei cani combattenti più forti che abbiamo mai avuto. Certo, alcune volte è stato ferito, ma è sempre uscito vincitore. Pensi che quando-»

La donna sembra spazientita, così tanto che lo interrompe bruscamente.

«Ti ho chiesto solo Da Quanto Tempo sta in questo postaccio.»

Flavio si guardò in giro non capendo e fu il fratello a rispondere.

«Da circa un anno e mezzo...»

Non riesco più a capire niente.
Sento la testa che pulsa, così forte che mi costringe ad accucciarmi.

Come da un anno e mezzo?

Angolo autrice

Ehi ragazzi! Come va la vita?
A me bene, tranne che la verifica di musica e quella di geografia sono nello stesso giorno.

:'(

Comunque, vi piace che piega a preso la storia? Io sto aspettando ancora l'aggiornamento, però l'autrice è proprio una lumaca 🐌

Non ho niente da dire, a parte pregare tutti i Santi che conosco per salvarmi dalle due fatidiche verifiche.

Bye bye, Pets🐶

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