Capitolo 20

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Sono passati esattamente cinque giorni.
Sono passati in maniera così esaustiva da sembrare che un minuto durasse infinitamente di più di sessanta secondi.
Sono passati tra divano e fotografie,
tra corde di chitarra e abbozzi di parole su carta,tra notti insonni e lacrime trattenute.
Sono passati senza il mio migliore amico.

Sono incastrato in questa gabbia di tristezza e solitudine perché, in questi giorni, non sono riuscito ad uscirne.
È come se con Mike fosse volata via anche una parte della mia vita, una parte di me.
Quella parte che avevo imparato a far uscir fuori con lui, che mi permetteva di essere un po' più forte e senza la quale la malinconia ritorna a bussare alla mia porta,
e io la lascio entrare.

Mike ha lasciato un vuoto difficile da colmare e superare, nel cuore di ognuno.
Il teatro è chiuso al momento, tutti gli spettacoli sono rinviati,causa 'assenza del protagonista'.
Francesco, è partito dopo il funerale.

"Voglio staccà npo' la spina Ermal, me serve. Ma nun te preoccupà pe' Natale so' vostro."

Il nonno di Fabrizio è ancora ricoverato e qualche volta, in questi giorni, sono andato a trovarlo.
Imparando a conoscerlo e a condividere con lui i miei singhiozzi e sospiri,in una stanza d'ospedale.

"Ermal tu sei un ragazzo d'oro, mi dispiace non doveva andare così,ma capisci che quel ragazzo avrebbe fatto di tutto per te."

E ancora oggi, quando ripenso alla sue parole, mentre porto alla bocca l'ennesima sigaretta, cerco di consolarmi accettando questa convinzione.
Avrebbe fatto di tutto per me, lo so.
L'avrei fatto anche io.
Ma poi mi rendo conto che mi consolerebbe di più un abbraccio e averlo ancora qui.

Sempre in questi momenti mi rendo conto che le uniche braccia che potrebbero accogliere il mio corpo ora, non ci sono.
Lui dov'è quando ne ho così bisogno?

"Ermal devo stare un po' da solo,ti chiamo io"

E questi giorni li ho passati anche vicino a quel telefono,che non ha suonato mai.
Tutto ciò che avrei voluto era
una telefonata, che non è arrivata.
Un abbraccio, che non è arrivato.
Fabrizio, che non è arrivato.

Anche questa volta ha preferito restare nel suo buio rifiutando la luce, quando questa fa di nuovo paura.
Non capisco questa sua decisione e non riesco più a sentirlo lontano.
Come in un dejavu , la voce di Mike mi risuona in mente riportandomi a quando tutto questo iniziò.

"Zì tu ce sei proprio partito pe sto tizio!"

Riportandomi alle sue ultime parole.

"Zì nun me so sbagliato, Fabrizio è quello giusto o voi capi?"

L'ho capito amico mio, l'ho capito.
E ti ringrazio perché anche quando non ci sei riesci a farmi prendere la scelta giusta.
Spengo la sigaretta nel posacenere e mi levo da dosso i vestiti che, da giorni, erano diventati la mia seconda pelle.
Il getto dell'acqua che cade sul corpo mi rilassa e ogni volta che lo sguardo cade su qualche cicatrice,
che mi porto dietro da anni,
si accende in me un desiderio di vendetta mai esistito prima, che riuscirò a far evadere.

Mi vesto velocemente perché non ho tempo di scegliere, devo andare a riprendermi l'amore della mia vita prima che le tenebre lo risucchino di nuovo.
Le parole di suo nonno tengono compagnia ai miei pensieri.

"Mio nipote è la persona più forte che conosca, darebbe la vita per gli altri,
ma per sé stesso sarebbe pronto a distruggersi."

Non ti permetterò di farlo Fabrì.
Ti ho conosciuto come chi sfida,
chi è in grado di tenermi testa, chi non cede.
Se non crollo io, non lo farai neanche tu.

Arrivi tu. 《MetaMoro》☀️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora