HARRY'S POV:
" Megan? Sono io Harry, ora puoi aprire la porta, non ti accadrà più niente. Te lo prometto. " le dissi dolcemente.
Non ottenni risposta. Qualche secondo più tardi, sentì il rumore del chiavistello schiudersi.
Mi voltai verso il bagno.
I suoi bellissimi occhi verdi erano ormai spenti, offuscati. Le sue rosee guance striate da righe nere, dovute al trucco, e quelle labbra, così rosse, sempre inarcate in un timido sorriso, erano diventate soggetto di tristezza e malinconia.
Le camminai incontro e la abbracciai. Lei era persa in un mondo tutto suo, scappata dai tutti i problemi, dai doveri e dalle regole. Chiusa in una campana di vetro, probabilmente smarrita nell'oblio dei suoi ricordi.
Lei mi guardò e sussurrò: " Grazie... " la sua voce fioca, mi fece sentire colpevole per non essere arrivato in tempo.
Improvvisamente lei scappò dal mio abbraccio e corse al bagno, nel quale vomito per una ventina di secondi. Mi avvicinai osservando la scena.
Si rialzò e bevve un po' d' acqua dal rubinetto.
" Vieni. " le dissi. Lei mi raggiunse singhiozzando.
La condussi fino all' entrata della sua scuola, dove ci attendeva una macchina.
" Dove la porto? " chiese l' autista.
" 91, London Road per favore, grazie. " risposi.
Il viaggio in macchina sembrò durare un' eternità.
Megan si appoggiò contro la mia spalla, chiudendo gli occhi. Decisi di chiuderli anche io, provare ad immaginarmi un mondo migliore. Un mondo nel quale esistevamo solo io e lei.
Ci addormentammo entrambi, uno appoggiato all' altro.
Mi risvegliò la voce dell'autista quando arrivammo a destinazione.
"Grazie mille, arrivederci " disi scendendo dalla macchina, dirigendomi sull' altro lato, dove risiedeva Megan.
La presi in braccio e la trasportai fino in camera mia, dove la deposi cautamente sul letto.
Rimanemmo abbracciati a piangere tutto il pomeriggio.
MEGAN'S POV:
Mi trovavo su una spiaggia. La sabbia si espandeva infinita circondata da acqua cristallina.
Camminavo lungo quella baia per ore ed ore, alla ricerca di qualcosa, un segno.
O forse semplicemente di me stessa.
Sapevo di non dover arrendermi. Avevo già vinto troppe battaglie per lasciarmi sconfiggere da brutti ricordi.
Mio padre. Il primo uomo nel quale riposi la mia più grande fiducia fin dalla nascita. L'uomo che dovrebbe esserci in ogni momento per me, sua figlia. Lui non c' é stato, mai.
Improvvisamente la spiaggia venne rimpiazzata da una stanza buia, simile alla prigione del mio cuore.
Un luogo vecchio e tetro, senza un barlume di speranza. Vuoto.
E una mano che afferra la mia trasmettendomi tutta la sicurezza perduta. La mano di Harry.
I suoi occhi verdi che mi procurano l' energia necessaria per alzarmi e continuare il percorso della vita.
Aprii gli occhi. Mi trovavo in una grande stanza arredata in modo moderno. Sul letto accanto a me, era rannicchiato un ragazzo con un' ammasso di ricci scuri. Avevamo passato tutto il pomeriggio insieme.
Mi alzai per esplorare i dintorni dell' enorme casa, probabilmente condivisa fra i cinque giovani. Scesi le scale che mi portarono in cucina, nella quale si trovava Liam.
"Hei! Che cosa ci fai qui? Ti ha piortato Harry? non mi ero neanche accorto che ci fosse quzalcuno in casa! " esclamò continuando con il suo interminabile interrogatorio.
"Ciao" dissi con tono abbastanza piatto.
"Posso prendere un bicchiere d'acqua?" prosegui ignorando le sue domande.
"Certo, serviti pure, ma tutto ok?" mi domandò.
"Si, tranquillo, torno su da Harry." chiusi lì il dialogo, poichè non mi sentivo in grado di parlarne, o anche solo di riusicre a capire le sue domande, ero distrutta.
"Oggi esco con Danielle, puoi avvisare Harry?" mi chiese, poi mi guardò tornare al piano di sopra, mi voltai ancora una volta e dalla tromba delle scale gli urlai:
"Stai tranquillo Liam, e divertiti con Danielle oggi!"