Ci sono due tipi di persone al mondo.
Quelle che hanno un passato, bello o brutto che sia, che hanno dei ricordi, una famiglia al loro fianco che li appoggia e protegge ed ogni giorno hanno qualcuno al loro fianco, consapevole del fatto che il giorno dopo sarà ancora lì per lui, e quello dopo e anche quello dopo ancora. E tu saresti pronto a fare di tutto, per chi ti sta accanto, saresti pronto a buttarti giù dal ponte più alto del mondo, annegare con una roccia legata al corpo, accetteresti le peggiori torture pur di avere quella persona sempre con te.
E poi ci sono le persone come me, che non sanno nulla né della loro famiglia né di se stessi, sono come la prima pagina di un diario. Bianca e spoglia, piena di righe nere su pagine bianche che aspettano solo di essere scritte, magari da una storia, la mia storia. Quella che non ho mai avuto il piacere di conoscere o di costruire negli anni, quella che giorno dopo giorno, cerco di ricordare per capire qualcosa, del mio passato e della mia famiglia. Per capire il perché di tutto quello che è accaduto, il perché io mi trovassi li in quel momento e non in una casa, con la mia famiglia. Sempre se ce l'ho mai avuta.
-Giselle, dobbiamo andare.- Candida, la Madre Superiore aprì la porta della mia camera grigia, avevo lasciato dei disegni sotto il cuscino sperando che, la prossima arrivata che avrebbe dormito lì, si sarebbe rincuorata sapendo che io ero riuscita ad girare pagina e che, un giorno non molto lontano, ci sarebbe riuscita anche lei;
si avvicinò a me asciugando le lacrime dalle mie guance e sorridendo mi disse -Sorridi, che la vita ti sorride.- Quella frase me la disse il primo giorno che scappai da lì. Vagai per le strade due giorni e una notte, ho persino rubato delle merendine in un supermercato. Non so il perché di quell' azione, nonostante avessi monta fame, me ne pentii subito, ero troppo orgogliosa e permalosa per tornare in orfanotrofio. Ma lei era sempre stata così. Dolce e positiva, gli anni trascorsi in quel posto mi avevano riempito di gioia e adesso che stavo per lasciarlo avevo una gran paura di quello che stava per succedere; in fin dei conti, lì ero sempre stata al sicuro e ben accolta, nonostante il mio comportamento non fosse dei migliori. Ma lo vidi come un nuovo inizio. Stavo per scrivere un nuovo capitolo della mia vita, il primo capitolo. Dove la protagonista sarei stata solo io piena di idee folli e felicità, e sicuramente con le merendine. Quelle non potevo lasciarle da parte. Ma tralasciando quelle, non avrei mai creduto che qualcuno mi avrebbe adottata. È difficile trovare una famiglia disposta ad adottare una 16enne, non è come quando adotti un neonato, non è come crescere un figlio; perché io lo ero già, cresciuta intendo. Figlia non lo so, ero sicuramente figlia di qualcuno ma non avevo idea di chi biologicamente, legalmente lo stavo per scoprire.
Raccolsi il mio zaino blu da terra e chiusi il mio quaderno, scesi le scale e Candida, aprii la porta d'ingresso. Aldilà di essa, vedevo una speranza, non solo una famiglia. Un uomo molto alto con un sorriso smagliante, capelli biondi tirati in dietro, occhi azzurri e un tatuaggio sul collo, nascosto dal colletto di una camicia; indossava un paio di jeans scuri e un giubbotto di pelle.
Accanto a lui, una donna con i capelli color rame e gli occhi verdi, anche lei indossava dei semplici jeans neri e una camicetta con una stampa a fiori, tacchi alti neri e una giacca rossa. E infine, un bambino con i capelli dello stesso colore della sua mamma, con degli occhiali rossi, molto simili ai miei che mi sorride timidamente, gli mancava un dentino e lo trovai davvero dolcissimo.
Candida mi fece segno di seguirla e mi strinsi nel mio maglione nero, il vento mi scompigliò le ciocche ribelli che uscivano dalle mie trecce, rendendole più disordinate del solito. Le mani iniziarono a sudarmi e il mio cuore batté all'impazzata. Arrivai davanti a loro, ritrovandomi l'uomo davanti che finalmente parlò. -Ciao Giselle, io sono Jace. E questa è mia moglie Clary, lui è Liam. Veniamo da Toronto, ti piacerà li.- fu tutto molto veloce e confuso, ma la sua voce era così dolce che quasi non mi sciolsi. Iniziai a sentire caldo, o forse era semplicemente un bell'uomo e io ero in imbarazzo. Si, decisamente in imbarazzo.
-Sicuramente- sorrisi prima di stringere in un forte abbraccio la madre superiora. -La ringrazio di tutto, spero che non si arrabbi per i biscotti che ho mangiato di nascosto, nuovamente, ma non ho resistito, in fin dei conti non li mangerò più! Ma non si sconsoli, verrò a trovarla presto! Le voglio bene.- le stampai un bacio sulla guancia prima di voltarle le spalle e lasciarla con un'esperienza un po' irritata, ma si addolcì subito dopo. Sapevo che aveva fatto i miei biscotti preferiti proprio perché io andassi a mangiarli di nascosto.Salimmo in macchina e aprii il mio quaderno per iniziare a scrivere i nomi della mia nuova famiglia, cominciando da Jace, scrivendo come mi era sembrato a primo impatto e descrivendoli fisicamente. Feci così con tutti loro, sperando di riuscire a scrivere più cose positive possibili nei prossimi giorni. Mi avevano detto che la prima settimana era critica, perché se non gli fossi "andata bene" potevano riportarmi in orfanotrofio, perciò mi ero fatta un promessa. Volevo davvero sentirmi come il resto delle persone di questo mondo, volevo avere una famiglia per la quale lottare e lo avrei fatto. Avrei lottato per essere parte di quella famiglia. Non mi ero resa conto di quanto avessi scritto fino a quando non vidi un ditino indicare il suo nome sul quaderno. Mi girai verso Liam che mi sorrise -Sei bella- non me lo aveva mai detto nessuno e ne rimasi sorpresa, sentendo le mie guance prendere colore per il dolce complimento del piccolo. -Grazie.- gli scompigliai i capelli -Lo sai scrivere?- supposi di si perché aveva letto il suo nome infatti annuii. -Scegli un colore- prese il pennarello rosso dal mio astuccio mal ridotto e subito associai quel colore ai suoi occhiali, avvicinai il quaderno a lui e in stampatello scrisse su una pagina bianca "sei bella da Liam" e io mi resi conto che, non solo quel bimbo colorò la pagina del mio nuovo inizio, sapevo che avrebbe colorato ogni giorno della mia vita da quel momento. Sotto alla scritta disegnò qualcosa e inizialmente non riuscì a capire bene cosa fosse ma dopo averla guardata bene, riconobbi la forma di un fiorellino.
Guardai il piccolo paesino di Ottawa passare velocemente fuori dal finestrino, impaziente di arrivare a destinazione e conoscere meglio questa famiglia.
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running low
Fanfiction-Da quando ci sei tu, quando mi sveglio, l' intero mondo è sottosopra. E' semplicemente diverso. Ma ora so quello che devi affrontare.- -Che indenti con questo?- -Intendo, che so quanto i momenti possono essere difficili, ma possiamo affrontarli i...