Arrivai a Valdebebas e chiamai immediatamente a rapporto tutti i miei compagni.
"Che succede, Iker? Ci sono problemi?", chiese subito James, vedendomi assorto nei miei pensieri.
"No, nessun problema...", lo tranquillizzai.
"Come Sergio sa bene, domattina Marisol partirà per Valencia.", continuai.
"Valencia? Perché? Non le piace più Madrid?", chiese Benzema, alzando un sopracciglio.
"No Karim, deve stare lì un mese per lavoro. E ho pensato di organizzare una piccola festicciola, stasera al Barroque. Voi ci state?"
Tutti i miei compagni accettarono di buon grado l'idea e si avviarono poi sul campo di allenamento.
Sergio rimase ad aspettarmi, mentre finivo di cambiarsi.
"L'hai presa bene, devo dire...", esordì cauto.
"È un'occasione troppo importante.
Sono felice per lei..."
"Così mi piaci, fratello!"
"Mi mancherà..."
"A me no. Avrò la casa tutta per me. Un sogno che si avvera!", scherzò, scompigliandomi i capelli per tirarmi su il morale.
"Andiamo. Il mister ci tiene puntati...", dissi tirando Sergio per un braccio e cominciando anche io a correre verso il prato.********
Ero appena tornata a casa dall'ennesima, sfiancante, giornata di lavoro.
Guardai l'orologio che scandiva rumorosamente i secondi, sul muro della cucina. Mancava ancora più di un'ora alla festa che Iker mi aveva organizzato.
Mi distesi sul letto, pensando alla piega che stava prendendo la mia vita.
Ero così felice, avevo raggiunto la mia pace, avevo per le mani così tanto che a pensarci mi mancava il fiato.
Ma la paura non mi lasciava un secondo.
Da quando avevo saputo di dovermi allontanare da Madrid, una pessima sensazione si era fatta largo dentro di me.
Sapevo quanto Iker mi amasse, ma non potevo evitare di pensare che la nostra storia fosse ancora troppo debole per sopravvivere ad una simile tempesta.
Come un bambino di pochi mesi costretto a camminare sulle sue gambe, temevo sarebbe inevitabilmente e rovinosamente caduta a terra.
Mentre pensavo a tutto ciò, l'allarme che avevo impostato nel telefono mi avvertì che era ora di cominciare a prepararmi.
Aprii l'armadio e scelsi il vestito che reputavo più adatto.
Un vestito di tulle rosso, stretto sul busto e più largo sotto, abbinato ad un paio di décolleté nere.
Mi vestii in pochi minuti, mi truccai e mi allacciai la catenina che mi aveva regalato Iker, osservandola allo specchio e sorridendo.
"Mar, sei pronta?", mi chiamò Sergio distogliendomi dai miei pensieri.
"Si Ser, sono pronta."
"Perfetto, allora andiamo. Vieni in auto con me, Iker e Valentina ci aspettano direttamente al Barroque.", disse appoggiandosi allo stipite della porta della mia camera e sorridendo.
Mi avvicinai a lui e ricambiai il sorriso.
"Mi mancherai in fondo, fratellone.", dissi.
"Ah no, eh. Le smancerie no.", disse, facendosi serio, e scendendo le scale di corsa mentre io lo inseguivo cercando di abbracciarlo.
Mi arresi presto, sapendo di non poter vincere contro un atleta come mio fratello.
Salii in macchina e mi allacciai la cintura.
"E va bene.. Forse, e dico forse, mi mancherai anche tu.", mi sorprese Sergio mentre metteva in moto e sfrecciava per le strade di Madrid.
Sorrisi, senza dire nulla.
Non riuscivo ad immaginare una vita lontana da tutto questo.
Appena Sergio parcheggiò la sua auto nello spiazzale davanti al Barroque, Valentina ci corse incontro, stringendomi in un forte abbraccio.
"Mi mancherai, amica mia!", disse.
"Ti mancherò sicuramente se morirò per asfissia", replicai tentando di divincolarmi .
"Scusami...", mi lasciò andare Valentina, avvicinandosi poi a Sergio e baciandolo dolcemente.
"Oooh, i miei due piccioncini preferiti"
Sergio e Valentina si guardarono e si sorrisero, senza replicare alla mia provocazione.
In quel momento sentii due mani coprirmi gli occhi.
"Indovina chi è"
Poggiai le mani su quelle del ragazzo, e le abbassai.
"Amore,è già impossibile che io non ti riconosca dalle mani, ma la tua voce è inconfondibile.", dissi voltandomi e baciando Iker dolcemente.
"Uffa, ma così non è divertente.", si finse imbronciato per poi sorridermi.
Lo abbracciai forte.
"Andiamo dentro, stanno tutti aspettando la festeggiata.", disse cominciando a camminare verso l'entrata, seguito da me e da Sergio e Valentina che si tenevano per mano.
Nel locale, la festa era già cominciata e la musica era altissima.
Non appena ci vide entrare, Marcelo attirò l'attenzione di tutti, saltando in piedi su uno dei tavoli con in mano un calice di Champagne.
"Un Brindisi alla nostra fuggitiva!", gridò solenne mentre dalla sala si alzava il boato di tutti i giocatori del Real, accorsi insieme alle loro compagne per salutarmi.
Mi guardavo intorno stupita da tutto l'affetto che mi circondava.
Mi asciugai una lacrima che, silenziosa, mi aveva rigato il viso, e sorrisi.
"Grazie ragazzi, mi mancherete tutti.", dissi sincera.
Iker mi prese per la mano e mi condusse al piano di sopra.
Dalla terrazza del Barroque, la vista era mozzafiato, ed io mi persi a guardare ogni particolare della mia Madrid.
Quella città era la mia linfa vitale, ero legata a doppio filo con essa, e non mi immaginavo in nessun altro luogo se non lì.
Nonostante fossi nata a Camas, amavo Madrid come fosse casa mia. La capitale Spagnola mi aveva dato una seconda occasione, mi aveva fatta rinascere, e ora mi aveva regalato l'amore. Quello vero.
Mentre ero immersa nei miei pensieri, Iker mi teneva stretta tra le sue braccia, da dietro, ammirando assieme a me la meravigliosa vista.
"A cosa pensi?", mi chiese.
"Non sono pronta. Non posso farlo...", dissi cominciando a piangere.*********
La feci voltare e la baciai dolcemente.
"Tu puoi fare tutto."
"Non lontano da qui. È questa città che mi dà la forza, tu mi dai la forza. Devo troppo a questo posto..."
"Amore", la interruppi.
"Questa città ti deve tanto. Non se la prenderà se la lasci per un mese.", aggiunsi.
"Lo so... Forse Madrid è pronta a lasciarmi andare. Sono io che non sono pronta a lasciare Madrid."
"Qui non scappa nessuno, amore. Al tuo ritorno sarà tutto come l'hai lasciato. E io sarò qua ad aspettarti.", la tranquillizzai.
"Promettimi che ci sentiremo."
"Sempre."
"E se a Valencia i telefoni non prendono?", chiese spaventata, all'improvviso.
Risi, accarezzandole il viso dolcemente.
"Non so che voto avessi in geografia al liceo, amore, ma Valencia è in Spagna, non nell'entroterra neozelandese. I telefoni funzionano esattamente come qui."
"E che ne so.. Non si sa mai...", rispose affondando il viso tra la mia spalla e il mio collo, mentre la tenevo stretta a me, accarezzandole i capelli.
"Passerà presto...", le dissi cercando di convincere più me stesso che Marisol.
"Ti amo."
"Anch'io ti amo. Da morire.", le dissi guardandola intensamente negli occhi.*********
Colai nello sguardo di Iker un'espressione che poche volte che gli avevo visto.
"No, Iker. Non permetterti di farti uscire una sola lacrima, perché giuro che poi non parto nemmeno sotto tortura.", dissi dolcemente.
"Va bene, va bene. Ora mi giro dall'altra parte, tu conti fino a dieci e poi torniamo dentro, okay?", mi disse, non riuscendo più a trattenere le lacrime.
"Piccolo mio...", riuscii solo a dire, attirandolo a me e stringendolo forte.
"Rientriamo, o penseranno che ti ho rapita.", mi disse Iker asciugandosi rapido gli occhi e intrecciando la sua mano alla mia.
La serata proseguì tranquilla, tra drink e risate, ed io riuscii a dimenticare per un po' il pensiero di dover lasciare Madrid.
Quando la festa terminò tutti si strinsero intorno a me facendomi gli auguri per il mio nuovo lavoro, per poi raggiungere le proprie auto e tornare a casa.
"Mar, vengo a prenderti a casa di Iker domattina alle dieci. Non fare tardi.",mi disse Sergio allontanandosi con Valentina e salutandomi con la mano.
"Quindi...è la nostra ultima notte..."
"Sembra di si. E non so tu, ma non ho intenzione di passarla qui a chiacchierare...", mi disse Iker baciandomi e prendendo le chiavi dell'auto.
"Questa notte è ancora nostra.", sussurrai.
Iker mi guardò e mi sorrise.
"Questa vita è nostra. Siamo io e te. Sempre.", disse ripetendo quelle parole che avevano un significato fondamentale per entrambi.
Mise in moto e guidò fino a casa sua.
Eravamo entrambi decisi a fare in modo di non dimenticare neanche un'istante di quella notte.
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Esclava de sus besos
RomanceFanfiction sul grande Iker Casillas. PERSONAGGI: Marisol Ramos, Valentina Gutiérrez, Sergio Ramos, Iker Casillas e altri giocatori del Real e della nazionale Spagnola. DISCLAIMER: I personaggi famosi citati in questa storia non mi appartengono; tutt...