42. Conati di vomito

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Eravamo negli alloggi: avevo appena finito di disinfettare la ferita, che per mia sorpresa, cacciò molto sangue. Non pensavo di avergli dato un pugno con tale forza.

<< Ancora non capisco perché mi hai colpito in quel modo. >>. Levi sembrava molto arrabbiato, ma io me ne fregavo altamente.

<< Te l'ho detto. Il medico aveva detto che saresti dovuto rimanere lì ancora per una settimana, non di uscire a spassartela al campo. >>.

<< Mi ero semplicemente rotto le palle di restare lì dentro quella stanza a marcire in mezzo a quella puzza di medicinali scaduti. >>.

<< Non mi interessa, Levi. Non sei guarito del tutto, e questo potrebbe peggiorare le ferite, ed io non voglio che tu continui a stare male! >>. Levi non mi guardava nei miei occhi lucidi, e aveva una smorfia sul volto che mi faceva davvero andare su tutte le furie, ma il suo viso aveva quel certo fascino che ti impediva di odiare quella smorfia.

<< Il medico non ha detto nulla quando mi ha visto uscire, e poi ero in forze per venire al campo. >>.

<< Di sicuro sei uscito ignorandolo, ormai ti conosco. >>. Presi il viso di Levi tra le mie mani e lo girai verso di me, trovandoci fronte contro fronte. << Levi, io non voglio mai più rischiare di perderti come due settimane fa. Io... se ti fosse capitato di peggio, non sarei riuscita a reggere la cosa, e probabilmente avrei mirato al suicidio, ma quando ti ho visto lì, sveglio, seduto in quel letto... in quel momento, tutte le mie insicurezze, tutte le mie paure, le mie preoccupazioni, i miei istinti suicidi, è sparito tutto. Io... >>. Una lacrima mi uscì dall'occhio destro, ma fu subito asciugata dalla mano fredda di Levi, che mi guardava con sguardo preoccupato. << Chise, ti prometto che la prossima volta, non faremo di nuovo la stessa fine. La prossima volta, avremo l'occasione giusta per uccidere quei due bastardi, ci riprenderemo il Wall Maria, ed entreremo nella cantina di Jaeger per scoprire il segreto dei giganti. La prossima volta, non ripeteremo gli stessi errori, te lo giuro sulla mia vita. E ti prometto anche che non ti farò mai più preoccupare in questo modo, è chiaro? >>. Cominciai a piangere a dirotto, mentre annuivo con la testa. Levi mi baciò la fronte e mi asciugò di nuovo le lacrime, ma questa volta con un fazzoletto di seta che profumava di lavanda (probabilmente lo lavava due o tre volte al giorno). Poggiò il fazzoletto bagnato delle mie lacrime sul comodino accanto al divano, e cominciò a baciarmi afferrando i miei fianchi. Mi strinse molto forte a sé, riuscivo a sentire quella forza che mi proteggeva da tutto ciò che ci circondava. Finimmo nella camera da letto, mentre le nostre divise finirono sulla moquette che rivestiva il pavimento della camera.

Passò un'ora e mezza quando mi svegliai. L'orologio segnava le 13:51. Ero da sola nel letto, probabilmente Levi era già andato a pranzo. Mi misi a sedere nel letto, e in quel momento, sentivo l'acido percorrere la mia gola, seguito da un conato di vomito. Corsi in bagno, e vomitai tutta la colazione di qualche ora prima. Il mal di stomaco era tornato, ma stavolta anche una forte emicrania si fece sentire. "Ma perché mi sto sentendo così male? Eppure, ho mangiato 4 ore fa, per altro cibo salutare...". Mi sentivo strana, come se il mio intestino si stesse annodando e lo stomaco era in subbuglio. Rimasi venti minuti nel bagno, con la compagnia di altri conati di vomito. Allungai la mano nel mobiletto dei medicinali, e presi un antidolorifico, sperando che quei dolori lancinanti sparissero. Mi guardai allo specchio: il mio viso era visibilmente pallido, gli occhi lucidi e leggermente dilatati e stavo sudando freddo. L'effetto delle medicine fu quasi immediato, così decisi di mettere la divisa e andare a mangiare.

Mentre andavo a sedermi accanto a Levi nella sala da pranzo, salutai Eren, Mikasa e Armin con un soffocato "ciao"; Levi mi guardava un po' preoccupato. << Oi, Chise, ti senti bene? Sei molto pallida. >>. 

<< S-Si, sto bene, ho solo mal di testa, nulla di ché. >>. Presi la forchetta e fissai il mio piatto. Pollo con le patate. Feci il primo boccone, ma non appena lo mandai giù, un altro conato di vomito mi assalì, costringendomi ad alzarmi e correre fuori dalla sala sotto gli occhi di tutti. Sentivo Levi urlare il mio nome mentre si alzava, seguito dalla voce di Hanje dire qualcosa simile a "Fermo, ci penso io.". Girai nel primo vicolo più vicino all'edificio della sala da pranzo, e vomitai un'altra volta, questa volta tossendo ancora più forte di prima.

<< Chise! >>. Hanje comparve da dietro l'angolo e si accovacciò di fianco a me, massaggiandomi la schiena, mentre io continuavo a tossire.

<< Ehi, calma, va tutto bene. Dimmi che sta succedendo, Chise. >>.

<< N-Non lo so, Hanje! Sono due giorni che v-vomito di continuo appena mangio qualcosa di molto sostanzioso, e ho a-anche un'emicrania continua, infatti non riesco nemmeno a dormire... >>.

<< Ora capisco perché sembri un cadavere. Vediamo, cosa potrebbe scatenare questa reazione? Una malattia? No, troppo. Un'influenza? No, i sintomi sono diversi. Un... >>. Hanje si interruppe di colpo. << Hanje... cosa stai pensando? Perché hai quella faccia sorpresa? >>. Hanje mi fissò penetrandomi con il suo sguardo. << Chise, scusa la domanda poco conveniente e pertinente, ma tu e Levi avete fatto sesso senza protezioni? >>.

Arrossii di colpo, sviando lo sguardo dal suo. << S-Si... ma che importanza ha adesso? >>. Hanje si alzò prendendo il mio polso, e iniziò a trascinarmi via. << Hanje! Dove stiamo andando? >>. Camminammo a passo svelto, e mi accorsi solo dopo che Hanje mi trascinò dentro il tendone nel quale faceva gli esperimenti. Mi fece sedere su un letto vicino a degli strani macchinari, mentre lei era di spalle a me che si metteva dei guanti.

<< Chise, dimmi una cosa. Quando doveva venirti il ciclo mestruale? >>.

<< Beh, ora che ci penso, è in ritardo di circa due settimana, ma cosa centra anche questo ora? Puoi spiegarmi quello che hai capito? >>.

Hanje si voltò di scatto e venne vicino a me. << Devo farti un test. >>.

<< Ehm... che genere di test? >>.

<< Credo di doverti dire il motivo per cui sono così ansiosa, eccitata, e preoccupata: io credo che tu sia incinta. >>. Rimasi con la bocca spalancata. "Io... incinta?".

<< H-Hanje... stai dicendo sul serio? >>.

<< Beh, per scoprirlo, dovremmo usare questo marchingegno. Ho pensato a questa soluzione perché di solito le donne che aspettano un bambino hanno spesso conati di vomito, emicranie, stress, stanchezza, molta fame, il ciclo non viene e altro ancora, ma con il giusto trattamento e con la giusta dieta, credo che presto tutti questi sintomi spariranno in un batter d'occhio! Io non sono un medico, ma ho molte conoscenze sul campo, quindi direi di provare questa bellezza. >>. "Se aspettassi davvero un bambino... come la prenderà Levi?". Hanje sembrava sapere quello che stava facendo, così la lasciai fare. Finito questo "test", dopo circa venti minuti, Hanje tornò nel tendone da me.

<< Chise, avevo ragione. Tu e Levi state aspettando un bambino! >>.

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