43. Reazione

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Mi svegliai di colpo, con gli occhi spalancati e leggermente umidi e rossi. Mi ero addormentata sul letto, forse dormivo da un paio d'ore, o più. Ero sudata, avevo completamente bagnato la camicia e le lenzuola, e avevo anche il fiatone, come se avessi corso per molti chilometri. Mi sbottonai la camicia in fretta, tutto normale: nessun taglio, nessuna ferita, niente sangue. Mi rilasciai cadere sul letto, fissando il soffitto. "Era solo un incubo...". Mi appoggiai il braccio sugli occhi, cercando di trattenere le lacrime.

"Devo uscire di qui." Fissai l'orologio: le 16:21. Mi alzai di corsa e mi cambiai i vestiti. Di Levi ancora nessuna traccia, probabilmente era stato trattenuto da Erwin per delle riunioni. Indossai l'equipaggiamento per il modulo di movimento tridimensionale e uscii dagli alloggi.

Salii sulle mura: il sole stava tramontando, e vedere il tramonto da lassù era davvero uno spettacolo. Di solito mi rilassavo quando ero da sola sulle mura, ma quella volta non riuscivo ad allontanare l'ansia dalla testa. Quell'incubo mi era rimasto troppo impresso nella mente. Avevo paura, molta paura, che potesse accadere il peggio. C'erano dei giganti proprio sotto di me che cercavano di salire, ma senza successo. Continuavo a fissarli, finchè non sentii un rumore provenire dalle mie spalle, un rumore metallico. Mi voltai di scatto, per poi trovarmi Levi in piedi dietro di me. Trasalii non appena notai la lama che stringeva con estrema forza nella mano destra.

<< Chise! Ti ho cercata dappertutto, ho dovuto chiedere a chiunque dove tu fossi! Mi spieghi che è successo? Quella quattrocchi di merda non ha voluto fiatare. >>

"Bene, è arrivato il momento di vedere la reazione di Levi alla notizia.". Feci un respiro profondo, cercando di trattenere un'imminente cascata di lacrime.

<< Levi, devo parlarti. >>.

<< Di cosa vorresti parlare? >>.

Volsi lo sguardo verso il basso, mentre Levi si sedette vicino a me.

<< Levi... ricordi quando... quando parlammo di bambini, e tu ne eri abbastanza contrariato...? >>.

<< Si, ma che c'entra questo? >>. Deglutii a quel "si" detto in modo sicuro e determinato.

<< B-Beh... >>. Mi portai la mano sull'addome. << C'entra eccome... >>.

Levi mi fissò con gli occhi sgranati. << Aspetta... Non dirmi che tu sei... >>.

<< Si, Levi. Sono incinta. Aspettiamo un bambino. >>. Sentii gli occhi inumidirsi, notando che Levi cominciò a fissare al di là delle colline illuminate dal sole con molta apatia. << Da quanto tempo sei incinta? >>.

<< Credo... un paio di giorni... prima Hanje mi ha fatto delle analisi, ed è uscito fuori questo... ti prego, so che non volevi avere un figlio, perdonami... i-io non so... che fare... >>. Cominciai a piangere. "Ecco, ora succederà come nel sogno, Levi mi trafiggerà uccidendo me e il bambino.".

<< Chise. Ora mi dovrai rispondere sinceramente, senza badare a ciò che voglio io oppure no. >>. Levi mi prese le spalle, stringendole quasi con forza. << Tu vuoi portare avanti questa gravidanza? >>.

Mi voltai di scatto verso di lui. << L-Levi, ma se tu non vuoi, io posso... >>.

<< Ho detto senza badare a ciò che voglio. Rispondi. Si o no? >>. Rimasi per qualche secondo in silenzio. Non volevo obbligare Levi ad avere un figlio, ma io non volevo nemmeno perdere quel bambino. L'idea di avere un figlio era eccitante e meravigliosa. Levi lasciò la presa.

<< Ho capito. Allora, Chise, noi manderemo avanti questa gravidanza, avremo questo bambino. D'accordo? >>. Guardai Levi con gli occhi pieni di lacrime e di felicità.

<< Levi... grazie... >>. Gli diedi un bacio e gli gettai le braccia al collo. Ero felice. Levi aveva accettato l'idea di diventare padre solo per rendermi felice.

<< Chi sa di questa gravidanza? >>.

<< Attualmente io, tu ed Hanje, perché? >>.

<< Bene. Per il momento lo dovremo sapere solo noi. >>.

<< Non... non posso dirlo nemmeno ad Eren? >>.

<< Meglio di no. Glielo diremo più avanti. >>.

<< O-Okay... >>. Mi portai la mano sull'addome. "Avremo un figlio...". Levi poggiò la sua mano sulla mia pancia, per poi darmi un bacio sulla tempia abbracciandomi.

Rimanemmo sulle mura per un paio d'ore, parlando e pensando al bambino, finchè all'improvviso, cadde un fulmine giallo proprio davanti a noi seguito da un boato, creando un'onda d'urto che ci fece fare qualche balzo all'indietro. C'era mancato poco che io caddi dalle mura, ma Levi mi aveva afferrato il braccio all'istante, evitando il peggio. << CHISE! STAI BENE? >>.

<< P-Più o meno... ma che diamine è succ... >>. Non finii di pronunciare la frase, perché ero rimasta immobile dal terrore, come Levi. <<  DOBBIAMO ANDARE VIA DA QUI! >>.

Levi mi prese in braccio di corsa e scese immediatamente giù dalle mura, richiamando l'attenzione di tutti coloro che erano in quella zona. Il gigante corazzato era appena apparso, e stava prendendo la rincorsa per sfondare il portone delle mura per aprire una breccia.

Stavamo volando con il modulo verso il quartier generale, ma l'onda d'urto del gigante corazzato contro il muro ci scaraventò qualche decina di metri più avanti. Andai a sbattere contro un palazzo, e quella botta mi costò la perdita di molto sangue, perché stavo iniziando a non capire più niente. Vedevo tutto sfocato, anche l'immagine di Levi di fronte a me che cercava di portarmi via da lì. La vista tornò normale dopo qualche minuto: Levi mi stava portando lontano da qualche parte. Mi affacciai dietro le sue spalle, e notai la grande breccia che si era formata nelle mura riempirsi di giganti. "L-Levi... i giganti... >>.

<< Chise, non muoverti. >>.

<< Dove mi stai portando? >>.

<< Non ti farò combattere con un bambino in grembo, per altro mio figlio, quindi ti sto portando al quartier generale da Erwin. Lì sarai al sicuro. >>.

<< Ma io voglio combattere con te... >>.

<< Lo sai che non puoi. >>. Abbassai lo sguardo rassegnata. Era vero. Non potevo combattere in quelle condizioni. Avrei rischiato di uccidere me o il bambino. Arrivammo nel quartier generale: Levi mi portò fino all'ufficio di Erwin in braccio, quel volo di prima mi aveva causato una lesione alla caviglia, e non riuscivo a camminare. Levi aprì la porta dell'ufficio con un calcio, sorprendendo Erwin parlare con un responsabile che mandò via non appena ci vide. << Cosa è successo? >>.

<< Chise non è nelle condizioni adatte per combattere. Deve restare qui. >>.

<< Certo, può restare nel mio ufficio quanto vuole. Levi, noi dobbiamo andare. >>. Erwin si avviò fuori, mentre Levi mi poggiò delicatamente sul divano di Erwin.

<< Levi... >>.

<< Tornerò presto, non temere. >>.

<< Ti prego, fai attenzioni, quello è un osso duro. >>.

<< Certo. >>. In quel momento, un altro fulmine giallo illuminò la città, e comparve il gigante di Eren. << Devo andare. >>.

<< Levi... ti aspetteremo io e il bambino, quindi non morire... >>.

<< Devo catturare quei bastardi. Non morirò così facilmente. >>. Con quelle parole, Levi mi baciò e corse fuori dall'ufficio, lasciandomi sola in un mare di ansia e paura.

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