Chapitre 8

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BRING IT BACK

Nell'ultimo cassetto del mio armadietto trovo delle foto che non ricordo di avervi messo. Le sfoglio e mi viene da piangere: raffigurano me, mio fratello e mio padre e, in alcune, anche mia madre. Era così bella... Mi ricorda me quando ancora ero bruna, con il viso magro, gli occhi grandi e azzurri e il sorriso sul volto. Riportare a galla i miei ricordi fa male allo stomaco. Mi porto una mano alla bocca e le lacrime bagnano una foto in cui mia madre mi tiene in braccio, mio padre le bacia una guancia e mio fratello mi sfiora il nasino con un'espressione di stupore in viso, come se fosse un miracolo che dalla mamma fossi uscita io. Eravamo una famiglia, in quella foto. Guardo la data sul retro: è stata scattata due giorni prima che tutto il nostro mondo perfetto andasse in frantumi. Due giorni prima che mia madre si ammalasse.
C'è un'altra foto che mi commuove: mio padre seduto su un cuscino con un libro in mano e io, nel mio sacco a pelo, che lo guardo trasognante. Ricordo quel giorno, quando papà tornò a casa con un nuovo libro e io e mio fratello ci affrettammo a costruire un fortino, come ogni volta che papà ci voleva raccontare una storia. Ricordo le lenzuola rosa che usammo come tenda, i cuscini per non farla cadere e i sacchi a pelo che ci entravano a malapena. Mentre mio padre leggeva Le petit prince, Il piccolo principe, la luce accesa del salotto, filtrando dal lenzuolo, dava al suo volto un'aria fiabesca ed io, che ero solo una bambina, non potevo non mettermi a sognare ad occhi aperti.
Mio fratello entra con dei grandi barattoli, pennelli e rulli in mano. Quando mi vede, li poggia a terra e guarda la foto. Chiude gli occhi, me le toglie di mano e le rimette delicatamente nel cassetto. Sposta i letti e gli armadi e mi porge un rullo. Apre i barattoli e noto che sono vernici. Inizio subito a tingere la mia parete di rosa, mentre mio fratello inizia con il nero. Vedendolo stringere i denti mi preoccupo.
Ça va? — gli chiedo.
Je me suis blessé le bras.
Lo mando via e mi passo un polso sulla fronte per asciugare il sudore. C'è così tanto da fare... Sento suonare il citofono e, prima che io possa andare a rispondere, lo fa M.me Taylor. — Chi è? — chiede. Fa una smorfia e mi guarda. — È un certo Shawn. Chiede di te.
Sorrido e annuisco. — Fallo venire in camera mia.
Mentre dipingo la parete, mi sento abbracciare da dietro. — Ciao bellissima — mi saluta Shawn.
— Ehi, come mai qui?
Si stringe nelle spalle. — Passavo di qui e ho pensato ti avrebbe fatto piacere una mia visita.
— Mi fa molto piacere! — esclamo. — Però devo imbiancare...
— Ti do una mano — si offre.
— Sei un angelo. Quella parete andrebbe fatta di nero.
Annuisce e prende il rullo. D'un tratto, mi sento percorrere la schiena da una carezza. Voltandomi, vedo Shawn ridere. Mi ha passato il rullo sulla maglia! Lo schizzo con il pennello, come stavo facendo con il muro. Lo prendo in piena faccia e sorrido, soddisfatta.
— Il body painting la diverte, mademoiselle? — Si toglie la maglietta e io arrossisco vedendo il suo fisico asciutto. — A sua disposizione.
Emetto una risatina nervosa.
— Non ti conviene tenere la maglia. Sarò spietato.
— Stai flirtando con me — affermo.
— No — risponde, aggrottando la fronte.
— Allora sono davvero una frana.
Scoppia a ridere. — Non l'ho detto per vederti senza maglietta, se è quello che intendevi.
Annuisco e lascio che si avvicini e mi sfili la T-shirt dalla testa. Inaspettatamente, intinge il pennello nella vernice e me lo passa sulla pancia.
— SHAWN! — esclamo. Prendo il mio pennello e lo inseguo mentre corre via, fino a tingergli la schiena. Salto sul letto e finisco con l'avere un ginocchio nero. Gli afferro un braccio e lui chiude gli occhi mentre gli dipingo tutta la faccia di rosso.
— Okay, okay — si arrende. — Facciamo una cosa divertente. — Si toglie i pantaloni e le scarpe e allarga le braccia. — Dipingimi e vediamo cosa ne esce.
Lo guardo scettica. — Dov'è l'inganno? — gli chiedo.
— Che poi io dovrò dipingere te.
— Allora no.
— Andiamo, Cheri, ti prego!
Sospiro. — Okay, ci sto.
Intingo l'indice nella vernice nera e, alternandola con il bianco, gli faccio dei pois in faccia. Uso il rosa sul suo petto e, con il rosso e il nero, gli rendo la pelle maculata come quella di un leopardo, mentre sulla schiena gli dipingo un paio di grandi ali da angelo. Quando mi siedo a gambe incrociate davanti a lui, con il viso a poco spazio dai suoi boxer, tento di nascondere il rossore. Averlo così vicino a me, mezzo nudo, che si lascia dipingere il corpo da me, che si lascia toccare da me, è una bella e imbarazzante situazione.
Alla fine ammiro la mia opera sorridendo. Lui si guarda e mi fa un occhiolino. — Bel lavoro, bellissima. Adesso tocca a te.
Mi tolgo gli shorts e mi metto nello stesso suo modo di prima. La prima cosa che fa è alzarmi i capelli per non farli entrare in contatto con la vernice. Poi mi dipinge tutto il corpo di nero. — Posso...? — mi chiede, indicando il mio reggiseno.
Aggrotto la fronte, ma annuisco. Dipinge anche il mio intimo e, quando mi sfiora per sbaglio un seno, gli sussurro: — Mani a posto, Mendes.
— Scusa.
Lo guardo toccarmi con le dita piene di vernice rossa e, quando mi dipinge la pancia, per sbaglio la tiro indietro. Mi guarda con gli occhi che brillano e scoppio a ridere. — Scusa, scusa! — esclamo. — Non ci sono... abituata. In realtà non l'ho mai fatto.
— Nemmeno io — ammette con un sorriso dolce.
Riprende a dipingermi e, con la vernice rosa e bianca, fa qualcosa sulla mia schiena. — Et voilà! — esclama infine.
Mi guardo: ho il corpo pieno di fiori e, attraverso uno specchio, vedo che mi ha dipinto delle ali colorate come quelle di una farfalla sulla schiena.
Mio fratello entra improvvisamente e si ferma sulla porta. — Que tu as fait?! — esclama.
— Body painting — rispondo ridendo.
— Non so come faremo a toglierci questa roba di dosso — ammette Shawn, guardandosi di nuovo.
— Per questo di solito non si usa la vernice da interni, genio! — gli rispondo.
Mio fratello scuote la testa e mi lancia un'occhiataccia.
— Ehm... Prova a farti una doccia, okay? Usa pure tutto quello che ti serve — invito Shawn.
Mi guarda dispiaciuto e mi dà un bacio sulla guancia, prima di lasciare la stanza.
Tu ne le connais que depuis deux jours e tu te laisses peindre le corps?! — mi urla contro Eric. — Régarde-toi! Je ne te reconnais pas, Cheri!
On plaisantait!
À moitié nus?
Sospiro e distolgo lo sguardo. Shawn bussa leggermente e io lo guardo: mi sembra che sia riuscito a togliersi tutta la vernice. — Ci vuole molto bagnoschiuma, ma puoi tornare come prima. Magari fatti aiutare con la schiena.
— Grazie, Shawn. — Gli porto i suoi vestiti sorridendogli. — Arrivo subito.
— Non ce n'è bisogno — mi assicura.
Lo abbraccio per salutarlo. — Ci sentiamo dopo.
— Ci conto, Cheri — risponde, come credo sia abitudine, ormai.

What if I told you a story (SM)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora