Capitolo 11

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Esclava de sus besos

"Muoviti, entra".
Quelle sue parole, benché pronunciate con infinita durezza, mi sembrarono il primo barlume di speranza da settimane.
Feci due piccoli passi verso di lei ma immediatamente persi l'equilibrio, franando addosso a Marisol, che a fatica riuscì a prendermi tra le braccia.
"Dio, come sei messo...", sussurrò, quasi parlando a sé stessa.
"Che bella che sei", era l'unica cosa che riuscivo a ripetere, a due centimetri dal suo viso.

******
Lo trascinai fino al divano e lo aiutai a sdraiarsi.
"Rimani qua, vado a prepararti un caffè...", dissi alzandomi.
"No, Mar, rimani qua. Ti prego...", mi chiese tenendomi una mano, impedendomi di allontanarmi.
Lo guardai ed ebbi l'istinto di stringerlo a me.
Sembrava così indifeso, così dolce.
Quel viso contratto in una smorfia di sofferenza mista a speranza, nonostante tutto, rimaneva il viso più bello che avessi mia visto.
Poi mi passò davanti l'immagine del bacio con quella ragazza e ritrassi velocemente la mano.
"Perché sei venuto qua? Quella gallina non ti bastava?", sbottai all'improvviso, con tutta la rabbia che mi montò dentro al ripensarci.
Iker sembrò sorpreso, ma poi si alzò di scatto, cercando di giustificarsi.
La testa gli girò immediatamente e fu costretto a sedersi di nuovo.
"Vuoi stare fermo, per favore? Devi sbattere la testa a terra prima di capire che non sei in grado di stare in piedi?"
"Io non volevo ..."
"Tu non vuoi mai,Iker. Cosa vuoi dirmi? Hai intenzione di farmi credere che anche stavolta abbia fatto tutto lei?"
"No.. L'ho baciata io. Lei ti somigliava..."
"Non paragonarmi a quella gallina schifosa, tinta e pure volgare!", urlai ormai furiosa.
"No.. Non hai capito. Tutte. Tutte somigliano a te...io vedo solo te. Marisol mi manchi..."
"L'ho visto come ti manco.", dissi ferita.
"Guardami...", mi sussurrò facendomi inginocchiare in modo che potessi guardarlo negli occhi.
"No, Iker..."
"Guardami, Marisol. Ho fatto una cazzata, ero ubriaco, ero distrutto... Guardami negli occhi, quella non significa niente per me...", cercò di spiegarsi Iker mentre mi stringeva le mani.
Alzai lo sguardo e incrociai i suoi occhi stanchi.
"L'hai baciata...", dissi in un sussurro.
Iker mi prese il volto tra le mani, ma io mi alzai di scatto allontanandomi verso il piano cottura.

*********
"L'hai baciata, diamine, hai baciato quella, e ora vieni a dirmi che ti manco!", mi urlò con tutta la rabbia che aveva in corpo.
Mi alzai in piedi e barcollando la raggiunsi.
"È vero, ma ero ubriaco. Ubriaco perché avevo bisogno di te e tu non c'eri!", gridai.
"Ero venuta per chiarire ma tu hai avuto la brillante idea di consolarti a modo tuo! Non si risolvono così queste cose, Iker!"
"Ero distrutto, tu non capisci...!"
"Cosa diamine c'è da capire??", gridò furiosa, alzando ulteriormente il tono della voce.
"Che ti amo, Cristo Santo!", urlai piazzandomi a due centimetri da lei.

********
Il mio cuore si fermò del tutto per qualche secondo.
Aveva davvero detto "ti amo"? No, non poteva essere. Sorrisi senza volerlo, dandogli le spalle. Poi mi rabbuiai. Poi sentii una lacrima sulla guancia. Non capivo neppure io cosa quelle sue semplici parole stessere scatenando in me. Non capivo cosa stessi provando io stessa.
"Cosa hai detto?", chiese piano, voltandomi, quasi certa di aver capito male.
Iker fece aderire la sua fronte alla mia, mentre io sembravo incapace di muovere anche un solo muscolo.
"Ho detto che ti amo. Completamente, follemente. Disperatamente.", mu disse accarezzandomi una guancia.
Lo aveva detto davvero.
Lo guardai e sentii il bisogno di stringermi a lui come non avevo mai fatto. I suoi occhi erano umidi e nell'avvicinarmi avvertii un intenso odore di alcool, che aveva preso il posto del suo consueto meraviglioso profumo.
"Iker... Sei ubriaco marcio...", gli dissi, avendo ormai smarrito la durezza che aveva caratterizzato la mi voce sin dall'inizio di quella assurda conversazione.
"Si, sono ubriaco. Ma non sono mai stato così lucido. Guardami, amore mio, guardami ti prego.", disse ormai piangendo, prendendomi il mento tra le mani e incatenando i suoi occhi nei miei, lucidi per l'emozione.
"Ti amo. L'ho capito in quest'ultima settimana ma forse l'ho sempre saputo. Ti amo dal primo momento che t'ho vista, ti amo da quando hai rovesciato quel maledetto drink sulla mia maglietta. Ti amo da quando mi hai chiesto scusa mille volte, ti amo. Ti amo...", continuava a ripetermi, come se da questo dipendesse la sua vita, lasciando uscire le parole, che non sembravano volersi fermare.
Quello era troppo. Mi ero sciolta ancora una volta davanti a lui.
"Dillo ancora.", gli sussurrai, a due centimetri dalle sue labbra.
"Ti amo."
"Ripetilo..."
"Ti amo!", disse più forte e sempre più convinto.
"Ancora una volta..."
"Ti amo, amore mio."
All'ascoltare quelle ultime parole, mi abbandonai completamente tra le braccia di Iker, che si manteneva al frigorifero per non cadere.
Ci baciammo intensamente, come non avevamo mai fatto. Con una forza che lasciava intendere ad entrambi quanto bisogno avessimo l'uno dell'altra.

*********
Le avevo detto che la amavo.
E avevo temuto che non credesse a una sola parola, ma a giudicare dal bacio appassionato che mi ha regalato subito dopo, devo dedurre che si sia resa conto di quanto fossi sincero.
La baciai con tutta la mia passione, mentre lei indietreggiò fino a stendersi sul divano. Continuai a baciarla in modo sempre più passionale, scoprendole piano una spalla e infilando le mani sotto la sua maglietta sottile.
"No, Iker, non così. Sei ubriaco e voglio che tu ricordi ogni minimo particolare della nostra prima volta.", mi disse con gli occhi ancora socchiusi, e il fiato corto per la foga dei nostri baci.
Persino un ubriaco marcio com'ero io in quell'istante poteva agilmente rendersi conto della meraviglia che aveva per le mani.
Sorrisi e tornai a baciarla delicatamente. Mi distesi sul divano e lasciai che appoggiasse la testa sul mio cuore, che batteva all'impazzata per lei, e solo per lei.
Le posai un bacio sulla fronte, aumentando la stretta su di lei, come avessi paura che qualcuno me la portasse via di nuovo.
Ci addormentammo così, stretti insieme, come desideravo da tempo.
Marisol si svegliò di soprassalto durante la notte, mettendosi seduta e svegliando anche me, che ormai avevo smaltito la sbronza.
"Va tutto bene, amore. Sono qui.", le dissi accarezzandole il viso e stringendola nuovamente a me.
Lei si tranquillizzò e richiuse gli occhi.
"Iker...", disse all'improvviso.
"Si?"
"Temevo di averti perso per sempre."
Abbassai lo sguardo e incontrai i suoi occhi, umidi e sinceri.
"Non succederà mai. Siamo io e te. Sempre.", le dissi, senza mai smettere di accarezzarle i capelli.

"Ti amo, Iker.", confessò Marisol.

Non ci sono parole per descrivere la sensazione che il mio cuore provò all'ascoltare quelle parole.
La baciai intensamente, con tutta la passione del mondo.
"Ti amo anch'io, piccola. Ora riposati, io sono qui, non ti lascio. Non ti lascio più.", le dissi, rassicurante.

******
Chiusi gli occhi e mi strinsi a lui.
Ora ne ero certa. Amavo quell'uomo più della mia vita.
E con questa consapevolezza caddi in un sono profondo, scandito dai sogni d'amore più belli che potessi concepire.

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