Capitolo 3

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Marinette si maledisse mentalmente per non aver preso con sé qualcosa di fresco da bere.

Fuori faceva un gran caldo ed era solo il 30 di aprile. Come cavolo era possibile?!

Era vestita anche pesantemente perché al mattino stava piovendo a dirotto. Ora, invece, la temperatura ammontava a ben 29°C.

<E pensare che fino a un mese e mezzo fa nevicava> sbuffò. <Certo che è proprio strano il tempo qua a Parigi>.

Per evitare di camminare per i seguenti venti minuti sotto il sole cocente fino a casa, e rischiare di svenire improvvisamente sul marciapiede, decise di prendere la metro. Almeno lì ci sarebbe stata l'aria condizionata.

La ragazza accelerò il passo, svoltò nella strada che affiancava il municipio e scese le scale, che la portarono in poco tempo al piano inferiore, in un luogo quasi sempre caotico e rumoroso, ma che quel giorno, per sua grande fortuna, era stranamente deserto.

Non amava la confusione, eppure era strano trovarsi alla stazione della metro da sola, senza nessun altro lì presente che aspettasse il veicolo insieme a lei.

Quel silenzio innaturale scese pian piano fino a riempire tutta la stazione, fino a che non si sentì soltanto il rumore di alcune carte di caramelle spazzate via dal vento e il lontano e forte suonare dei clacson delle macchine in strada.

Dopo un quarto d'ora Marinette cominciò a sentirsi irrequieta.

Perché la metro non arrivava?!

Poteva percepire il suo respiro farsi sempre più pesante dopo ogni secondo che passava ed ebbe presto l'impressione che, nonostante regnasse il silenzio, non fosse l'unica ad aspettare la metropolitana.

<Davvero interessante>.

Una voce improvvisa fece girare di scatto Marinette.

Una figuta nascosta nell'ombra la guardava, appoggiata ad una colonna di marmo bianco ad alcuni metri dalla ragazza. Sembrava non fosse molto più grande di lei, ma la corvina non poteva evitare di tremare da capo a piedi. Da quanto tempo la stava seguendo? E soprattutto, perché?

<Chi sei?? Fatti vedere immediatamente!> esclamò con una certa riluttanza.

<Ai suoi ordini signorina, anche se avresti potuto parlarmi con un po' più di garbo>.

La figura avanzò verso la ragazza, finché il cono di luce che veniva riflesso sul pavimento non la illuminò completamente.

Era un ragazzo. Alto, i capelli scuri dipinti sulle punte di un intenso blu elettrico gli ricadevano sulla fronte in modo disordinato e sbarazzino.

Portava abiti scuri e sporchi e ad entrambi i lobi si trovavano due orecchini neri.

Fissava Marinette da capo a piedi esaminandola con attenzione, come se cercasse di scovare il più piccolo difetto in quel corpo minuto.

Il suo era un sorriso divertito, sprezzante ma allo stesso tempo provocatorio.

<Sai, una ragazzina come te non dovrebbe trovarsi in questi luoghi tutta sola. Potresti incontrare gente dalle cattive intenzioni> commentò avvicinandosi sempre più a lei.

<Io non sono una ragazzina!> esclamò Marinette indignata, cercando di mantenere il tono fermo. In realtà, tremava di paura.

<Ad ogni modo credo tu abbia ragione: me ne vado. Ho aspettato troppo a lungo questa maledettissima metro ed è meglio andare a piedi>.

Con fare deciso la ragazza si diresse verso l'uscita, ma solo dopo pochi passi si ritrovò bloccata tra due braccia forti che le circondarono il bacino, impedendole di muoversi.

RICORDATI DI ME~Miraculous Ladybug~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora