Dato il tempo,decisi di andare in bicicletta ad un parchetto vicino casa e per quelle vie. Dopo la colazione ,con il permesso di mamma,uscii.
Una leggera brezza estiva mi scompigliava i capelli,era una bella sensazione ,sentirsi finalmente libera dopo l'anno scolastico .
Decisi di fare un giro in torno al parco prima di fermarmi su una panchina,mentre meditavo sul da farsi sentii un rumore che colse la mia attenzione... un ragazzo in bicicletta andava a tutta velocitá e non sembrava fermarsi disruggeva con le ruote tutto ciò che trovava. Era lontano da me eppure quell'immagine mi mise paura perchè sapevo mi avrebbe raggiunta e travolta e quell'idea mi lasciava impietrita, avrei tanto voluto muovermi ma non ci riuscivo!
Come previsto lo scontro arrivò ed il ragazzo a cui pribabilmente si erano rotti i freni,mi travolse.
Ritrovai l'uso della parola e quello che mi uscì per prima cosa dalla bocca fu "Eii ,ma cosa ti salta in testa non mi hai vista!".Il ragazzo si alzo in piedi era alto in contronto a me ,aveva capelli neri finissimi che gli incorniciavano il volto abbronzato ,con occhi azzurri che sembravano due pozze d'acqua.Parló e la sua voce era perfetta mielata e dolce,e soprattutto piena di risentimento per essermi venuto a dosso.Disse:"Mi dispiace tantissimo, scusami ma alla bici si sono rotti i freni.. Comunque anche tu avresti potuto spostarti.Ti sei fatta male?"
Solo a quel punto mi accorsi che che mi ero sbucciata un ginocchio e mi faceva male il braccio e la testa,ero troppo attratta e colpita da lui da non rendermi conto di essere molto dolorante.. Risposi:"Non fa niente ,sto bene mi fa soltanto male il ginocchio " mi aiutò ad alzarmi e appena mi tocco un brivido accolse la mia spina dorsale e qualcosa esplose nel mio stomaco... un'invasione di farfalle?
Poi mi chiese"Come ti chiami?" ed io subito scattai "Sara e tu?" "Mi chiamo Jake" e gli risposi "molto piacere Jake!". Fece un sorrisetto beffardo che ricambiai senza alcun problema.. "Ti accompagno a casa " mi disse ,ed io ero sorpresa da quella che non era una domanda ma un'affermazione ! dissi che non ce ne era bisogno ma lui insistette a dire che non riuscivo a camminare bene e infatti aveva ragione. In cuor mio sapevo che non mi dispiaceva affatto tornare a casa con il braccio intorno alle sue larghe spalle e il suo fisico scolpito! Menomale che la strada per casa era lunga,e quando arrivammo scusandosi ancora per l'accaduto mi salutó con dei baci sulla guancia che fecero vibbrare il mio corpo ,lui se ne accorse e mi lasciò andare appoggiò la mia bici al muro di cinta per poi girare i tacchi e andarsene da dove era accaduto lo scontro.